29/03/2023 di Redazione

Complessità, visibilità, costi: i difetti del cloud e come risolverli

L’annuale “Enterprise Cloud Index” di Nutanix evidenzia l’avanzata del cloud ibrido e le criticità connesse. In Italia il 72% delle aziende ha adottato questo modello.

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L’avanzata del cloud computing prosegue, con tutti i vantaggi ma anche con le criticità che ne derivano. E la ormai famigerata complessità degli ambienti IT, sempre più eterogenei e difficili da gestire, in Italia è un problema ancor più sentito che altrove.  Il nuovo report “Enterprise Cloud Index” di Nutanix (società specializzata in software infrastrutturale per la virtualizzazione e il cloud ibrido) ha confermato quanto già sapevamo, e cioè che il cloud ibrido si è affermato come il modello infrastrutturale dominante nelle aziende di tutto il mondo, che continuano a usare anche risorse on-premise ma affiancandole ai servizi IaaS, PaaS e SaaS di uno o, più spesso, di differenti vendor.

Nel campione d’indagine (1.450 responsabili delle decisioni IT di aziende delle regioni Americhe, Emea e Asia Pacifico, intervistati da Vanson Bourne tra dicembre 2022 e gennaio 2023) il 60% ha detto che la propria azienda utilizza più di una infrastruttura IT, con diverse possibili combinazioni tra on-premise, cloud pubblico e privato, di uno o più fornitori.  Nel breve-medio termine, da uno a tre anni, la percentuale salirà al 74%. Peraltro le aziende italiane ci sono già quasi arrivate: già oggi il 72% degli intervistati italiani ha detto di utilizzare più di un'infrastruttura IT.

 

Modelli IT in uso e pianificati, dati globali (Fonte: Nutanix Enterprise Cloud Index; le percentuali sono state arrotondate)

 

Lo scenario che si è realizzato è ben diverso da quello che nel 2018, in un’analoga indagine di Nutanix, i responsabili IT immaginavano: all’epoca, metà degli intervistati si aspettava, in futuro, di eseguire tutti i carichi di lavoro esclusivamente in un cloud privato o in un cloud pubblico. Invece il cloud totale e monolitico non è mai diventato una realtà, sia perché alcuni carichi di lavoro restano on-premise (per ragioni che spaziano dalla compliance ai costi, alle difficoltà di migrazione) sia perché le aziende non vogliono legarsi a un unico fornitore.

“I risultati del report Enterprise Cloud Index relativi all’Italia”, ha commentato Benjamin Jolivet, country manager Italia di Nutanix, “indicano un notevole aumento dell'utilizzo di infrastrutture IT miste, che comprendono data center privati, cloud pubblici ed edge. In tal senso, le aziende italiane superano la media globale e della regione Emea e attribuiscono maggiore importanza ai costi e alle prestazioni come criteri per prendere decisioni relative all'infrastruttura, individuando nell'analisi e nell'orchestrazione la sfida più importante per la gestione di un ambiente cloud misto”.

 

 

Dati relativi all'Italia (Infografica: Nutanix)

 

“Ciò che si evince”, ha proseguito Jolivet, “è che in futuro verranno create centinaia di milioni di applicazioni che a loro volta genereranno un volume di dati epocale ed entrambi andranno gestiti tra l'edge, i diversi cloud e il cuore dell’infrastruttura. Quello che i nostri clienti ci chiedono è un modello operativo per il cloud che li aiuti a creare, gestire, utilizzare e governare un multicloud ibrido, supportando tutti i tipi di applicazioni, oggi e in futuro, una sfida importante che Nutanix è in grado di cogliere e vincere".

 
Una mancanza di visibilità
Come noto, si adotta il cloud per una serie di vantaggi che spaziano dal taglio dei costi hardware alla scalabilità, dalla velocità di implementazione alla delega al fornitore di alcune responsabilità. La frammentazione degli ambienti IT è, di contro, il principale svantaggio, da cui derivano complessità gestionali e perdita di visibilità su potenziali rischi o inefficienze. Infatti solo il 40% dei professionisti IT del campione hanno riferito di avere visibilità completa su dove risiedano i propri dati, e tra gli italiani la percentuale scende al 35%. Ciò comporta, tra le altre cose, un danno per la sicurezza dei dati e delle applicazioni.

La soluzione? Sul totale del campione d’indagine, il 94% vorrebbe potersi affidare a un unico punto di controllo centralizzato per gestire applicazioni e dati tra i diversi ambienti IT, per fare provisioning, spostare, gestire, monitorare e proteggere applicazioni e dati in modo più rapido e coerente. Emerge inoltre un bisogno di maggiore interoperabilità: solo per il 39% delle aziende i diversi ambienti IT in uso sono totalmente interoperabili.

Il problema dei costi
La mancanza di visibilità e di interoperabilità non sono gli unici problemi connessi alla frammentazione degli ambienti IT.  L’indagine ha anche sfatato uno dei miti del cloud computing, ovvero il fatto che rappresenti sempre e comunque l’opzione più conveniente (osserviamo che il modello Opex è certamente vantaggioso per certi aspetti, ma la crescita dei costi energetici nell’ultimo anno ha pesato sui costi calcolati in base al consumo e in certi casi ha portato i cloud provider a ritoccare il tariffario).

Per l’86% degli intervistati spostare applicazioni da un ambiente all’altro si rivela difficile e costoso, ma in Italia il dato scende al 67%. C’è in generale un problema di controllo dei costi del cloud, segnalato dall’84% dei professionisti IT (l’85% in Italia), per i quali questo rappresenta una “sfida impegnativa”. Il 46% degli intervistati (40% in Italia) prevede di riportare nel giro di un anno on-premise alcune applicazioni proprio per ridurre i costi.

Vale la pena sottolineare, tuttavia, che oggi il fattore costo non è in cima alle priorità e influenza solo secondariamente le scelte di infrastruttura IT delle aziende. Ben più importanti, nell'ordine, la cybersicurezza (citata tra i primi tre fattori dal 38% degli intervistati), la protezione dei dati e il loro ripristino (32%), la sovranità sui dati (30%).

 

I fattori che influenzano le scelte di infrastruttura dell'azienda (domanda a risposta multipla)

 

Il report di Nutanix quest’anno ha dedicato spazio anche al tema della sostenibilità. L’89% degli intervistati italiani (92% il dato globale) ha detto è diventata più importante per la propria azienda, più di quanto non fosse un anno prima. Il cambiamento di priorità è dovuto per il 47% degli intervistati italiani (63% il dato globale) alle iniziative ambientali, sociali e di governance, per il 48% (59% il dato globale) ai problemi legati alla supply chain e per il 47% (48% il dato globale) alle decisioni di acquisto dei clienti.

 

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