07/08/2018 di Redazione

Il cloud di Google aspira a tornare in Cina con Tencent

Secondo indiscrezioni, la società di Mountain View starebbe trattando con Tencent e Inspur Group per portare in Cina i servizi della G Suite (come Gmail e Drive). Ma le tenzioni politiche fra Washington e Pechino mettono in forse il progetto.

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Google non può più lasciarsi scappare le ghiotte occasioni del mercato cinese. La società di Mountain View, stando ad alcune indiscrezioni riportate da Bloomberg, da mesi starebbe discutendo con Tencent e con altre aziende della Repubblica Popolare allo scopo di portare nel Paese i servizi cloud della G Suite, quali Gmail, Drive, Calendar, G+ e Hangouts. Oltre al grande colosso Tencent, con cui all'inziio dell'anno ha siglato un accordo di mutuo utilizzo dei rispettivi brevetti, Google avrebbe incontrato anche dirigenti di Inspur Group, un produttore di server e fornitore di sofware, nonché di altre non specificate “società cinesi”.

 

In tutto il mondo Google si appoggia a data center di proprietà per erogare i propri servizi di archiviazione in cloud, posta elettronica, applicazioni di produttività e messaggistica. Per operare in Cina, tuttavia, secondo la legge nazionale è necessario ospitare e gestire i dati degli utenti all'interno di infrastrutture che risiedono materialmente nel Paese. Big G, dunque, dovrà necessariamente trovare accordi con aziende locali.

 

Con i suoi quasi 1,4 miliardi di abitanti, la Cina è sempre più cruciale nelle strategie delle società tecnologiche nordamericane. Recentemente si è parlato del progetto “Dragonfly”, con cui – secondo indiscrezioni non confermate – Google starebbe sviluppando una particolare versione del motore di ricerca che mostrerà risultati “censurati” e che potrà essere ammesso all'interno del Great Firewall. È invece notizia ufficiale il fatto che Facebook stia creando un avanposto in Cina con l'apertura di un nuovo ufficio, mentre Apple con la delega della gestione dei dati di iCloud ha dimostrato di essere disposta al compromesso pur di non rinunciare a un importante sbocco commerciale. Alla lista non manca nemmeno Microsoft, i cui ingegneri hanno lavorato insieme alla China Electronics Technology Group (società controllata dal governo di Pechino) per sviluppare un'edizione di Windows 10 a uso e consumo dei dipendenti statali.

 

 

 

A detta della fonte di Bloomberg, le trattative con Tencent e Inspur Group sono state messe in crisi dall'inasprirsi delle tensioni politiche fra il governo di Donald Trump e Pechino, tant'è che “non è chiaro se i progetti saranno attuati”. Se Big G dovesse piegare la testa un po' troppo, allora è probabile che dal Congresso giungano critiche severe, come quelle già espresse in una lettera indirizzata all'amminsitratore delegato Sundar Pichai da sei senatori alla luce delle chiacchiere su “Dragonfly”: se le autorità governative e il Partito Comunista spingeranno Google a piegarsi alle richieste della censura, si creerà un “preoccupante precedente” e una difficoltà per le aziende che invece cercano di operare in Cina senza compromettere i loro valori.

 

 

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