20/07/2010 di Redazione

Confindustria Servizi contro le società pubbliche

Ennio Lucarelli, vicepresidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, ha calcolato che vi sono almeno 1.250 imprese pubbliche, 150 nell'ICT, che movimentano un giro d'affari di 17 miliardi di euro sottratti alla concorrenza e ai controlli pub

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Ennio Lucarelli, vicepresidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, ormai non ha più parole. Quando era alla presidenza di Assinform, l'associazione delle imprese Ict di Confindustria, ne aveva fatto un punto d'onore insistere con i governi in carica per chiedere liberalizzazione, liberalizzazione e liberalizzazione. Ora continua lo stesso nel nuovo ruolo associativo.

Ennio Lucarelli, vicepresidente Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici


Con l'aggiunta di una ricerca che calcola che vi sono:

- 400 società di ingegneria e servizi energetici
- 200 società pubbliche che fanno servizi immobiliari e Facility management
- 150 nel settore ICT
- 150 nella ricerca e sviluppo
- 350 nella consulenza e marketing.

Totale: "Sono 1.250 le società pubbliche che oggi operano nei servizi di mercato, facendo  concorrenza alle imprese private", dice Lucarelli. E i dati vengono dalla banca dati Consoc della Funzione Pubblica che censisce a fine 2009 ben 7.100 società a partecipazione pubblica (4.600 imprese e 2.500 consorzi) in aumento del 5% rispetto all'anno prima.

Insomma "Si continua a destinare una quota delle già scarse risorse finanziarie pubbliche per creare nuovi segmenti di mercato sottratti alle logiche concorrenziali, destinati a divenire altrettanti poli di potere e di scarsa trasparenza dell’azione delle Pa”.

E la Ragioneria Generale dello Stato valuta in 17 i miliardi di euro destinati a queste partecipazioni pubbliche che, per altro, essendo soggetti a diritto privato sono sottratti ai controlli della contabilità pubblica. E sono in sostanza il 3% delle spese finali del bilancio dello Stato.

L'appello di Lucarelli è che nelle infinite pieghe della manovra finanziaria di risanamento dei conti pubblici vi sia almeno un codicillo per una "concreta politica di liberalizzazioni, via obbligata per recuperare risorse da investire nello sviluppo, eliminare o ridurre i tanti ostacoli che frenano l’espansione dell’economia italiana e la sua evoluzione verso assetti più efficienti”.

Non sembra che l'appello di Lucarelli, al momento, sia stato raccolto. Siamo certi che continuerà counque a insistere.

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