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Crisi dei semiconduttori estesa fino al 2024, ma Intel è ottimista

Nonostante l’allungamento dei tempi di ripresa della filiera, Pat Gelsinger si è detto convinto di una crescita di lungo termine per il settore dei chip. Gli utili di Intel crescono del 141% anno su anno

Pubblicato il 29 aprile 2022 da Redazione

La guerra in Ucraina rallenta i progetti di ripartenza della filiera dei semiconduttori, e anche un’azienda come Intel è costretta a farci i conti. Ulteriori ritardi e difficoltà nella produzione di chip, con annessi aumenti dei prezzi delle materie prime, sono tra le conseguenze (non certo le più drammatiche) del conflitto bellico e della crisi geopolitica in corso. Così vengono scombinate le previsioni dei colossi produttori di chip, come Intel e Ibm, che fino a qualche mese fa credevano di poter tornare gradualmente a un normale equilibrio tra domanda e offerta a partire dalla seconda metà del 2022. Invece bisognerà aspettare il 2024 per vedere risolti i problemi di capacità produttiva e di ritardo nella fornitura dei macchinari.

Così ha detto Pat Gelsinger, amministratore delegato di Intel, a margine della presentazione dei risultati finanziari del primo trimestre dell’anno fiscale corrente. I lockdown ancora in corso in Cina e l’invasione russa in Ucraina hanno dimostrato la necessità di promuovere una filiera dei semiconduttori “più resiliente e più geograficamente bilanciata”, dunque limitando la dipendenza dalle fonderie asiatiche, tra le altre cose. Questa, d’altra parte, è la strada perseguita dalla stessa Intel con la propria strategia “Idm 2.0” e con i grandi investimenti annunciati negli Stati Uniti e in Europa, riguardanti anche l’Italia.

Gelsinger tuttavia si è mostrato ottimista, definendo i semiconduttori come “il carburante dell’innovazione e della trasformazione” e dicendosi convinto che “siamo soltanto all’inizio di una ciclo di crescita di lungo periodo” in questo mercato. Mentre si osservano alcuni segnali di calo della domanda per i computer di fascia medio-bassa, destinati a utilizzi consumer, continua a essere sostenuta la richiesta di semiconduttori destinati ad attività aziendali, cloud, intelligenza artificiale, applicazioni grafiche e di rete.

 

Pat Gelsinger, Ceo di Intel (Foto: Intel)


Quanto ai risultati finanziari, i numeri del primo trimestre riportano alcuni segni “meno”, ma sottendono anche andamenti differenziati per le diverse divisioni di Intel. Nel complesso, i ricavi trimestrali, pari a 18,4 miliardi di dollari, hanno segnato un calo anno su anno del 7%, superando comunque le previsioni tracciate a inizio 2022. Quel che più conta è il boom degli utili, ben 8 miliardi di dollari, che segnano una crescita annua del 141% e rappresentano una marginalità particolarmente elevata per un’azienda che vende hardware.

Nel trimestre la divisione Client Computing Group, che sviluppa e produce processori destinati ai Pc, ha visto scendere le vendite del 13% anno su anno, per un totale di 9,3 miliardi di dollari di ricavi nel trimestre. In compenso sono cresciute tutte le altre divisioni. Il Data center and AI Group ha totalizzato 6 miliardi di dollari (+22% anno su anno), il Network and Edge Group 2,2 miliardi (+23%), la divisione Accelerated Computing Systems and Graphics ha fruttato 219 milioni di dollari (+21%), le tecnologie di computer vision a marchio Mobileye 394 milioni di dollari (+5), ma soprattutto i servizi di fonderia di Intel Foundry Services hanno più che raddoppiato il giro d’affari (+175%) portando in cassa 283 milioni di dollari.

 
Tag: mercati, intel, chip, mercato, semiconduttori, trimestrale, supply chain

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