Ventincinquemila vittime, anzi 25.300, e 172 milioni di euro andati in fumo. A tanto ammonta il bilancio delle frodi creditizie verificatesi in Italia nel 2015, stando ai conteggi dell’Osservatorio Crif. Le interazioni tecnologiche sono spesso la fonte dei problemi, ed è ben noto quanto per i criminali informatici stia diventando facile entrare in una casella email o nell’account personale di un qualsiasi servizio in cui l’utente sia registrato. Basti ricordare l’ultimo caso eclatante, quello dei 117 milioni di profili di LinkedIn violati nel 2012 e recentemente diventati merce di compravendita sul Web. Dal data breach alla frode il passo è breve, perché i malintenzionati possono sfruttare indirizzi, codici fiscali, password e altri dati con cui effettuare pagamenti o acquisti dal conto della vittima.
Alcuni metodi “tradizionali” di frode, come le firme flasificate su libretti degli assegni rubati, ancora continuano a fare danni, ma la componente “informatica” è quella più in ascesa. “Oltre al fatto che le frodi rimangono un fenomeno che non conosce crisi, l’evidenza che emerge dall’analisi Crif relativa all’anno 2015 è senza dubbio la fantasia dei criminali che, all’innalzarsi dei sistemi di sicurezza, rispondono cercando sempre nuovi modi per raggiungere i loro obiettivi”, ha commentato Beatrice Rubini, direttore della linea MisterCredit di Crif. “Molti dei nostri dati personali sono accessibili sul Web e i criminali possono trovarli facilmente, grazie ad attacchi informatici e furti di dati dai social network: sono infatti notizie recenti i furti di password degli account Twitter e LinkedIn”.
Lo scorso anno la forma tecnica dei prestiti finalizzati ha continuato a fare il la parte del leone, tanto che 74,3% dei casi di frode interessa questa tipologia di prodotto: il criminale utilizza le credenziali della vittima per ottenere finanziamenti e prestiti, ben sapendo di non voler saldare mai il proprio debito. Si è registrato, inoltre, un forte aumento per le truffe perpetrate sulle carte di credito (+51% rispetto al 2014).

Rispetto al 2014, lo scorso anno si è registrata anche una crescita dell’importo medio frodato: si è ridotto a meno di un terzo dei casi (32,8%) il sottoinsieme dei furti inferiori ai 1.500 euro, mentre quelli compresi fra i 3.000 e i 5.000 euro sono aumentati a doppia cifra (+32%). Parziale buona notizia, in questo scenario sconsolante, è la riduzione dei tempi di scoperta: più di metà delle vittime si accorge di essere stata truffata entro sei mesi. Si tratta, in ogni caso, di tempistiche molto dilatate e favorevoli ai criminali, senza contare poi la permanenza di un 16% di episodi che non vengono scoperti prima di tre anni dall’accaduto (e la metà di questa fetta addirittura impiega più di cinque anni).

Nell’ambito dei prestiti finalizzati, il 38,5% dei casi ha avuto per oggetto l’acquisto di elettrodomestici, e a seguire spiccano il comparto auto-moto (con il 13,8%), quello l’arredamento (8,1%) e l’elettronica/informatica/telefonia (6,8%). Rispetto ai volumi di credito erogato, invece, spicca l’incidenza delle frodi per viaggi e tempo libero, consumi e spese professionali. Una curiosità: fra le vittime, il 64,1% è di sesso maschile. Le regioni italiane più bersagliate da casi di frode finanziaria nel 2015 (così come l’anno precedente) sono state Campania, Lombardia, Sicilia e Lazio.