11/07/2017 di Redazione

Milioni dal governo Usa per il cervello artificiale evoluto

La Defense Advanced Research Projects Agency, Darpa, finanzierà con 65 milioni di dollari sei progetti nel campo della neuroscienza. Cinque team accademici e la società californiana Paradromics lavoreranno su nuove interfacce uomo-macchina in grado di a

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Il cervello artificiale perfetto, o meglio il sistema capace di far comunicare direttamente un'inferfaccia elettronica con un cervello umano, sarà ricompensato con decine di milioni di dollari. Sborserà la Darpa, cioè la Defense Advanced Research Projects Agency dipendente dal governo statunitese, pronta a destinare 65 milioni di dollari ai cinque migliori progetti di ricerca accademici e a una piccola startup di San Jose (Paradromics). Progetti finalizziati alla creazione di un nuovo tipo di interfaccia di “neuro-informatica”, che eliminerà le intermediazioni fra l'intelligenza umana, biologica, e quella artificiale di computer e applicazioni.

Due dei sei progetti selezionati del fondo Darpa, o meglio del fondo previsto dal programma Neural Engineering System Design (Nesd) dell'agenzia, riguardano la percezione uditiva e il linguaggio verbale, mentre gli quattro si focalizzano sulla percezione visiva. Uno, per esempio, si focalizza sullo sviluppo di “neutrograni”: microscopici sensori che, una volta implantati nella corteccia cerebrale, possono raccogliere e interpretare gli impulsi elettrici del cervello per meglio comprenderne in funzionamento oppure per tradurre in testo il linguaggio parlato. Il fine ultimo del programma Nesd è perfezionare un nuovo tipo di interfaccia, in grado di tradurre gli impulsi neuronali in informazione e di farlo nella forma più “naturale” possibile.

Che cosa questo significhi lo si comprende guardando da vicino il lavoro di Paradromics, unica azienda accanto alle cinque università selezionate ( University of California, Berkeley, Brown University, Columbia University, Fondation Voir et Entendre e John B. Pierce Laboratory), a cui spetteranno 18 dei 65 milioni di dollari. La missione della società di San José, attiva nel 2015, è quella di aiutare le persone affette da disturbi della vista, dell'udito o del movimento (siano essi di natura neuronale o conseguenze di amputazioni) a “riconnettersi con il mondo circostante”. Oggi già esistono videocamere digitali e altre interfacce capaci di raccogliere dati dal cervello e di trasferirli a un computer, ma con un problema di fondo: questi due “sistemi di calcolo” funzionano in modo troppo diverso, l'uno eseguendo continui ragionamenti in parallelo su una sorta di rete, l'altro procedendo in modo ordinato e sequenziale.

 

 

 

Ciò che serve, dunque, è un'interfaccia neurale che possa tradurre gli impulsi paralleli sequenziali generati da una videocamera digitale (per esempio) in un messaggi paralleli, comprensibili dal cervello in modo più rapido e completo. In sostanza, l'intento è quello di rendere la percezione “artificiale” il quanto di più possibile simile alla naturale percezione sensoriale da cui queste persone sono precluse. “Non possiamo curare la cecità o la paralisi”, si legge sul sito Web di Paradromics “ma possiamo aiutare chi soffre di disturbi percettivi a ricollegarsi con il mondo circostante”. In questo modo, per esempio, un non vedente potrebbe recuperare la vista grazie a una fotocamera digitale, mentre una persona paralizzata potrebbe fare acquisti online o aprire la porta di casa per far entrare gli amici, senza però dover muovere un muscolo.

 

 

 

 

Oltre che nella cura delle disabilità, gli studi progetti studiati nell'ambito del programma Neural Engineering System Design produrranno innovazioni nei campi della neuroscienza, della biologia di sintesi, dei dispositivi medicali, nonché della manifattura e dell'ingegneria. Serviranno non solo nuove tipologie di hardware microscopico e componenti per la trasmissione dati, ma anche nuovi modelli di calcolo e algoritmi di intelligenza artificiale.

 

 

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