05/11/2020 di Redazione

La videosorveglianza non è solo una questione di sicurezza

Dal marketing alle smart city, con l’evoluzione delle tecnologie si è allargato l’ambito di applicazione delle soluzioni video basate su IP. Ne parliamo con Milestone Systems.

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Un tempo l’immagine di una videocamera di sorveglianza evocava solamente un’idea: quella di una maggiore sicurezza. Ma questa tecnologia negli ultimi anni si è evoluta al punto da sviluppare anche altre vocazioni, pur senza perdere quella originaria di deterrente dei malintenzionati e occhio vigile che registra e documenta ciò che accade.Ne abbiamo discusso con Alberto Bruschi, Emea leader, community business di Milestone Systems, società danese che progetta, sviluppa e realizza soluzioni di gestione video basate su IP. 

 

Alberto Bruschi, Emea leader, community business di Milestone Systems

 

Come è cambiata la videosorveglianza negli ultimi anni?

 

Il termine videosorveglianza si è ampliato notevolmente.Oltre che per attività legate alla sicurezza, oggi questa tecnologia viene impiegata sempre più spesso per videoverifiche monitoraggio dei flussi di persone, analisi di vario tipo. E in alcuni settori verticali, in particolare, stanno crescendo gli utilizzi evoluti della videosorveglianza. Noi di Milestone, per esempio, lavoriamo molto per gli ambiti smart city, retail, trasporti e infrastrutture critiche, per i quali stiamo sviluppando soluzioni a pacchetto, basate su casi d’uso che risolvono problemi specifici.

 

Ci fa un esempio?

 

Nelle città la tecnologia video su IP può essere usata nel digital signage, dunque non solo per acquisire dati ma anche per diffondere informazioni. Oppure per rafforzare la percezione di sicurezza di una strada. Allo scorso Smart City Expo di barcellona ha attratto molta attenzione un’installazione con panchina e palo della luce interattivi, con integrati dei sistemi di analisi automatica. Altro tipico esempio di attività che va oltre la sicurezza è il marketing nei centri commerciali e negozi: il sensore video viene usato per diversi scopi, tra cui quello analizzare le “heatmap”, cioè i punti in cui la gente si ferma di più o di meno, o quello di definire la demografia dell’utenza. Si tratta di attività che possono essere fatte in conformità con il Gdpr, perché i dati confluiscono in statistiche e non vengono ricondotti a singole persone identificabili.

 

Quali tecnologie hanno reso possibili queste evoluzioni?

 

Sicuramente la videoanalitica e l’intelligenza artificiale, per le quali va fatta una distinzione. La prima è legata a parametri ben definiti, rispetto ai quali possono essere rilevate delle eccezioni: questo è sufficiente, per esempio, per videosorvegliare un’area in cui non debbano accedere degli estranei. L’intelligenza artificiale invece è predittiva e può individuare comportamenti fuori dalla norma o mai successi: pensiamo, per esempio, a un sistema che sorveglia i flussi in una stazione della metropolitana e rileva eventuali pericoli. Si tratta di applicazioni diverse, per quanto a volte usate in combinazione.

 

A che punto siamo in Italia?

 

L’Italia non fa eccezione in questo percorso di evoluzione della videosorveglianza, anche se in realtà siamo relativamente avanti sulle tecnologie ma un po’ indietro sull’infrastruttura che serve per gestire le applicazioni. Faccio l’esempio del retail: per un sistema di analisi dei flussi di clientela serve una piattaforma che sia in grado di gestire sia la sicurezza dei dati sia gli analytics. L’idea di fare un  investimento concentrato solo sull’una o sull’altra area è abbastanza datata, in quanto disponiamo oggi di piattaforme che possono gestire entrambi gli aspetti, anche sfruttando i medesimi apparati in campo.

 

 

Il covid-19 ha avuto impatti sul vostro settore?

 

Sicuramente la situazione del covid ha portato a una maggiore consapevolezza sul fatto che la tecnologia può essere un’amica e non un costo, può aiutare a risolvere problematiche. Il controllo da remoto di un ambiente permette di non andare fisicamente a controllare sul posto. Ricevere alert che segnala un potenziale problema prima era un’opzione interessante, oggi magari è una necessità.

 

Qual è il vostro modello di offerta?

 

Alcuni vendor spingono molto sulle soluzioni end-to-end, mentre noi ci focalizziamo sulla nostra competenza, cioè sulla gestione di video dati, e lavoriamo con una community di aziende partner e di sviluppatori per integrare altre tecnologie all’interno di una soluzione realmente adatta alle esigenze del cliente.

 

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