Tecnologia digitale e sostenibilità vanno a braccetto nelle strategie delle aziende. Il legame tra questi due mondi è stato molto sottolineato negli ultimi anni da analisti, vendor, studi di settore, economisti, sociologici e filosofi, tant’è che si parla di “green & blue” e di “transizione gemella”, digitale ed ecologica. Un nuovo studio di Mazars, società di consulenza e audit, conferma l’esistenza di questo legame: gli investimenti in digitale e la sostenibilità sono le due principali priorità strategiche per i dirigenti d’azienda.
Su un campione di 832 executive di 27 Paesi, il 32% ha identificato la trasformazione dell'IT e della tecnologia aziendale come una priorità strategica per il medio periodo (prossimi tre o cinque anni), il 29% ha messo al primo posto le strategie di sostenibilità, da definire ex novo o da aggiornare. Nell’immediato, le principali sfide da affrontare per le aziende sono l'inflazione e l'instabilità economica, gli elevati costi dell’energia (l’83% degli italiani intervistati prevede che per l’azienda aumenteranno nei prossimi mesi, ma il 65% pensa anche che torneranno a scendere entro la fine del 2023), la guerra e le tensioni geopolitiche. Va da sé che il tema della sostenibilità si leghi a quello dei costi dell’energia, che possono essere contenuti con politiche di efficienza e utilizzo di rinnovabili.
“Due sono le aree di interesse di quest'anno: la tecnologia e la sostenibilità”, scrive nella nota introduttiva al report Mark Kennedy, partner & group executive board member di Mazars. “Gli intervistati individuano nelle trasformazioni tecnologiche e nelle nuove strategie di sostenibilità le principali priorità strategiche per la loro azienda nei prossimi tre-cinque anni. Queste sono anche le aree in cui la maggior parte dei rispondenti prevedono di investire quest'anno. Fortunatamente, i dirigenti sentono di avere familiarità e sicurezza nella gestione delle nuove tecnologie. E mentre quasi tutti producono o prevedono di produrre un report di sostenibilità nel prossimo anno, la mancanza di dati validi è ancora una sfida”.
Il problema del reporting
Quello della raccolta, dell’analisi e della certificazione dei dati sulla sostenibilità è un problema noto per le aziende che si pongono obiettivi Esg (Environmental, Social and Governance). Le sfide principali riguardano la qualità dei dati (segnalata dal 37% delle aziende che redigono report di sostenibilità), il loro tracciamento (28%), la ricerca del giusto fornitore di servizi (24%), la scelta degli elementi da includere nel monitoraggio (22%), la disponibilità di capacità e competenze interne (22%), la comprensione della regolamentazione (21%).
Tra i C-suite italiani, il 78% ha detto che la propria azienda redige il bilancio di sostenibilità, un dato superiore alla media globale ferma al 65%. Oltre la metà del campione italiano, il 58%, si è detta pronta a ottemperare alla recente normativa europea che prevede i nuovi requisiti di rendicontazione Esg, e anche in questo caso il dato è nettamente superiore alla media globale (36%). Tre aziende italiane su quattro hanno già preventivato costi per il reporting di sostenibilità e una su cinque prevede di inserirli nella prossima definizione del budget.

(Infografica: Mazars, "C-Suite Barometer 2023", maggio 2023; dati globali)
Automazione e intelligenza artificiale tra le priorità
Per quanto riguarda l’evoluzione tecnologica, le aree di maggior interesse sono l'intelligenza artificiale (su cui il 50% dei dirigenti, sul totale del campione, e ben il 75% degki italiani ha almeno una certa dimestichezza), l'automazione (il 48% ha una certa familiarità con il tema), i Big Data (44%) e il Web3 (metaverso, criptovalute, blockchain, digital twin, 40%). Tra queste aree, l’automazione è considerata quella più importante per l’azienda (per il 38% degli intervistati è essenziale, versus 24% del metaverso).
“L’intelligenza artificiale, come dimostra il nostro sondaggio, risulta essere uno dei temi principali nelle agende dei C-level”, ha commentato Luca Savoia, consulting leader di Mazars e leader IT assurance & advisory di Gruppo Mazars. “Siamo, infatti, fortemente convinti che l’AI possa essere di grande utilità per rendere molto più efficaci diversi processi aziendali. Il punto nodale è un utilizzo normato e responsabile. È importante quindi anche prestare la massima attenzione a tutti gli aspetti connessi alla tutela della privacy dei dati, a come questi vengano raccolti, archiviati, conservati e protetti lungo tutto il loro ciclo di vita. La migliore arma per le aziende è dunque adottare sistemi di monitoraggio continui, uniti a un’effettiva “privacy e security by design e default” da implementare nei vari processi del business”.
Dall’indagine è anche emerso un certo ottimismo in fatto di cybersicurezza: il 66% dei dirigenti sul totale del campione (e il 73% degli italiani) ha detto di credere che i propri dati siano completamente protetti, mentre il 30% li pensa come parzialmente proteggi e solo il 3% pensa che non siano al sicuro (l’1% non sa rispondere).
Il percorso della diversity
Le aziende italiane si dimostrano all’avanguardia anche sui temi legati alla sostenibilità sociale, come diversity, inclusione e parità di genere, sebbene ci sia ancora lavoro da fare su questo fronte. Solo nell'11% delle realtà italiane dal campione è donna più del 50% dei decisori aziendali strategici, mentre nel 45% dei casi (versus 29% della media globale) le donne occupano una buona quota, tra il 31% e il 50%, delle posizioni di leadership. Il 48% dei C-level italiani (versus 33% della media globale) ha detto che l'uguaglianza di genere rientra fra le prime tre priorità della strategia aziendale.

(Infografica: Mazars, "C-Suite Barometer 2023", maggio 2023; dati globali)