15/05/2024 di redazione

Red Hat accelera sull’AI in OpenShift e collabora con Oracle e Pure

Annunciato il debutto di OpenShift sul cloud di Oracle, oltre a nuove funzionalità di intelligenza artificiale per sviluppatori e amministratori IT e altre novità.

Raffica di novità in casa Red Hat. La società controllata da Ibm ha annunciato una serie di aggiornamenti riguardanti OpenShift AI, la piattaforma cloud di machine learning con cui creare, modernizzare e distribuire applicazioni, oltre ad aggiornamenti di Red Hat Enterprise Linux, a un debutto sul cloud di Oracle e a una collaborazione con Pure Storage. Per quanto riguarda OpenShift AI, con la versione 2.9 vengono introdotti aggiornamenti tesi a offrire agli sviluppatori  più libertà di scelta e ad affiancarli nel loro lavoro con strumenti di automazione. 

Debutta come anteprima tecnologica una funzionalità di model serving estesa all’edge, che permette di distribuire modelli di intelligenza artificiale verso sedi remote (anche con risorse di calcolo limitate e accesso alla rete intermittente) utilizzando OpenShift a singolo nodo. Inoltre con OpenShift AI 2.9 è possibile utilizzare più model server per eseguire applicazioni di intelligenza artificiale predittiva o generativa su un'unica piattaforma per diversi casi d'uso.

Per l’orchestrazione e il monitoraggio dei carichi di lavoro distribuiti, su OpenShift AI è ora possibile utilizzare il framework open-source CodeFlare e anche KubeRay, altro framework che aiuta a gestire i carichi di lavoro su Kubernetes. Tra i vantaggi di questi strumenti, la possibilità di ottimizzare l’utilizzo dei nodi e l'allocazione delle risorse su utenti e workload. Su OpenShift AI 2.9 debuttano anche nuovi strumenti nel workbench a disposizione di sviluppatori e data scientist, come Vs Code e RStudio, attualmente disponibili in anteprima tecnologica, e una versione migliorata di Cuda.

Fra le altre novità, è ora possibile visualizzare il monitoraggio delle prestazioni e delle metriche operative dei modelli di machine learning, e inoltre è possibile configurare una più ampia tipologia di acceleratori hardware, a seconda del carico di lavoro interessato.

Red Hat si sta muovendo anche sull’AI generativa con Lightspeed, una chatbot assistente virtuale che ha debuttato l’anno scorso sulla Ansible Automation Platform e che ora è stata estesa a OpenShift e Red Hat Enterprise Linux. Su OpenShift può, per esempio, suggerire agli utenti di attivare l’autoscaling e, dopo aver rilevato che i cluster sono ospitati su un cloud pubblico, potrebbe suggerire una nuova istanza di dimensioni adeguate. Valutando ulteriormente i modelli di utilizzo, OpenShift Lightspeed potrebbe proporre di abilitare l’autoscaling una volta che i requisiti di capacità diminuiscono e anche fornire ulteriori raccomandazioni, come l’uso di GitOps per salvare la configurazione. Su Red Hat Enterprise Linux, invece, Lightspeed aiuta a semplificare le modalità di implementazione, gestione e manutenzione degli ambienti Linux aziendali. Può, per esempio, rispondere alle domande comuni e segnalare la disponibilità di una patch per una Cve in circolazione, e inoltre può aiutare a pianificare l’installazione delle patch stesse in un momento di manutenzione programmata.

“L’impegno di Red Hat per l’AI enterprise nel cloud ibrido non si limita a fornire piattaforme per la creazione, l’esecuzione e la distribuzione di carichi di lavoro AI, ma anche funzionalità inerenti alle piattaforme sottostanti”, ha commentato Ashesh Badani, senior vice president e chief product officer dell’azienda. “Red Hat Lightspeed mette l’AI a frutto, istantaneamente, consentendo la rapida acquisizione di nuove competenze e la scalabilità di quelle esistenti, dalla costruzione delle fondamenta del cloud ibrido con Red Hat Enterprise Linux alla realizzazione di applicazioni cloud-native con Red Hat OpenShift fino alla gestione di ambienti distribuiti con Red Hat Ansible Automation Platform”.

OpenShift Lightspeed sarà disponibile entro la fine dell’anno, mentre Red Hat Enterprise Linux Lightspeed “è in fase di pianificazione con ulteriori informazioni presto disponibili”, ha fatto sapere l’azienda. Sono invece già state rilasciate alcune nuove funzionalità di Ansible Lighspeed: il servizio è stato perfezionato per rendere più pertinenti le raccomandazioni sul codice e per migliorare l’esperienza complessiva dell’utente. Fra le novità, attraverso Ibm Watsonx Code Assistant è possibile utilizzare i contenuti Ansible esistenti per addestrare il modello, e inoltre Lightspeed può dare suggerimenti sulle migliorie di codice più personalizzati.

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Gli annunci di Red Hat riguardano non solo l’aggiornamento dei prodotti ma anche la loro commercializzazione: OpenShift è ora disponibile sul cloud di Oracle, cioè sulla Oracle Cloud Infrastructure (Oci). La nuova offerta si basa sulla esistente collaborazione tra le due aziende, iniziata con la certificazione di Red Hat Enterprise Linux per i carichi di lavoro Oci bare metal e Oracle Vmware Cloud Solution.

Per i clienti che già utilizzano OpenShift è possibile includere nuove risorse poggiate sul cloud di Oracle. Si può scegliere tra diversi metodi di installazione, tra cui Red Hat OpenShift Assisted Installer, riga di comando e agent-based per l'installazione in ambienti protetti con air-gapping. Con il software Container Storage Interface, fornito da Oracle, si realizza l'integrazione dello storage di Oci con OpenShift, mentre con il software Cloud Control Manager consente l'interoperabilità delle Api tra il cloud e la piattaforma di Red Hat.

Un’altra alleanza è quella con Pure Storage: le due aziende hanno voluto mettere a disposizione un'unica piattaforma su cui implementare, scalare e gestire applicazioni moderne e un unico control plane per macchine virtuali e container: il tutto è reso possibile dall’ottimizzazione di Portworx by Pure Storage su Red Hat OpenShift. In sostanza, per i clienti diventa possibile eseguire le tradizionali applicazioni virtualizzate a fianco delle moderne applicazioni containerizzate, con vantaggi di standardizzazione dei processi, velocità, semplificazione e riduzione dei costi.

“L’integrazione di Portworx su Red Hat OpenShift rappresenta un importante passo avanti nell'infrastruttura IT moderna che tocca rispettivamente le componenti di storage e di calcolo”, ha commentato Murli Thirumale, general manager di Portworx by Pure Storage. “Combinando le robuste capacità di gestione dati della piattaforma Portworx con l'agilità e la scalabilità di Red Hat OpenShift è possibile gettare le fondamenta di uno stack di virtualizzazione moderno e concretizzare i vantaggi di Kubernetes senza dover architettare nuovamente le macchine virtuali”.

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