29/07/2013 di Redazione

Lenovo bannata dai servizi segreti occidentali?

Le reti ad alta sicurezza dei servizi di intelligence e difesa negli Stati Uniti, in Canada, Gran Bretagna, Astralia e Nuova Zelanda fin dalla metà degli anni Duemila avrebbero il divieto di adottare sistemi Lenovo: i chip potrebbero essere stati progetta

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Mentre quello che sovrasta le sue vendite di Pc è un cielo sereno (uno dei pochi), qualche nuvola si staglia su Lenovo per questioni “politiche”: l’azienda cinese, oggi ai vertici del mercato dei personal computer, è stata messa al bando dai servizi di intelligence e difesa negli Stati Uniti, in Canada, Gran Bretagna (inclusi MI6 ed MI5), Astralia e Nuova Zelanda, che non possono utilizzare modelli di questo produttore per i loro progetti top secret. Il motivo? Ragioni di sicurezza, legate al timore di un’esposizione dei computer Lenovo ad attacchi hacker made in China.

Un Pc Lenovo


In particolare, esisterebbe la preoccupazione che alcuni circuiti “maliziosi” e firmware non sicuri, prodotti in Cina da società strettamente legate al governo, siano stati installati su Pc Lenovo. Come conseguenza, queste macchine risulterebbero esposte ad attacchi di hackeraggio, dal momento che l’hardware modificato funzionerebbe come meccanismo back door dando accesso al computer da remoto.

Si tratta per ora di ipotesi tutte da dimostrare, diventate pubbliche in seguito alla soffiata di fonti interne ai servizi segreti britannici e australiani, che in forma anonima hanno rivelato all’Australian Financial Review l’esistenza del bando in questione. Bando esistente fin dalla metà degli anni Duemila, e che è sopravvissuto all’acquisizione della divisione Pc di Ibm da parte di Lenovo, nel 2005. Un portavoce del Dipartimento della Difesa australiano ha poi confermato che nessun sistema Lenovo è mai stato adottato all’interno di reti ad alta sicurezza (mentre per altri dipartimenti governativi, in tutti i Paesi citati, non esistono limitazioni analoghe).

La reazione del produttore cinese è arrivata prontamente. In una nota, l’azienda si è detta non a conoscenza della messa al bando e ha sottolineato come i suoi prodotti abbiano dimostrato “più e più volte di essere affidabili e sicuri per i nostri clienti aziendali nel settore pubblico”. D’altra parte, è difficile negare un forte legame fra Lenovo e il governo del Dragone (la Chinese Academy of Sciences, un’entita governativa, è il principale azionista della compagnia possedendola per il 34%), ma la correlazione fra questo intreccio e l’esposizione agli hacker è tutt’altro che ovvia.

Secondo un esperto del  Brookings Institution (un istituto di ricerca no profit), il professor John Villasenor, la globalizzazione del mercato dei semiconduttori rende “non solo possibile, ma inevitabile che nella supply chain vengano infiltrati dei chip intenzionalmente e maliziosamente alterati per contenere circuiti che funzionano come un Trojan”.

(Edit del 01/08/2013)

La vicenda ha un seguito: dopo la pubblicazione dell'articolo dell'Australian Financial Review, il DIpartimento della Difesa del governo australiano ha smentito, in una nota ufficiale, l'esistenza di alcun bando ai danni di Lenovo, tanto per i progetti “classified”, cioè quelli di massima sicurezza, quanto per tutti gli altri.

“La Difesa”, si legge,  “prevede un processo di accettazione per tutto l’equipaggiamento utilizzato sulle sue reti. Non abbiamo mai ricevuto alcuna richiesta di accreditare computer Lenovo per i nostri network classificati come Top Secret e Secret”.

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