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I limiti del telelavoro? Tecnologici e culturali

Ricercando i primi concreti cenni del telelavoro si fa un salto indietro di 30 anni. Alcuni anni fa si diceva "Internet annulla le distanze". Oggi, questo concetto, inizia finalmente ad essere applicato anche negli ambienti lavorativi. Anche se non mancano gli ostacoli.

Pubblicato il 02 agosto 2011 da Federico Lagni

Lo sviluppo di Internet, l'innovazione tecnologica e la nascita di nuovi ruoli professionali sono state le fondamenta che hanno permesso di iniziare a concepire un nuovo modo di lavorare. Le prime aree d'applicazione sono state tutte quelle professioni maggiormente coinvolte nell'uso del telefono: rappresentanti, agenti di vendita, teleseller.



E' interessante come negli anni si sia cercato di dare molte definizioni di telelavoro, forse troppe in relazione a questo concetto tutto sommato semplice. "Tele" è un prefisso d'origine greca che significa "a distanza", espressione che contestualizzata ai giorni nostri può significare soltanto una cosa: "lavorare con il supporto totale o parziale di strumenti tecnologici e di comunicazione". Questo, infatti, è il minimo comune denominatore tra tutte le considerazioni e definizioni rilasciate da sociologi, esperti di comunicazione, tecnologi ed addirittura futurologi. Chissà se negli anni ottanta questi professionisti avessero immaginato che da allora ad oggi le cose non sarebbero cambiate poi così tanto. D'altra parte, la storia economica e sociale ci insegna che spesso i tempi di maturazione di questi passaggi sono piuttosto lunghi.

Oggi, però, sembra ci siano molte carte in regola affinché il processo si compia. Siamo infatti all'interno di un enorme e potente vortice in cui concetti quali home office, web & business collaboration, video&call conferencing (completati da una serie di altri inglesismi), sono sulla bocca di molti. La tecnologia, in questo campo, ha avuto un'evoluzione esponenziale negli ultimi cinque anni. La nostra vita è decisamente cambiata ed oggi abbiamo a disposizione moltissimi strumenti, per qualsiasi esigenza, in grado di rendere la mobilità una condizione di cui, spesso, ci si può dimenticare. E il mondo del lavoro oggi contempla moltissime figure professionali che non necessitano più di un esclusivo luogo fisico in cui poter svolgere la propria mansione. L'ufficio è diventato un optional, per molti preferibilmente da evitare.

Quali sono quindi gli aspetti che ancora oggi costituiscono un ostacolo al telelavoro? Ce ne sono alcuni, ma soltanto due sembrano essere un problema per la sua attuazione e diffusione. La tecnologia e il fattore culturale. La problematica tecnologica di base è infrastrutturale. Le autostrade delle telecomunicazioni non sono sviluppate omogeneamente e questo comporta pesanti limitazioni nello sviluppo economico ed innovativo del nostro Paese.



La banda larga, infatti, è il primo requisito per attuare politiche strutturate di telelavoro, e cioè progetti in grado di mettere il lavoratore nelle condizioni, grazie alla tecnologia, di svolgere le proprie mansioni allo stesso modo di quando si trova in ufficio. È quindi necessario dotarsi di una connettività Internet da impiegare per lo scambio dati, voce, audio e video tra l'home office del lavoratore (o qualsiasi altra location) e la sede dell'azienda. Il problema è che si soffre ancora di una Rete nazionale precaria che spesso, ma non volentieri, è incapace di soddisfare adeguatamente le aziende (e i clienti residenziali) con collegamenti definibili in "larga banda". Ed ecco materializzarsi il baco: il telelavoro potrebbe essere una realtà ma viene reso difficile da queste sofferenze tecnologiche.

Una secondo aspetto riguarda il know-how e la coscienza che ogni azienda potrebbe e dovrebbe avere ma di cui invece ancora non dispone. Non si conoscono gli strumenti disponibili nel mercato, non si conosce come l'innovazione possa avere un ruolo fondamentale nell'adozione del telelavoro, non si è consci di come un viaggio od una riunione live, possano essere sostituiti grazie ad un sistema di videoconferenza. C'è poca coscienza manageriale in questo e la causa potrebbero essere gli stessi player di mercato che poco stanno spingendo verso questa direzione. Per fortuna questo aspetto sta cambiando, in quanto per effetto della crescita di domanda (se pur molto flebile ma costante), il mercato sta creando soluzioni che sempre con più qualità e soddisfazione rispondono alle esigenze degli utenti.

L'ostacolo più grande, però, è indubbiamente di natura culturale. Muovere i primi passi verso un qualcosa a cui non si è per niente abituati, si sa, è particolarmente difficile. È una caratteristica appartenente a qualsiasi grosso cambiamento, il telelavoro non fa eccezione. Fare cultura e cercare di adottare nuovi modi di pensare e di agire è complesso perché ci si va a scontrare con il management delle aziende, mettendo in discussione un valore che, tanto più nel mondo del lavoro, risulta essere delicato: la fiducia. Lo scetticismo da parte degli imprenditori sulla reale fattibilità del telelavoro è a dir poco enorme. Soffriamo di lentezza organizzativa, di pochissima dinamicità, di schemi mentali che ostacolano la libera visione e, in generale, abbiamo paura "del nuovo".

 

Ciò che più preoccupa il top management delle imprese è la potenziale e totale perdita di controllo che il telelavoro potrebbe causare. Questo perché la vecchia mentalità industriale, che ancora ci portiamo dietro, non concepisce la professione senza la presenza fisica sul classico "posto" di lavoro e proprio per un solo motivo: l'impossibilità di controllare. È d'altra parte comprensibile questa diffidenza. Viviamo in un mondo in cui l'onestà ed il senso di responsabilità sono sempre meno presenti: come verificare l'avanzare del lavoro e gli adempimenti alle proprie mansioni di un lavoratore non presente in azienda?

La risposta alla domanda di cui sopra è molto semplice e risiede nel fatto che il lavoro dev'essere visto in tutt'altra filosofia. Non ha più senso, e forse non ce l'ha mai avuto in realtà, valutare la produttività sulla quantità di tempo lavorata, parametro del tutto impreciso per valutare la rendita una persona. Al contrario, è bene soffermarsi sulla qualità perchè è l'unico criterio direttamente incidente sul lavoro svolto.Ecco quindi che se l'aspetto professionale di un dipendente non viene più monitorato in base al tempo bensì ad obiettivi da rispettare e raggiungere, opportunamente definiti, tutte le preoccupazioni ed i timori vengono meno.

E' sottointeso come il telelavoro non possa essere applicabile per tutti i ruoli ed i settori e chiara anche è l'impossibilità che questa modalità possa essere considerata totale, ovvero "da tutti i giorni". Il contatto umano, il confronto diretto, determinati incontri e scambi relazionali non potranno mai essere sostituiti dalla tecnologia. Anche questo dev'essere un punto fermo. Una diversa filosofia ed approccio permetterebbe di vivere la vita lavorativa molto più serenamente e proficuamente, migliorando la qualità della vita.




Federico Lagni è Executive Manager del sito AreaNetworking.it


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