07/01/2016 di Redazione

Asus è la prima a lasciarsi “ubriacare” dalla tecnologia Google

Il vendor taiwanese ha mostrato al Ces di Las Vegas un hub domestico basato sul progetto Brillo, svelato da Big G nel 2015: si tratta di una versione molto leggera di Android pensata per l’Internet delle cose. Il prodotto del colosso asiatico consentirebb

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A maggio 2015 Google ha annunciato Brillo, un sistema operativo basato su Android e progettato in modo specifico per l’Internet delle cose. Una versione molto leggera dell’ecosistema del robottino verde, capace di adattarsi ad hardware di basso livello e con richieste energetiche molto limitate. Perfetto, insomma, per dare vita agli oggetti connessi. Tra le principali caratteristiche di Brillo, si trovano il supporto al WiFi e alla tecnologia Bluetooth Low Energy, oltre all’essenziale presenza del protocollo Weave: una piattaforma di comunicazione che permette a diversi dispositivi IoT di interagire tra loro, abilitando anche comandi remoti tramite applicazioni mobili e Web. A distanza di qualche mese dall’annuncio e dalla pubblicazione online di risorse per gli sviluppatori, il primo Oem a farsi intrigare dal progetto di Big G sembra essere Asus, che dal Ces di Las Vegas ha mostrato di sfuggita un nuovo prodotto per l’IoT basato su Brillo.

A quanto si è potuto capire, il gruppo taiwanese avrebbe realizzato un hub per le smart home in grado di “far parlare” tra loro i vari oggetti intelligenti presenti nelle abitazioni odierne e del futuro. Senza dimenticare ovviamente l’interazione con dispositivi mobili Android. Un po’ quello che alcuni produttori hardware hanno già fatto sfruttando Apple Homekit, la piattaforma per device iOs che consente di intervenire, tra le altre cose, su illuminazione e riscaldamento domestici da remoto.

Maggiori dettagli dovrebbero uscire dal Ces nei prossimi giorni, ma sembra comunque che Asus non abbia intenzione di fermarsi soltanto alla produzione di un hub. L’Internet delle cose è uno dei temi caldi del 2016: nel corso dei prossimi 12 mesi dovrebbe iniziare l’esplosione del fenomeno, sia in campo domestico sia in quello industriale. Gartner stima circa 15 miliardi di oggetti connessi entro quattro anni.

 

 

Ma Brillo e il protocollo Weave non troveranno spazio soltanto nei prodotti Asus. Marvell, ad esempio, ha annunciato che svilupperà un chip WiFi compatibile con la tecnologia Google, dando così la possibilità ad altri Oem di sfruttare questo componente elettronico nei propri dispositivi intelligenti. Kwikset, invece, sta realizzando una serratura intelligente che si potrà collegare tramite Weave ai device Android. Presto diremo addio alle chiavi anche nelle nostre case?

 

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