06/06/2019 di Redazione

“Nessun taglio alla produzione”: Huawei zittisce le indiscrezioni

L’azienda ha smentito le ricostruzioni del quotidiano Nikkei: “Nostri livelli nella norma”. A maggio la società del Paese del Dragone è finita nella blacklist degli Stati Uniti, che vieta alle compagnie degli Usa di intrattenere rapporti commerciali con r

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Huawei smentisce i tagli alla produzione di smartphone e apparecchiature di rete. Dopo le indiscrezioni riportate dal quotidiano giapponese Nikkei, secondo cui l’azienda cinese avrebbe ridotto o addirittura cancellato gli ordini di componenti per i propri prodotti, Huawei è stata costretta a intervenire pubblicamente e a zittire le voci di corridoio, bollate come completamente infondate. “I nostri livelli di produzione globali sono nella norma, senza deviazioni significative”, ha spiegato a Reuters un portavoce del colosso asiatico, aggiungendo come non siano cambiati gli obbiettivi di vendita di cellulari. Huawei ha più volte ripetuto di voler diventare il primo vendor di smartphone al mondo, superando la leader Samsung. Al momento la società di Shenzhen è seconda. Ma le ricostruzioni di Nikkei cozzano con le dichiarazioni dell’azienda, colpita duramente dall’ordine esecutivo firmato da Donald Trump a maggio.

Secondo una fonte contattata dal quotidiano giapponese, Huawei avrebbe diminuito dal 20 al 30 per cento le proprie stime di vendita per la seconda metà del 2019. Dal prossimo 19 agosto il gigante cinese non potrà più intrattenere alcun rapporto con aziende statunitensi: da Google (che le fornisce le licenze per il completo funzionamento di Android) in giù, Huawei non potrà più fare affidamento sui fornitori americani.

A corroborare la tesi sostenuta da Nikkei è il produttore di componentistica taiwanese Tsmc, che avrebbe confermato la sensibile riduzione degli ordini da parte della travagliata società cinese dopo la decisione di Trump. Oltre a Tsmc, si sarebbero unite al coro anche Foxconn e Auras Technology. Ma l’inserimento nella blacklist del gruppo di Shenzhen si sta rivelando un boomerang anche per diverse realtà degli Usa.

Il produttore di componenti ottici californiano Lumentum ha già interrotto le proprie consegne a Huawei e il suo titolo dagli inizi di maggio ha perso quasi il 30 per cento a Wall Street. Il chipmaker Qorvo, invece, in una nota agli investitori ha specificato di aspettarsi una riduzione del fatturato del primo trimestre di almeno 50 milioni di dollari. Nell’ultimo anno fiscale gli ordini di Huawei e delle sue controllate hanno rappresentato il 15 per cento dei ricavi totali del produttore di chip, pari a 469 milioni.

 

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