08/02/2019 di Redazione

Jeff Bezos non pensa alla faccia, ma al riconoscimento facciale

Mentre il miliardario denuncia i ricatti (a base di fotografie molto private) dell’amico di Donald Trump, David Pecker, Amazon dà indicazioni su come usare il riconoscimento biometrico facciale senza violare i diritti civili.

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Le fotografie private di Jeff Bezos oggi fanno discutere più delle notizie tecnologiche riguardanti Amazon, in particolare quella riguardante il riconoscimento facciale. L’amministratore delegato (già oggetto di recenti gossip con la notizia del divorzio, post tradimento, dalla moglie MacKanzie Tuttle) ha anteposto la propria privacy all’esigenza di denunciare il ricatto e i tentativi di estorsione di David Pecker, il chief executive del gruppo editoriale American Media. Bezos, a sua volta editore del Washington Post, ha svelato su Medium come Pecker lo abbia minacciato via email di pubblicare immagini private, che ritraggono il Ceo di Amazon senza veli e l’attuale compagna, la giornalista Lauren Sanchez già causa del suo divorzio. Materia da tabloid scandalistico, e infatti il ricatto nasce dal tentativo di censurare un’inchiesta del Washington Post sul National Enquirer, testata del gruppo American Media che si occupa di gossip e celebrità. Nell’inchiesta si suggeriva che lo scoop sui tradimenti di Bezos nascesse da motivazioni politiche, essendo Pecker un sostenitore di Donald Trump ed essendo quest’ultimo notoriamente avverso sia al Washington Post sia alle poltiche commerciali di Amazon.

La via della trasparenza imboccata, furbamente, da Bezos in questa vicenda trova eco in un ambito ben diverso, nel quale la “faccia” non è metafora della reputazione di un personaggio pubblico ma è letteralmente il volto di una persona. L’anno scorso erano sorte preoccupazioni in merito all’uso della tecnologia di riconoscimento facciale di Amazon, Rekognition, da parte di forze dell’ordine statunitensi, poi uno studio del Mit di Boston aveva dimostrato come questa avesse difficoltà nell’analizzare il volto di persone di colore, segno di un bias, un pregiudizio, dalle preoccupanti conseguenze.

Ora l’azienda di Seattle ha chiarito come si debba e si possa evitare il rischio di abusi e violazioni dei diritti civili, semplicemente usando Rekognition nel modo corretto. Cinque regole guida, che possono orientare quello che è “uno strumento potente per scopi di business e, non da meno, per forze dell’ordine e agenzie governative nella caccia ai criminali, nella prevenzione del crimine e nella ricerca di persone scomparse”, scrive Michael Punke, vice presidente Global Public Policy di Amazon Web Services. Numero uno: usare il riconoscimento facciale nel rispetto delle leggi, incluse quelle di difesa dei diritti civili, senza eccezioni. Amazon ha una policy specifica (Acceptable Use Policy) che proibisce l’utilizzo di Rekognition a chi violi le leggi.

 

 

In secondo luogo, le forze dell’ordine devono prestare un’attenzione ulteriore alla tutela dei diritti civili prevedendo una “revisione umana”, un secondo livello di analisi e di giudizio, da applicare ai risultati del riconoscimento facciale. Quest’ultimo può essere impiegato efficacemente per restringere il campo, per esempio in un’indagine in cui si cerchi un sospetto dovendo passare in rassegna migliaia di volti, ma alla tecnologia deve seguire una valutazione “umana”. I casi particolarmente delicati, poi, meritano particolare attenzione: se, per esempio, la biometria porta ad accusare qualcuno di un crimine, il confidence score della misurazione (cioè il livello di certezza dell’identificazione) non può essere inferiore al 99%.

Amazon chiede poi alle forze dell’ordine di essere trasparenti sul modo in cui impiegano il riconoscimento facciale, esplicitando i dettagli in un report. Infine, quinta regola, è necessario avvertire le persone della presenza di sistemi di videosorveglianza e riconoscimento biometrico all’interno di spazi pubblici e commerciali.

 

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