28/09/2021 di Redazione

La data virtualization al centro del framework tecnologico di Istat

La necessità di adeguarsi alla modernizzazione dei processi statistici e standardizzare le oltre duecento forniti di dati utilizzate, ha spinto l’istituto ad adottare una soluzione che creasse un unico punto di accesso e manipolazione.

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Istat è il principale produttore di statistica ufficiale a supporto dei cittadini e dei decisori pubblici italiani. Tradizionalmente, l’istituto si trova a dover gestire più di duecento fonti amministrative, oltre ai dati provenienti dalle indagini e dai censimenti effettuati dall’Istituto. Inoltre, svolge la funzione di orientare e indirizzare, dal punto di vista metodologico e della qualità, tutti i produttori di statistica ufficiale e pubblica.

L’utilizzo di nuove fonti, come Web, social media e i cosiddetti big data, ha reso evidente la necessità di sistematizzare questa importante mole di informazioni. Per questo, Istat ha fatto partire già nel 2016 un programma che offrisse un linguaggio comune ai diversi dipartimenti, per evitare incomprensioni nell’analisi e favorire nuove modalità di integrazione dei dati. Inoltre, è stato necessario riaggregare le informazioni per tematiche, associando i dati a fonti esterne per migliorare l’integrazione e l’estrazione di nuovi insight.

L’aggiornamento dei processi di produzione dell’informazione statistica si è così inserita nel più ampio progetto di ridefinizione del framework tecnologico e organizzativo, esito del processo di modernizzazione della statistica ufficiale avviato a livello europeo da tutti gli istituti. Il percorso intrapreso da Istat ha quindi costituito un ulteriore passo verso lo sviluppo di un Register-based Analytics Framework (Raf), orientato a valorizzare il contenuto informativo per poi metterlo a disposizione della collettività.

La virtualizzazione come chiave del rinnovamento

Il rinnovamento dell’architettura di riferimento nell’intero ciclo di vita dei dati (raccolta, validazione, manipolazione e diffusione) si è concretizzato in un framework composto da strato di virtualizzazione dei dati introdotto per creare un unico punto di accesso alle informazioni e superare le rigidità di diffusione e manipolazione dei dati: “In questo modo, siamo riusciti a superare le rigidità nella diffusione e nel trattamento dei dati, concentrando inoltre tutte le azioni di data governance e monitoraggio della qualità dei dati nell’unico punto d’accesso disponibile”, ha spiegato Massimo Fedeli, Cio di Istat. “Dopo aver impostato l’infrastruttura, il primo servizio è risultato operativo in un solo mese”.

 

Massimo Fedeli, Cio di Istat

 

In questa fase, l’istituto si è avvalso della collaborazione di Denodo, riuscendo in modo particolare a disaccoppiare utenti e applicazioni da attività come la migrazione e il consolidamento dei dati, integrando allo stesso tempo la semantica e la governance necessarie nei moderni ambienti di dati. Questi elementi consentono di agire sul significato dei dati evitando costose operazioni di copia o spostamento.

Il percorso di rinnovamento tecnologico ha permesso di implementare diversi casi d’uso, tra cui la rilevazione dei prezzi al consumo, determinante per la misura dell’andamento dell’inflazione in Italia attraverso i diversi indici. Si tratta di un’attività tradizionalmente effettuata da operatori che visitavano i punti fisici della grande distribuzione per rilevare i prezzi dei prodotti. Oggi, invece, i dati vengono inviati direttamente all’istituto dai sistemi presenti nei distributori, migliorando la tempestività e la qualità dei dati a disposizione: “Il progetto ci ha permesso di investire sulle competenze, erogando percorsi di formazione grazie ai quali molte risorse interne sono diventate autonome rispetto all’utilizzo delle nuove piattaforme e all’elaborazione dei dati”, ha concluso Fedeli.

 

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