Nutanix Cloud Clusters, soluzione conosciuta anche con l’acronimo Nc2, ha dalle proprie origini l’ambizione di unificare ambienti cloud pubblici e privati sotto il proprio ombrello tecnologico. Per dare credibilità alla proposta, occorre certamente anche stringere partnership con gli hyperscaler e questa strategia ha trovato nuova concretezza con la disponibilità, appena annunciata, nel mondo Microsoft Azure.
Lanciata originariamente sotto Aws, Nc2 si propone come elemento di unificazione delle scelte di multicloud ibrido delle aziende, con l’intento di far dialogare workload e applicazioni a prescindere da dove siano allocati, come se si trattasse di un unico ambiente gestito attraverso la Nutanix Cloud Platform: “Andiamo incontro alle tendenze che il mercato propone”, ha commentato Benjamin Jolivet, country manager di Nutanix Italia. “Il nostro Enterprise Cloud Index, infatti, indica come nel nostro Paese il 99% abbia ormai spostato una o più applicazioni su un’infrastruttura It diversa da quella originaria e il 96% ritenga di poter trarre vantaggio dalla presenza di un unico luogo dove gestire applicazioni e dati. Tuttavia, complessità, costi e sicurezza rappresentano fattori di preoccupazione e c’è un 54% che osserva come i diversi ambienti utilizzati fatichino a divenire interoperabili”.
Nc2 vuole indirizzare proprio questi temi, facendo in modo che le aziende possano, per esempio, suddividere fra on premise e cloud la gestione dei dati più o men o sensibili oppure ottimizzare scenari di disaster recovery, utilizzando un’unica tecnologia e console di amministrazione.
Da sinistra: Benjamin Jolivet e Marco Del Plato (Nutanix), Roberto Filipelli (Microsoft)
Con l’allargamento verso Azure, i clienti possono eseguire workload su un cluster Nutanix in cloud e delle istanze Azure con l’interfaccia di gestione del vendor: “Il cluster creato nel cloud pubblico è del tutto simile a quello utilizzato in locale e questo permette agli amministratori di gestire e allocare le applicazioni dalla stessa console, soprattutto senza che sia necessaria alcuna riprogettazione”, ha descritto Marco Del Plato, systems engineer manager di Nutanix Italia.
Viene da chiedersi se l’apertura verso Microsoft presupponga una scelta di campo ben definita per Nutanix: “In realtà, vogliamo soprattutto offrire ai nostri clienti un accesso diretto ad Azure, con una gestione coerente delle applicazioni e dei dati in tutto il loro ambiente multicloud ibrido”, ha tenuto a precisare Del Plato. “Aws è un ambiente già supportato e in futuro faremo altrettanto con Google Cloud Platform”.
Anche se non esplicitamente, Microsoft sa che da un’intesa di questo genere trarrà vantaggio nell’essere un cloud provider quantomeno avvantaggiato negli orientamenti che la stessa Nutanix darà alle proprie scelte e alle indicazioni per i clienti. Ma non è l’unico elemento di interesse: “Estendersi verso Azure significa essere in grado di pianificare meglio l’uso delle risorse infrastrutturali”, ha indicato il direttore della divisione Cloud & Enterprise Roberto Filipelli. “Nutanix consente di abbattere i costi di migrazione e questo si traduce in un effetto di sostenibilità economica e ambientale”. Si potrebbe aggiungere che l’asse sia anche una risposta a VMware, che ha fin qui mostrato maggiori simpatie per Aws…