Ci siamo: l’ora di Windows 11 è scattata. Microsoft ha ufficialmente interrotto il supporto a Windows 10, e dunque il rilascio di aggiornamenti e di patch di sicurezza per questo sistema operativo. L’azienda di Redmond lo aveva annunciato da tempo, ma molte aziende e molti utenti hanno aspettato fino all’ultimo per abbandonare questa release, come mostrano i dati di Statcounter: a settembre 2025 la versione 10 era ancora installata sul 40,8% dei sistemi Windows (con connettività Internet) in giro per il mondo. Il 49% utilizzava la versione più recente, mentre il 9% era addirittura fermo a Windows 7
Non si tratta solo di pigrizia, disattenzione o legame affettivo a Windows 10: su macchine datate, la dotazione hardware potrebbe non essere compatibile con l’aggiornamento all’ultimo sistema operativo. Non di rado, i dispositivi (specie quelli aziendali) non vengono sostituiti o aggiornati all’ultimo sistema operativo anche per problemi di compatibilità software, quindi per non riunciare all’utilizzo di una o più applicazioni.
In tutti questi casi, una soluzione “tampone” può essere l’acquisto del servizio Extended Security Update di Microsoft, che permette di ricevere patch di sicurezza (ma non aggiornamenti di funzionalità) ancora per un anno, e più precisamente fino al 13 ottobre 2026.
(Immagine: Microsoft)
Aggiornamento a Windows 11: criticità e vantaggi
Un recente studio di Panasonic Toughbook (“Navigating the Shift: The Business Case for Upgrading to Windows 11”), basato sull’analisi di circa quattromila dispositivi aziendali di 200 aziende britanniche e tedesche, ha evidenziato nel 62% dei casi Windows 11 non poteva essere installato o poteva, ma solo a fronte di un upgrade hardware.
Il 58% dei responsabili IT non è sicuro di poter gestire la sicurezza dei dispositivi della propria azienda senza completare il passaggio o senza investire nell'Extended Security Update. E nelle grandi imprese lo scenario è ancor più critico: ben il 76% non è in grado di dire se potrà garantire la sicurezza dei propri Pc.
Sul totale del campione, il 47 % delle aziende segnala problemi di compatibilità applicativa, il 45 % teme perdite di produttività per downtime legati all’aggiornamento. Quasi tutte pensano che l’upgrade aumenti il rischio di subire attacchi con ransomware o altro malware (il 94% delle organizzazioni) o violazioni di dati sensibili (93%). Il cosiddetto “approccio graduale” (phased approach) è la migliore tecnica di aggiornamento per il 75% degli intervistati.
Come sottolineato da Chris Turner, head of Go-to-Market di Panasonic Toughbook, il ritardo nell’adozione di Windows 11 è “particolarmente preoccupante nei settori critici che abbiamo esaminato, tra cui i servizi di emergenza, i servizi sul campo e le utility e le organizzazioni della difesa”.
Nello studio di Panasonic Toughbook, le organizzazioni già in fase di upgrade si aspettano di ottenere importanti vantaggi significativi in termini di sicurezza e protezione (44%), di prestazioni e potenza di elaborazione (36%), di futura compatibilità dell’ecosistema (36 %). Il 34% dei responsabili IT ha detto che la propria azienda utilizzerà le funzionalità di intelligenza artificiale di Microsoft Copilot o di Bing AI.