30/04/2020 di Redazione

Il digitale può aiutarci a uscire dalla crisi

Durante la web conference “Lo scenario economico e del mercato digitale nell’anno della pandemia”, organizzata da The Innovation Group, si è discusso di come la pandemia abbia stravolto gli scenari economici mondiali. Ma tutti i partecipanti hanno evidenz

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Emergenza sanitaria da un lato e crisi economica dall’altro. Due spaccati di un mondo reale nel quale la pandemia di queste settimane non fa sconti a nessuno. Siamo in presenza di una ripresa a V? Viene chiesto a Gregorio De Felice, head of research and chief economist di Intesa Sanpaolo da Roberto Masiero, presidente di The Innovation Group durante la web conference “Lo scenario economico e del mercato digitale nell’anno della pandemia” tenutasi ieri e organizzata proprio da The Innovation Group.

De Felice risponde negativamente a questa domanda, nonostante in questi ultimi giorni la linea dei contagi si sia rallentata. “Ma non è sparito il virus – precisa De Felice – pensiamo solo alla Germania dove sono aumentati i contagi, siamo nella fase della convivenza con il virus stesso e per di più dobbiamo fare i conti con blocco sia della domanda sia della produzione da parte delle istituzioni governative”.

Quello che preoccupa è la durata del lockdown perché più è prolungato più i rischi che “alcune imprese gettino la spugna nonostante sussidi e liquidità è prevedibile”, spiega, senza trascurare, poi, l’impatto sul debito pubblico per il quale sono richieste soluzioni speciali. La pandemia ha colpito tutto il mondo. Per gli Usa, per esempio, De Felice stima un calo del Pil medio annuo di 5 punti percentuali, ma anche un problema sui consumi, che non avranno vita facile con una disoccupazione stimata in salita del 20/25%.

Uno scenario del quale l’Italia ne deve tenero conto dato che, la nostra economia è fatta anche di export verso gli Stati Uniti. Ma non è solo questa la ‘tegola che può cadere in testa’ del nostro paese. De Felice ricorda, infatti, che il 43% dell’attività economica è bloccata, con conseguente incidenza su diversi settori, e nemmeno si può fare riferimento sugli indici di fiducia delle imprese e delle famiglie di marzo in quanto l’Istat li ha sospesi. Quale l’impatto sull’Italia? “Tre giorni in cui, a livello sanitario, sembra essere arrivato il punto di pareggio tra nuovi casi e guariti, ma economia bloccata e incertezze sul futuro”. A questo punto due ipotesi sul piatto. “Uno short lockdown implicherebbe a livello economico un -5,9% di decrescita del Pil, ma l’ipotesi più realistica è un long lockdown con una percentuale di decrescita che supererebbe il 10% con pesanti conseguenze su disoccupazione, calcolata intorno a 830 mila nuovi disoccupati nel 2020, su deficit e sul debito pubblico”. Ha chiuso sostenendo che “l’Europa deve contribuire a non penalizzare i paesi ad alto debito perché al dramma della salute non si può aggiungere anche quello di un debito pubblico che perderebbe appetibilità”.

In questo scenario, come si è comportato il mercato digitale? Sostanziale tenuta, sottolinea Masiero, citando, al fine della produttività delle imprese, le implementazioni future sul 5G e le tecnologie di smart working. Proprio su quest’ultimo punto, interessante uno studio citato da Tito Boeri, economista e professore ordinario di Università Bocconi, sull’esplosione dello smart working. “Su un campione di imprese di servizi oggi più di due terzi della forza lavoro è in smart working”.

Verrebbe quasi da dire che il digitale avrà un ruolo determinante nel portare l’Italia fuori dalla crisi e Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, lo sottolinea per il futuro ma puntualizza: “oggi il digitale è entrato nella vita di ognuno di noi ma da qui a dire che la crisi ha fatto fare un balzo in avanti al digitale in Italia è sbagliato. Possiamo dire, invece, che abbiamo recuperato 20 anni persi. Cosa fare quando inizierà la fase 2? I nostri associati vogliono parlare di politica industriale per il digitale che si declinerà su quattro pilastri”, spiega Gay.

“Le aziende che avevano iniziato un percorso di trasformazione digitale devono continuare questo processo perché chi ha colto queste opportunità sono quelle imprese che hanno affrontato meglio la crisi. Poi le infrastrutture, sia fisiche sia immateriali; la scuola che, nonostante abbia dimostrato di saper sfruttare gli strumenti già in essere, necessita di nuovi investimenti in questo senso. Infine la sanità, dove la trasformazione digitale sarà centrale. Si è visto un approccio diverso sull’uso dei dati e delle App, ma si discute ancora sul fatto che la sanità, vista come telemedicina, ha bisogno ancora di investimenti”, conclude Gay.

A sostenere la corsa del digitale è Luigi Gubitosi, amministratore delegato e direttore generale di Tim, quando ricorda: “mentre l’economia reale è stata in semi-ibernazione, quella digitale ha continuato a scorrere. Il paese ha dimostrato una buona reazione, molto andrà fatto sulla scuola perché va affrontato il tema del digital divide dato che ci sono ancora strutture scoperte”.

Posto dunque che l’emergenza Covid-19 porterà, nei prossimi anni, a una nuova ondata di innovazione, come sostiene Tatiana Rizzante, Ceo di Reply, Alfonso Fuggetta, Ceo di Cefriel, ha sottolineato come sia necessario imparare a prepararci per tempo perché “non si mettono le pezze dopo”. La stessa Barbara Cominelli, direttore marketing & operation di Microsoft, sostiene il ruolo incrementale e nei tempi corretti degli investimenti. “L’Italia – sottolinea - è uno dei paesi in cui lo smart working è cresciuto più di tutti e non solo in termini di investimenti fatti, ma guardando al futuro come una nuova normalità”.

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