11/07/2016 di Redazione

Brevetti rubati: Huawei ricambia il “favore” e accusa T-Mobile

Nel 2014 l’operatore di telecomunicazioni aveva fatto causa alla società cinese per via di Tappy, un robot creato per testare gli smartphone. Ora Huawei passa all'attacco, facendo causa a T-Mobile per mancate royalties su tecnologie di rete.

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Una nuova accusa a base di brevetti rubati si scaglia dalla Cina verso gli Stati Uniti. Huawei ha citato T-Mobile US per aver utilizzato senza permesso (cioè senza pagare) alcune tecnologie per le reti 4G sviluppate dal colosso cinese. La notizia, riportata originariamente dal Wall Street Journal, fa eco al caso di due mesi fa, in cui Huawei se l’era presa con Samsung per il mancato rinnovo del pagamento di royalties su brevetti riguardanti software e reti cellulari. Esiste però anche un precedente più lontano nel tempo con protagonista la stessa T-Mobile, ma nel ruolo dell’accusante.

Nel 2014 l’operatore di telecomunicazioni aveva fatto causa a Huawei per via di Tappy, un robot “digitatore” che serve a T-Mobile per testare il funzionamento degli smartphone inclusi nella sua offerta. Sviluppato in laboratorio già a partire dal 2007, Tappy sarebbe stato oggetto di spionaggio industriale da parte di Huawei, che si sarebbe approfittata della relazione commerciale con il carrier statunitense. L’occasione di una visita di un dipendente della società cinese nei laboratori di T-Mobile avrebbe permesso di spiare le caratteristiche del robot, poi sfruttate per creare propria versione da utilizzare internamente. La causa del 2014, contenente un’accusa di “milioni di dollari” di danno economico, arriverà in tribunale alla fine di ottobre di quest’anno.

C’era già maretta, dunque, fra le due aziende, peraltro legate da interessi commerciali reciproci e da un rapporto di fornitore/cliente.  Al momento, tuttavia, non risultano modelli Huawei in catalogo fra le offerte del carrier, con un'assenza che appare sospetta (un'assenza confermata dal servizio di assistena automatica via chat).

 

 

Ma è difficile che T-Mobile possa pensare di escludere per sempre Huawei, considerando la crescente popolarità di un marchio oggi arrivato a rappresentare il terzo, a volume, nel mercato mondiale degli smartphone dopo Samsung ed Apple.

Quanto al nuovo “bisticcio” sulle reti 4G, i brevetti di Huawei servono a T-Mobile per erogare diversi servizi. Nel documento depositato in un tribunale distrettuale del Texas, l’azienda di Shenzhen sostiene di aver proposto alla controparte di firmare un accordo di licensing, ma senza che si raggiungesse un’intesa sulla cifra. Trattandosi di tecnologie “basiche” per il funzionamento dei servizi mobile, tale cifra non può essere gonfiata a dismisura ma anzi deve attenerdi al principio dell’utilizzo “giusto, ragionevole e non discriminatorio”.

D’altra parte, Huawei ha bisogno di compensare i suoi corposi investimenti per le attività di ricerca & sviluppo, grazie ai quali nel 2015 è stata l’azienda con il maggior numero di richieste depositate all’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale di Ginevra, per la registrazione di brevetti validi internazionalmente.

 

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