18/05/2021 di Redazione

Il cloud si trasforma con Hpe e Gaia-X per diventare un vero valore

Hewlett Packard Enterprise lancia Gaia-X Solution Framework e un servizio che aiuta le aziende a capire come monetizzare i dati.

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Lo chiamano cloud europeo, ma Gaia-X è qualcosa di più specifico: una “zona franca”, una dimensione fatta di infrastrutture di data center ma anche di dati federati e di soluzioni tecnologiche, a cui le aziende possono affidarsi con garanzie di trasparenza e privacy maggiori rispetto a quelle offerte altrove. Se ne parla da tempo e finalmente stiamo entrando nella fase concreta del progetto, con il lancio delle prime soluzioni conformi ai requisiti di Gaia-X, che dovrebbero ottenere la certificazione entro la fine di quest’anno. Come il Gaia-X Solution Framework appena presentato da Hpe e rivolto ad aziende private, enti pubblici e provider di servizi: una soluzione che mette insieme un’architettura di riferimento, decentralizzata e federata, con ambienti cloud e con una serie di servizi, sia di consumo sia di fornitura di dati.

L’architettura di riferimento definisce le componenti base necessarie per costruire i casi d'uso di Gaia-X e garantisce un funzionamento sicuro dell'infrastruttura per i workflow decentralizzati, includendo però una struttura di governance centrale. Oltre a poter conservare la sovranità sui propri dati, le aziende hanno il vantaggio di poter attingere a enormi pool di dati distribuiti (che non includono però informazioni personali o sensibili).

Come funziona Hpe Gaia-X Solution Framework
Il framework si basa su alcuni componenti del portafoglio software di Hewlett Packard Enterprise, su software di terze parti e su Cloud28+, un marketplace (sviluppato e lanciato dalla stessa Hpe) con cui aziende clienti e partner di Hpe possono monetizzare dati e servizi. È possibile fruire di singoli componenti o di interi ambienti della soluzione, disponibili in modalità as-a-service tramite Hpe GreenLake.

Alle fondamenta tecnologiche della soluzione c’è il software Hpe Ezmerald, che permette fra le altre cose di avere un accesso unificato ai dati distribuiti e un controllo unificato dei cluster Kubernetes distribuiti. Altri elementi sono Spire (Secure Production Identity Framework For Everyone) e Spiffe, due standard open-source per l’autenticazione dei servizi tramite identità crittografiche che funzionano indipendentemente dalla piattaforma. Prossimamente saranno resi disponibili anche le interfacce, i connettori e i servizi necessari per potersi collegare alla piattaforma e all'ecosistema di Gaia-X.

 

(Infografica: Hpe)

 

Il valore (non sfruttato) dei dati
Ma come e perché Gaia-X può creare valore? Già a febbraio del 2020, subito prima della dichiarazione dello stato di pandemia da parte dell’Oms, la Commissione Europea evidenziava come un migliore uso dei dati potesse creare valore per le aziende, per i Paesi e per l’intera Ue. Dopo più di un anno di convivenza con il covid, è emerso con maggiore chiarezza quanto la condivisione dei dati (per esempio quelli sanitari e demografici) sia cruciale per affrontare momenti di grande crisi. La frammentazione politica e normativa dell’Ue, faceva notare la Commissione, è un ostacolo alla creazione di uno spazio e di un mercato dei dati comune a tutti i Paesi membri. Altri fattori critici sono la disponibilità dei dati (nel rispetto delle regole di privacy del Gdpr) e la possibilità di utilizzarli e riutilizzarli in modo innovativo, per esempio per progetti di data science o di intelligenza artificiale.

Perché annunciamo ora una soluzione per Gaia-x, se l’infrastruttura non è ancora operativa?”, ha dichiarato in conferenza stampa Johannes Koch, senior vice president, Germania, Austria e Svizzera di Hpe . “Potrebbe essere perfettamente operativa già domani, ma c’è bisogno di specifiche capacità e anche soprattutto di una maturità per sfruttarne i vantaggi”. Secondo le stime di Idc e Seagate, solo il 32% dei dati a loro disposizione vengono sfruttati dalle aziende per creare valore. Altro problema da superare è quello della concentrazione dei dati nelle mani di pochi colossi tecnologici (Amazon, Google, Facebook, Apple, Microsoft sono i nomi che balzano subito alla mente). Come evidenziato dalla Commissione Europea, oggi come oggi “un piccolo numero di grandi aziende tecnologiche detiene la maggior parte dei dati esistenti nel mondo. Questo potrebbe ridurre gli incentivi per attività data-driven che potrebbero emergere, crescere e innovare”.

 

 

All’interno del progetto Gaia-X (di cui è membro sostenitore della prima ora), Hpe si impegna ad affrontare due sfide: far crescere la maturità delle aziende sulla monetizzazione dei dati e creare una rete decentralizzata. Al suo interno dev’essere possibile condividere, aggregare, analizzare dati in modo scalabile, senza la necessità di un intermediario centrale.  In conferenza stampa, Koch ha sottolineato che i vendor coinvolti in Gaia-X non possono realizzare tutto questo da soli: ogni azienda aderente deve diventare “un cloud all’interno di una rete di cloud”.

 

Un percorso guidato verso Gaia-X

A proposito del problema dell’immaturità nell’approccio ai dati, Hewlett Packard Enterprise ha lanciato Roadmap per Gaia-X, un servizio che aiuta le aziende, enti pubblici e partner interessati a valutare modi e tempi di partecipazione al progetto. Una ideale roadmap, secondo Hpe, include sette passaggi: l’adozione dei container, la definizione di una data governance, l’uso di connettori certificati, la costruzione di un centro di controllo federato, lo sviluppo di una sovranità sui dati, la definizione di uno schema di monetizzazione e, infine, la connessione a chi fornisce o consuma i dati.

 

Il Solution Framework e il Roadmap Service per Gaia-X sono già disponibili in Europa, e tramite i servizi cloud di GreenLake è possibile fruire di singoli componenti della soluzione o di interi ambienti. Non appena le specifiche di Gaia-X saranno definitive, Hpe renderà disponibili anche le interfacce e i connettori.

 

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