07/09/2020 di Redazione

La diffusione del cloud in Italia e il suo impatto economico

The European House - Ambrosetti e Microsoft Italia hanno rilasciato uno studio secondo il quale il 22,5% delle aziende utilizza già soluzioni di cloud computing e una larga maggioranza è soddisfatta. Tra le aree di miglioramento, i costi di migrazione e i

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In Italia sembra crescere l’adozione del cloud computing con un tasso del 22,5% a livello nazionale. Il dato emerge dalla ricerca “L’Impatto del Cloud Computing sul sistema-Paese e sul modo di fare impresa in Italia” promossa da The European House - Ambrosetti e Microsoft Italia con l’obiettivo di scattare una fotografia sul livello di diffusione delle tecnologie cloud, evidenziandone l’impatto economico, i benefici e gli ostacoli da parte delle aziende pubbliche e private del nostro paese.

Dallo studio risulta che l’81,3% delle aziende intervistate utilizza il cloud computing, anche se è ridotta la percentuale di quelle che hanno raggiunto un livello “avanzato” di adozione. Il 18,7% dichiara di non fare ricorso a soluzioni di questo tipo. La forbice cresce se si considerano solo le grandi aziende (47,6% del campione): in questo caso il 6% dichiara di non farne alcun uso, mentre il 94% che lo utilizza è ripartito equamente tra chi lo ha adottato in modo tattico per servizi accessori e chi lo ha inserito in un disegno strategico. Situazione differente per le pmi, il cui 30,4% dichiara di non usare alcun tipo di soluzione cloud e solo il 17,4% considera il cloud computing una risorsa strategica per la propria crescita.

Il livello di soddisfazione è complessivamente molto alto sia sul fronte delle soluzioni cloud computing che dei benefici attesi e dei risultati ottenuti (97,1% vs. 2,9% di insoddisfatti). Il principale benefit riscontrato è la capacità di reagire rapidamente al cambiamento (20,8%), particolarmente apprezzata da molte aziende che, causa la pandemia, hanno dovuto adottare in tempi molto rapidi forme di lavoro da remoto. Infatti alla domanda specifica l’83% del campione ha indicato il cloud quale principale abilitatore dello smart working e in generale della continuità aziendale, e un’identica percentuale dei rispondenti afferma di avere intenzione di aumentare l’adozione di soluzioni di questo tipo.

Ci sono alcuni elementi che ostacolano l’adozione del cloud computing. Tra questi i costi di transizione (per il 32,1% delle aziende che lo hanno adottato), percentuale che sale al 42,9% se consideriamo le sole pmi. Nello specifico i rispondenti segnalano che spesso, pur non essendo necessario fare un investimento iniziale, i costi derivano dalle spese di consulenza IT e di adeguamento, ridisegno e transizione dei processi sul cloud. Seguono le preoccupazioni sulla gestione dei dati anche in ottica privacy (25,1%) e quelle legate alla preparazione del personale, fattore rilevato nel 20,2% degli intervistati. Trova conferma il nodo delle competenze: il 60% delle aziende che hanno implementato il cloud computing considera le proprie risorse non sufficientemente preparate nel periodo pre-adozione (vs. 62,1% delle pmi).

La ricerca ha evidenziato inoltre come il cloud computing possa produrre impatti positivi in grado di rilanciare la performance economica e lo sviluppo sociale del nostro paese, rimuovendo i principali freni che ostacolano la crescita, l’attrattività e la competitività. Infatti, insieme ai servizi a esso associati, è in grado di agire su ambiti chiave come la pubblica amministrazione e le piccole e medie imprese, con le loro “vulnerabilità” che ostacolano la crescita della ricchezza pro-capite e mantengono l’Italia in posizione arretrata rispetto ai competitor. Per esempio lo studio ha calcolato che, a fronte di un’operazione di modernizzazione e ottimizzazione dei data center della Pa, abilitato dall’adozione di soluzioni di cloud computing, è possibile generare un risparmio fino a 1,2 miliardi di euro all’anno.

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