Il veto formale su DeepSeek è arrivato: Il Garante della privacy italiano (Garante per la Protezione dei Dati Personali, Gpdp) ha deciso di bloccare nel nostro Paese il discusso servizio di intelligenza artificiale basato su Large Language Model. Di DeepSeek si è parlato moltissimo nell’ultima settimana, sia per l’exploit del servizio gratuito sui principali app store sia per le lodi ma anche le critiche e i sospetti sul modo in cui la startup cinese ha sviluppato i propri modelli.
E mentre in Silicon Valley da OpenAI è giunta l’accusa di aver copiato dai modelli di ChatGpt, in Italia Altroconsumo ha segnalato i propri dubbi al Garante della privacy. Dubbi di scarse tutele per i consumatori, innanzitutto.
Il Gpdp ha quindi chiesto lumi alle due aziende fornitrici del servizio Web e dell’applicazione chatbot, Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e Beijing DeepSeek Artificial Intelligence: quali i dati personali raccolti, da quali fonti e per quali scopi, ma anche quale sia la base giuridica del trattamento dei dati stessi e dove siano conservati, in Cina o altrove. Il Garante vuole chiarezza anche sui dati e sulle fonti usate per l’addestramento del modello.
Di fronte a queste domande, però, le due aziende hanno inviato una comunicazione “il cui contenuto è stato ritenuto del tutto insufficiente”, spiega il Gpdp. “Contrariamente a quanto rilevato dall’Autorità, le società hanno dichiarato di non operare in Italia e che ad esse non è applicabile la normativa europea”.
Ricordiamo che il Gdpr, il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, si applica alle aziende (incluse quelle informatiche) a prescindere dalla loro nazionalità e residenza, purché il servizio sia fruito da cittadini dell’Unione Europea. Cinese o no, se DeepSeek viene usato in UE allora deve rispettare le regole di trasparenza, conservazione minima, anonimizzazione e altri elementi previsti nel Gdpr.
Nei giorni scorsi l’applicazione di DeepSeek era scomparsa, in italia, da App Store e Google Play, rimossa probabilmente dalla stessa società erogatrice del servizio. Ora, però, è arrivata la sospensione formale per richiesta del Garante.
In seguito alla insoddisfacente risposta di DeepSeek, l’autorità ha disposto la “in via d’urgenza e con effetto immediato, la limitazione del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e di Beijing DeepSeek Artificial Intelligence”. Oltre a disporre la limitazione del trattamento, Il Garante ha contestualmente aperto un’istruttoria.
La storia si ripete? Non è passato molto tempo, meno di due anni, da quando il Gpdp se la prese con ChatGpt, contestando a OpenAI alcuni difetti nella base giuridica del trattamento dei dati personali (quelli usati per l’addestramento del modello) e altri aspetti. In quel caso, però, OpenAI fin da subito si era mostrata collaborativa e aveva apportato poi alcune modifiche, accettate dal Gpdp.