27/04/2023 di Redazione

Microsoft svincolerà Teams da Office per dribblare sanzioni

Com’era già accaduto in passato per Windows e Internet Explorer, si allenterà la combinazione fra suite di produttività e software di collaborazione. I regolatori europei resteranno però vigili.

immagine.jpg

Non sarà più automatica l’integrazione stretta fra la suite Microsoft Office e il software di collaborazione Teams. La decisione del costruttore, riportata in prima battuta dal Financial Times, sembra collegata soprattutto alla volontà di evitare un’inchiesta per abuso di posizione dominante da parte delle autorità preposte dell’Unione Europea.

Non si tratta di un passaggio trascurabile, visto il ruolo che ha assunto Teams nel corso del tempo, da prodotto-faro per la comunicazione in azienda a soluzione declinata per diversi utilizzi, per arrivare alla prossima versione, attesa per giugno, integrata con l’Ai generativa.

D’altra parte, la possibile revisione dei piani di sviluppo deve confrontarsi con i rischi di inchiesta da parte dell’Ue e anche di cause come quella avviata dai rivali di Slack. Quest’ultimo tema risale al 2020 e si fonda sull’accusa a Microsoft di aver forzosamente collegato Teams e altri programmi alla suite Office. Slack non aveva esitato a colpire duramente all’epoca, indicando che Microsoft stava abusando della propria posizione dominante per "ignorare la concorrenza in violazione del diritto della concorrenza dell'Unione europea".

Quindi in un futuro ancora temporalmente non chiaro, chi acquisterà Office potrà decidere se includere o meno Teams. Parrebbero esserci negoziazioni in corso per stabilire quale dovrà essere la modalità di proposizione commerciale ritenuta più adeguata dalle autorità.

Qualora si trovasse una strada soddisfacente, Microsoft eviterebbe di ricreare una situazione assente dal 2008, quando la Commissione Europea accusò il vendor di aver approfittato della propria posizione di leadership per spingere gli utenti a scaricare il browser Internet Explorer integrato in Windows. Nel 2013 era arrivata una sanzione economica pari a 561 milioni di dollari per mancato rispetto delle promesse inizialmente avanzate.

Oggi le autorità continentali stanno puntando l’attenzione su una lista di 17 grandi piattaforme online e due motori di ricerca, che include le tecnologie di Amazon, Apple, Google, Meta e Microsoft, ma anche TikTok e Twitter. Da fine agosto, sono stati promessi controlli più stretti, in base al regolamento sui servizi digitali varato lo scorso anno. Le imprese coinvolte avranno quattro mesi di tempo per allinearsi a quanto prescritto dal momento delle contestazioni che saranno loro avanzate. In caso di mancata ottemperanza, la stessa Commissione o le autorità degli Stati membri possono procedere con sanzioni che possono arrivare al 6% del fatturato mondiale annuo delle aziende.

 
Photo credit: Image by DCStudio on Freepik

ARTICOLI CORRELATI