09/03/2022 di Redazione

Il Workspace di Google si allinea al nuovo lavoro ibrido

L’utilizzo delle soluzioni di unified communication & collaboration si inquadra per la casa di Mountain View in un processo di innovazione più ampio del modo di vivere e condividere l’esperienza professionale. Ne parliamo con Paolo Spreafico, Director Ita

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Non più tardi di un paio d’anni fa, nell’emergenza di un lockdown che ha cambiato in modo sostanziale abitudini poi rimaste e consolidatesi nel tempo, Google aveva avviato diverse iniziative a supporto di persone e aziende improvvisamente private dell’interazione fisica. Meet è diventato lo strumento più utilizzato nel mondo della scuola, per fare un esempio.

L’innovazione del modo di lavorare, tuttavia, parte per l’azienda di Mountain View da un processo di razionalizzazione dell’offerta raccolto sotto il cappello Workspace. Qui non si ritrova solo la classica unified communication & collaboration, ma un set di strumenti per soggetti liberi di connettersi, operare e interagire in mobilità, sfruttando ciò che il cloud può offrire in termini di flessibilità, spazio di memorizzazione e abilitatore delle nuove forme di condivisione. Paolo Spreafico, Director Italy Customer Engineering di Google Cloud, ci aiuta a comprendere l’attuale posizionamento della società, impegnata a confrontarsi su questo fronte con realtà come Microsoft o Zoom, che hanno rapidamente fatto breccia e guadagnato mercato proprio a partire dall’emergenza generatasi con il Covid-19.

Quali novità hanno caratterizzato l’evoluzione della vostra proposta Ucc?

Google WorkSpace è la piattaforma di produttività e collaborazione di riferimento per il lavoro delle persone, a maggior ragione nei contesti collaborativi remoti che si sono consolidati negli ultimi tempi. Nel contesto del lavoro ibrido che si sta consolidando, occorre ricostruire in qualunque ambiente la stessa esperienza che ogni professionista si è abituato a vivere nel tempo. A questo concorrono diversi elementi, da quelli più strutturali e complessi a quelli che possono apparire più banali. Noi ci siamo preoccupati a un lato della qualità della collaborazione, per esempio introducendo la noise reduction in Meet o integrando telefonia e comunicazione online con Google Voice, che si collega ai numeri fissi aziendali e consente di ricevere una chiamata e dirottarla si Workspace in modalità VoIP. Se però parliamo di un ambiente di lavoro diversificato, dalla propria abitazione a un luogo esterno in mobilità fino alla postazione fissa in azienda, non possiamo non tener conto del correlato allargamento del perimetro e, di conseguenza, della sicurezza da garantire. BeyondCorp esemplifica la nostra visione, implementando il modello Zero Trust in una soluzione che permette di lavorare e interagire in qualunque luogo senza dover utilizzare una Vpn.

Il mutamento dello scenario di utilizzo delle tecnologie Ucc vi ha portato a rivedere in qualche modo il modello commerciale?

La strategia basata sull’indiretta è quella che ci consente di essere il più possibile pervasivi e renderci accessibili a tutte le tipologie di clienti. I partner svolgono questo ruolo e devono anche essere in grado di sfruttare la caratteristica pure cloud della nostra proposizione. Questo significa avere la garanzia di essere costantemente aggiornati e nelle realtà più piccole si tratta di una caratteristica importante, perché spesso parliamo di aziende che non hanno la capacità di fare update con la regolarità che sarebbe necessaria, soprattutto sul fronte della sicurezza. Cloud e usabilità sono due elementi portanti della nostra proposta e anche i partner devono essere in grado di focalizzarsi sulle reali esigenze degli utenti.

Paolo Spreafico, Director Italy Customer Engineering di Google Cloud

Quali sono gli elementi che vi differenziano, in uno scenario competitivo reso più articolato dagli avvenimenti degli ultimi due anni?

Molte aziende, sull'onda dell'emergenza, hanno fatto scelte che non tengono conto dei benefici di lungo termine generati da una provider cloud native come noi. La nostra capacità di erogare un servizio in maniera distribuita rimane unica, per cui pensando alla permanenza nel tempo della modalità di lavoro ibrido, occorre valutare un approccio complessivamente più strutturato e quindi considerare l'esperienza di un'azienda come la nostra, con tutte le sue competenze in termini di scalabilità, integrazione di funzioni avanzate e flessibilità tipica di una logica che noi integriamo by design. Ci sono molte realtà che si sono improvvisamente sviluppate negli ultimi due anni e hanno quindi avuto necessità di scalare rapidamente, sfruttando ciò che solo il cloud è in grado di garantire da questo punto di vista.

Quali opportunità vedete in modo particolare, sul mercato italiano?

L'Italia è un mercato importante per Google è la prova sta nel lancio, previsto nel corso dell’anno, di due nuove cloud region, una a Milano e una a Torino. Ovviamente, la scelta è motivata anche dal fatto che ci aspettiamo una crescita molto importante. Le aspettative sono molto buone sia nello specifico settore Ucc sia un po' più in generale in campo infrastrutturale, in logica as-a-service. Prevediamo che si proseguirà lungo la linea già tracciata in questi ultimi due anni, aggiungendo agli elementi già citati il tema della sovranità digitale, con una nostra forte apertura a fare ciò che il governo italiano si aspetta, anche sfruttando le possibilità offerte dal Pnrr.

 

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