Pubblicato il 14 marzo 2023 da Redazione
Ancora cattive notizie per i dipendenti di Meta e per lo scenario delle Big Tech in generale. In un momento di ristagno della domanda per molte categorie tecnologiche, anche nei servizi, la società di Menlo Park si prepara a realizzare altri diecimila tagli, dopo gli undicimila già annunciati a fine 2022. Lo ha fatto sapere lo stesso Ceo, Mark Zuckerberg, con qualche eufemismo, ammettendo di riconoscere che “l’idea degli imminenti cambiamenti organizzativi crea incertezza e stress”.
Con un certo realismo, Zuckerberg ha poi spiegato che l’azienda deve prepararsi all’eventualità che le attuali difficoltà dello scenario economico (come il rialzo dei prezzi delle materie prime e l’inflazione) possano protrarsi anche per molti anni.
Il nuovo piano di ristrutturazione sarà annunciato nel giro di un paio di mesi dai dirigenti delle varie divisioni e società controllate da Meta (Facebook, Instagram, Whatsapp) e con tempistiche diverse nelle filiali, a seconda delle normative nazionali sul lavoro. Si punterà a semplificare la struttura organizzativa (riducendo il numero dei livelli gerarchici), a “cancellare i progetti a bassa priorità” e anche a ridurre la velocità delle nuove assunzioni.
Oltre ai licenziamenti, infatti, i dirigenti di Meta hanno deciso di evitare l’assunzione di cinquemila nuovi collaboratori, precedentemente in programma. Tra l’altro, gli addetti alla risorse umane saranno direttamente toccati dai tagli, mentre i ruoli ingegneristici saranno meno coinvolti. A fine 2022 l’azienda contava complessivamente circa 86.500 collaboratori, tra Stati Uniti e resto del mondo.
La notizia dei nuovi tagli colpisce per il numero ma non arriva del tutto a sorpresa, considerando che Zuckerberg aveva già detto di voler fare di questo 2023 “l’anno dell’efficienza”. Il taglio dei costi stimato grazie ai licenziamenti è nell’ordine di 5 miliardi di dollari. In un documento depositato alla Security Exchange Commission, la società ha dichiarato di aspettarsi per quest’anno spese complessive non inferiori a 86 miliardi di dollari e non superiori a 92 miliardi.
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