06/02/2020 di Redazione

Il coronavirus spaventa le aziende tecnologiche, ma non Alibaba

Mentre LG annuncia il suo ritiro dalla lista dei partecipanti al Mobile World Congress, Qualcomm ammette il rischio di problemi di supply chain dovuti all’epidemia in corso. Jack Ma e la sua azienda, intanto, si schierano in prima linea.

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Mentre il coronavirus fa correre ogni giorno il conteggio dei nuovi contagi, dei decessi e delle guarigioni, le aziende tecnologiche reagiscono a loro modo, chi schierandosi in prima linea e chi facendo un passo indietro. D’altra parte la questione ha smesso di essere solamente un allarme sanitario ed è diventata anche un grosso problema per l’economia, che getta un’ombra sul futuro ma che già da ora sta mostrando il proprio impatto, tra chiusure di fabbriche e attività commerciali ferme e sospensione dei visti. 

 

Per il Mobile World Congress di Barcellona sarà certamente un’edizione sottotono, per usare un eufemismo: si prevede un’affluenza in calo di circa 30mila persone (riferisce Repubblica) e non mancano defezioni tra gli espositori, come quella di LG, che ha annunciato la propria decisione di “ritirarsi e di non partecipare”. Sono ampiamente previsti anche notevoli impatti sulla supply chain, giacché mezza Silicon Valley acquista forniture dalla Cina o ha qui delocalizzato parte della produzione. E mentre Huawei, in deroga alle disposizioni del governo di Pechino, ha potuto mantenere operative le proprie fabbriche, Qualcomm ha ammesso che esiste “una notevole incertezza circa l’impatto del coronavirus sulla domanda di cellulari e sulla catena di fornitura”, secondo quanto dichiarato dal direttore finanziario dell’azienda, Akash Palkhiwala, in conference call con gli investitori.

 

L’impegno di Alibaba contro il coronavirus
Un colosso tecnologico cinese come Alibaba ha invece scelto di dare un contributo alla causa. Jack Ma, fondatore e storico presidente ormai ex (ma rimasto nel Cda dell’azienda), da bravo magnate ha annunciato di voler donare attraverso la propria fondazione 100 milioni di yuan, cioè oltre 13 milioni di euro, da destinare alla ricerca di un vaccino e di terapie efficaci contro il virus nCoV. E non è tutto: Alibaba Group ha stanziato anch’essa un fondo grande dieci volte tanto, un miliardo di yuan, per veicolare e far circolare tecnologie di intelligenza artificiale che possano aiutare i ricercatori cinesi e non nello studio del coronavirus.

 

 

La società, inoltre, ha attivato Global Direct Sourcing, un sito Web chiamato che funge da piattaforma di e-procurement: qui i medici, le organizzazioni di volontari e altri soggetti impegnati sul campo possono richiedere farmaci, mascherine, termometri e altri tipi di equipaggiamento, mentre chi vende può proporre una quotazione specificando prezzi, quantità e dettagli tecnici. 

 

Il sito non è una semplice vetrina per la compravendita, dato che Alibaba si occupa di verificare l’attendibilità del fornitore e l’adeguatezza dei prodotti rispetto alle richieste, per poi occuparsi dell’approvvigionamento e della spedizione agli ospedali con la massima priorità”. Tra beni acquistati direttamente e beni donati da altri, l’azienda ha finora inviato a 18 ospedali cinesi forniture mediche provenienti da una quindicina di Paesi.

 

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