È possibile cambiare radicalmente faccia a soltanto un anno dal proprio lancio sul mercato? Se serve a sopravvivere, sì. Ha pensato probabilmente questo Ben Rubin, Ceo di Meerkat, che a febbraio 2015 diede il La alla “rivoluzione” del live streaming in salsa social, mettendo a disposizione sull’App Store di Apple la propria applicazione per condividere video in tempo reale, appoggiandosi a Twitter. Un’app dal successo immediato, che costrinse il sito di microblogging a correre ai ripari acquisendo Periscope, servizio dalle capacità analoghe, e a bloccare di fatto l’utilizzo di Meerkat sulla propria piattaforma. E sono state proprio le mosse di Twitter, a cui hanno fatto poi seguito quelle di Facebook con il varo di Live, a far riflettere Rubin: la competizione con giganti di questo calibro, per una startup come Meerkat, non era più fattibile. Ecco perché serviva urgentemente un cambio di rotta.
La conferma arriva direttamente dalla voce del Ceo che, intervistato da Recode, ha offerto la propria visione del business dello streaming live. “L’anno è partito alla grande, ma le acque si sono poi fatte agitate”, ha scritto Rubin in un’email inviata ai 48 investitori dell’azienda e riportata dalla testata statunitense. “Il broadcasting di video da mobile non ha fatto il botto così velocemente come ci aspettavamo. I vantaggi che presentano Twitter/Periscope e Facebok Live hanno consentito a queste piattaforme di attirare i nostri utenti e noi non siamo stati capaci di crescere come previsto”.
Ecco perché Meerkat ha in realtà già cambiato faccia e presto proporrà una nuova offerta che non avrà praticamente più nulla a che fare con il business iniziale. In sintesi, si tratterà di un social network “dove chiunque sarà costantemente live”, ha spiegato Rubin a Recode. “È stato molto difficile dire ‘questa cosa non funziona, grazie a tutti per il supporto’. Questo modello di broadcasting non è altro che una semplice funzionalità che si trova in cima a molte altre e, se vogliamo essere davvero indipendenti, dobbiamo provare a modificare il corso della nostra storia”.
In effetti, dopo i clamori iniziali, Meerkat non è mai riuscita ad andare oltre la posizione 140 nella classifica delle app più scaricate negli Stati Uniti, con un picco di centomila streaming a maggio 2015. Numeri che si sono poi abbassati, malgrado Rubin abbia sottolineato che il numero di visualizzazioni sia ancora in crescita. Il problema, infatti, sembra risiedere nella quantità di utenti disposta a registrare contenuti, più che nella comunità di “voyeur”.
Per questi motivi, lo scorso ottobre Rubin ha deciso di spostare il baricentro della propria piattaforma, per costruire un social network video. La parte streaming, ovviamente, non verrà soppressa, ma il core business della startup sarà un altro. Quale? Il Ceo non è stato molto chiaro, ma Recode ha scritto che le novità renderanno Meerkat molto similie a “Google Hangouts o Skype, con una priorità verso video chat non un numero ristretto di utenti”.