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La pandemia e le nuove regole europee spingono ancora la colocation

Un report realizzato da Vertiv mostra come la pandemia abbia accelerato il ricorso ai servizi di colocation da parte di imprese e hyperscaler, alla ricerca di scalabilità ma anche di una maggiore vicinanza delle risorse It ai luoghi di consumo. L’Europa è un mercato già maturo, ma Italia, Spagna, Irlanda e Polonia crescono più della media.

Pubblicato il 18 dicembre 2020 da Redazione

Tra le tante cose che la pandemia ha cambiato, forse per sempre, è il modo con cui utilizziamo i dispositivi e i servizi digitali. Con lo smart working e più in generale con una vita più centrata sull’individuo e su rapporti “contactless”, la richiesta di potenza di calcolo e di storage si è impennata, accelerando peraltro una tendenza che già era in atto prima dell’arrivo del Covid-19.

Le imprese, in particolare, cercando di soddisfare i nuovi bisogni degli utenti e dei clienti, hanno incrementato il ricorso a servizi di colocation, rendendosi conto che questa, unitamente al cloud, è l’unica via per crescere e scalare in termini di risorse in modo veloce e sostenibile economicamente.

La colocation è anche il modo più efficace per spostare le risorse It più vicino a dove sono i bisogni (la stessa logica dell’edge computing), un trend sempre più evidente nel mondo business così come in quello dell’industria, ma anche in quello degli hyperscaler, che sono stati tra i primi a farne ricorso.

Un’altra spinta alla crescita dei servizi di colocation, che gli esperti ritengono avranno un impulso anche dall’attivazione delle reti 5G e dalle applicazioni sempre più diffuse di Intelligenza Artificiale, arriva dalle normative nazionali e internazionali, che stanno incentivando l’utilizzo di infrastrutture a più elevata efficienza energetica e che stanno imponendo regole più stringenti per la data sovranity, costringendo gli hyperscaler a delocalizzare i dati.

In Europa crescono i mercati secondari

L'Europa è un mercato molto maturo con fornitori di colocation storicamente concentrati nelle città di Londra, Amsterdam, Parigi e Francoforte. Tuttavia, il panorama si sta allargando. I mercati secondari in Polonia, Spagna, Italia, Dublino e Paesi nordici sono in crescita.

In generale, il mercato globale della colocation è frammentato. Secondo 451 Research, ci sono circa 1.600 aziende che forniscono servizi di colocation in tutto il mondo, anche se nei prossimi anni è probabile assisteremo a fenomeni di consolidamento. Già oggi gli operatori più piccoli hanno iniziato a siglare alleanze con i grandi player, forse l’anticamera per future acquisizioni. “Un’operazione molto importante è avvenuta all'inizio di quest'anno tra Digital Realty e InterXion, che si sono fuse, integrando la loro offerta in Europa", ha detto Peter Lambrecht, VP Sales Key Accounts EMEA di Vertiv.

La conseguenza di questo consolidamento e della crescita del mercato è che i data center stanno diventando sempre più grandi: “Cinque anni fa”, continua Lambrecht, “le aziende installavano impianti Uninterruptible Power Supply (Ups) da 10 o 20 megawatt in un data center. Oggi gli operatori realizzano campus con 100 o 200 megawatt, e noi raggiungiamo agevolmente queste potenze implementando blocchi da 40 megawatt".

Un altro parametro significativo arriva dal mercato immobiliare, in particolare dalla società di servizi Cushman & Wakefield, che evidenzia come i più grandi fornitori di piattaforme cloud abbiamo negli ultimi mesi firmato contratti di locazione così impegnativi da moltiplicare di un fattore 10 le dimensioni degli spazi destinati ai nuovi data center.

Visto il trend della domanda in forte crescita, gli operatori di colocation hanno bisogno di costruire più velocemente le loro infrastrutture, e questo obiettivo è raggiungibile solo utilizzando componenti modulari e standard, che permettono di allestire soluzioni pre-fabbricate in grado di soddisfare rapidamente la domanda senza però arrivare a fenomeni di overprovisioning.

I colocator sono anche alla ricerca di modalità innovative per generare nuove entrate, migliorando la resilienza dei sistemi e re-introducendo nella rete elettrica nazionale la sovra-capacità immagazzinata dai sistemi Ups installati nei grandi data center.

“Gli investimenti continueranno anche nei prossimi mesi”, ha dichiarato Tony Gaunt Senior Director Co-location Cloud e BFSI Asia di Vertiv, “nonostante o, per meglio dire, a causa della pandemia globale che stiamo affrontando. Stiamo assistendo a una crescita a due cifre anno dopo anno, un trend che continuerà almeno per i prossimi cinque”.

Per scaricare il report completo “Colocation Data Center Market Prospectus, Observations and Predictions from Industry Experts” realizzato da Vertiv, cliccate qui

Tag: data center, ups, gruppi di continuità, colocation, infrastrutture

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