L’ultima sanzione antitrust piombata su una Big Tech sono i 376 milioni di euro richiesti a Intel dalla Commissione Europea. Un caso che ben esemplifica come, nel campo dei semiconduttori, le battaglie legali e le indagini su proprietà intellettuale o concorrenza sono all’ordine del giorno e spesso durano anni o decenni.
Era il 1991 quando Amd ( Advanced Micro Devices) faceva causa per la prima volta a Intel, accusandola di volersi garantire il monopolio nel mercato dei processori. Da allora si sono susseguite sentenze e annullamenti di sentenze a favore dell’una o dell’altra azienda, sanzioni, risarcimenti e anche, nel 2009, un accordo tra le due parti per metter fine alle discordie, con un pagamento di 1,25 miliardi di dollari da parte di Intel ad Amd.
Sempre nel 2009 la Commissione Europea aveva sanzionato Intel per 1,06 miliardi di euro, con l’accusa di pratiche anticoncorrenziali nel campo delle Cpu con architettura x86 destinate ai personal computer, sempre ai danni di Amd. L’azienda avrebbe, cioè, agito scorrettamente, con sconti fuori mercato, per garantirsi la fedeltà di clienti come Lenovo, Dell, Hewlett-Packard e NEC. L’anno scorso, però, la Corte di Giustizia aveva ribaltato il giudizio (considerando che gli sconti in questione non rappresentassero una violazione della concorrenza) e annullato la multa.
Ora l’ennesimo colpo di scena: l’organismo antitrust della Commissione Europea ha ripristinato la multa precedente “per un abuso di posizione dominante, già accertato”, nel mercato delle Cpu x86”. L’importo della sanzione è stato però ridotto drastricamente, non più un miliardo di euro ma 376 milioni. La decisione è stata raggiunta dall’antitrust Ue in accordo con la Corte di Giustizia Ue.
“Stiamo analizzando la decisione e l’importo della multa per determinare se ci siano le base e prospettive di successo per fare appello alle Corti Europee”, ha dichiarato Intel tramite ufficio stampa. La società californiana si muove con cautela, forse, anche perché sta aspettando dalla Commissione Europea il semaforo verde per un finanziamento da 10 miliardi di euro per la realizzazione di nuovi impianti produttivi di semiconduttori in Germania.