Bard, il chatbot di Google, arriva in Italia. E ha imparato l’italiano. La società di Mountain View ha annunciato la disponibilità dell’applicazione in nuove geografie, tra cui l’Italia, i restanti Paesi europei e il Brasile, e l’estensione del supporto a un maggior numero di lingue. Sono più di quaranta, ora, gli idiomi che Bard sa comprendere e utilizzare per produrre risposte testuali.
Gli utilizzi possibili sono quelli di ChatGPT: Bard analizza prompt testuali per fornire risposte a domande che spaziano dalla richiesta di informazioni puntuali ai consigli su qualsiasi argomento (per esempio, suggerisce Google, su come organizzare una vacanza o impostare una dieta salutare), ma può anche dare supporto nella scrittura di codice e nel debugging.
Insieme all’allargamento geografico e alle nuove lingue supportate, Google ha annunciato nuove funzionalità introdotte in Bard per renderlo uno strumento ancor più completo e flessibile. La più interessante è forse il supporto multimodale, già preannunciato nell’ultima conferenza Google I/O: ora si possono utilizzare le immagini nei prompt, semplicemente caricandole al loro interno per ottenere informazioni di approfondimento, per generare una frase di accompagnamento o una didascalia. Al momento questa funzionalità è disponibile solo inglese, ma verrà presto estesa ad altre lingue. Naturalmente balza subito all’occhio il parallelismo con GPT-4, l’ultima versione (da poco in disponibilità generale) del modello linguistico di OpenAI, che ha introdotto anch’essa il supporto alle immagini nei prompt.
Inoltre è possibile utilizzare la barra laterale dell’interfaccia per gestire la cronologia dei prompt, per fissare, rinominare e riprendere le conversazioni recenti (per esempio, per rivedere i suggerimenti ricevuti in un secondo momento). Terza novità di Bard, è ora più semplice condividere le sue risposte con altri utenti e contatti cliccando su un link. Per quanto riguarda le capacità di programmazione, chatbot ora può esportare linee di codice Python in Replit, oltre che in Google Colab.
Non è tutto. Con gli ultimi aggiornamenti è possibile ascoltare le risposte di Bard anziché leggerle: è sufficiente scrivere un prompt e selezionare l’icona dell’altoparlante. Funzione utile, sottolinea Google, quando ci interessa capire la pronuncia di una determinata parola o si ha voglia di ascoltare una poesia o un racconto. Infine adesso è possibile scegliere lo stile di risposta, tra cinque opzioni: semplice, lunga, corta, professionale o informale. Questa funzionalità al momento è disponibile solo in inglese.
Come utilizzare Bard
Per utilizzare Bard è sufficiente accedere con l’account Google e accettare i termini di servizio. Nell’ultima schermata l’azienda ci ricorda che “Bard potrebbe fornire risposte imprecise o inappropriate” e suggerisce, in caso di dubbi, di verificare la correttezza dei contenuti attraverso il motore di ricerca (anche direttamente, cliccando sul pulsante “Cerca su Google”). Il programma migliora progressivamente grazie ai feedback degli utenti, che vengono anche invitati a valutare le risposte (con un pollice in su o un pollice verso) e a segnalare contenuti potenzialmente offensivi o non sicuri.
In caso di errori rilevati, l'utente può anche inserire un commento con le proprie osservazioni e correzioni. Google invita a non alimentare Bard con dati sensibili perché le conversazioni saranno esaminate da "revisori qualificati" per capire se la risposta data dal chatbot sia stata di qualità scarsa o imprecisa o anche dannosa. I revisori successivamente possono suggerire "risposte di qualità superiore, in linea con un insieme definito di norme". Tali risposte vengono poi usate come "dati di perfezionamento", grazie ai quali Bard potrà dare risposte migliori in futuro.
Testando Bard con una serie di prompt, abbiamo effettivamente verificato le abilità del programma, prime tra tutte la sua velocità, la densità informativa e la pertinenza delle risposte. Tuttavia abbiamo anche riscontrato imprecisioni ed errori, specie di fronte a domande molto specifiche su argomenti “di nicchia”, per i quali forse ci sono lacune di accuratezza in partenza, nei dati usati per formare la knowledge base di Bard. Questo, d’altra parte, è un problema di cui le società sviluppatrici di modelli per l’AI generativa sono ben consapevoli, e che potrà essere mitigato progressivamente grazie ai contributi degli utilizzatori.