31/10/2025 di redazione

Domain Name System, pilastro fragile o prima linea di difesa?

Il DNS può essere bersaglio di attacchi con importanti ricadute tecnologiche, economiche e di reputazione. Ma può essere anche uno strumento di difesa. L’analisi di FlashStart.

Nel mondo dei servizi cloud, Internet e telefonia, così come nell'e-commerce o nelle piattaforme di ticketing, ogni interruzione di servizio ha costi salatissimi. I "down" come quelli recentemente sperimentati da Aws e Fastweb hanno impatti su migliaia di utenti e aziende. Tutto può cominciare da un singolo problema tecnico che diventa, poi, rapidamente anche un problema economico, di reputazione e di immagine agli occhi dei clienti.

Casi come quelli di Aws e Fastweb dimostrano l’importanza della sicurezza del DNS, il Domain Name System, cioè il sistema che sul Web traduce i nomi di dominio in indirizzi IP numerici: è un pilastro fondamentale della Rete, ma è un pilastro fragile se viene non adeguatamente protetto. Se invece lo è, può fungere da prima linea di difesa. Vi proponiamo l’analisi di Francesco Collini, Ceo di FlashStart, società specializzata in sicurezza del Domain Name System.

Francesco Collini, Ceo di FlashStart

Francesco Collini, Ceo di FlashStart

"Negli ultimi mesi abbiamo assistito a due eventi che hanno fatto tremare l’infrastruttura di Internet: l’interruzione dei servizi Aws, seguita a ruota da quella di Fastweb. Due episodi distinti, ma uniti da un elemento comune: un problema nella risoluzione DNS. Pochi minuti di blocco, sufficienti a fermare servizi digitali, piattaforme di e-commerce e sistemi aziendali in ogni parte del mondo. In un’epoca in cui ogni business è digital-first, una interruzione simile equivale a un blackout globale. E non è solo un problema tecnico: è un tema economico, reputazionale e di fiducia. La rete, apparentemente immateriale, è in realtà la più grande infrastruttura critica del pianeta. E la lezione di questi incidenti è chiara: la sicurezza e l’affidabilità del DNS devono diventare una priorità strategica per ogni impresa.

Il Domain Name System nasce nel 1983 con una missione semplice: tradurre i nomi dei siti Web in indirizzi IP. È un meccanismo tanto essenziale quanto invisibile. Quando scriviamo “google.com”, il DNS si occupa di trasformare quel nome in una stringa numerica leggibile dai computer. Ma dietro questa apparente semplicità si nasconde una complessità enorme. Ogni volta che un DNS non riesce a risolvere correttamente un indirizzo, l’intero flusso informativo si interrompe.

Le cause di un malfunzionamento possono essere molteplici: da un errore di configurazione a un attacco informatico o a un aggiornamento software non eseguito. In ogni caso il risultato è lo stesso: un effetto domino che si propaga in pochi secondi e paralizza servizi critici.

Un rischio economico sottovalutato

Ogni interruzione di servizio comporta un costo. Secondo le stime più prudenti, anche un downtime di pochi minuti può tradursi in decine di migliaia di euro di perdite per un’azienda di medie dimensioni. Eppure, la maggior parte delle aziende continua a sottovalutare il ruolo del DNS nei propri piani di continuità operativa.

Troppo spesso il DNS viene percepito come un componente “tecnico” e non come una leva strategica di resilienza. In realtà, scegliere un servizio DNS sicuro, aggiornato e ridondato è una delle forme più efficaci di prevenzione contro interruzioni e attacchi. Come ha dimostrato il caso di Aws, anche i giganti possono crollare in un singolo punto di vulnerabilità. E quando quel punto è un DNS, le conseguenze si moltiplicano su scala globale.

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DNS e cybersecurity: la prima linea di difesa

Negli ultimi anni gli attacchi informatici ai server DNS sono diventati sempre più frequenti. Si tratta di attacchi insidiosi, perché spesso non mirano a bloccare un servizio ma a deviare il traffico verso siti malevoli o a intercettare i dati sensibili degli utenti.

Il DNS, se opportunamente configurato e protetto, può diventare un potente strumento di difesa. Attraverso il filtraggio dei contenuti, è possibile bloccare in tempo reale l’accesso a siti infetti, malware, ransomware o domini sospetti. È un approccio che trasforma il DNS da semplice traduttore di indirizzi a guardiano dell’integrità digitale dell’impresa.

Un DNS aziendale non dev’essere solo veloce. Dev’essere resiliente. Questo significa disporre di infrastrutture ridondate, distribuite geograficamente e capaci di reagire istantaneamente a un guasto. Ogni fornitore di connettività o cloud service, dunque, dovrebbe offrire ai propri clienti un piano di backup DNS, con procedure chiare di disaster recovery e tempi di ripristino misurabili.

In questo contesto, l’esperienza maturata da FlashStart in oltre vent’anni di attività si fonda proprio su un principio di distribuzione globale e controllo locale. Oggi la nostra rete DNS conta oltre 70 nodi sparsi in tutto il mondo, localizzati nei principali Internet Exchange e nelle capitali digitali. In Italia operiamo su server a Milano, Roma, Bologna e presto anche a Napoli. Ogni nodo è monitorato costantemente e progettato per garantire performance e affidabilità con un uptime superiore al 99,5%.

Il successo del DNS Resolver di FlashStart, riconosciuto più volte da benchmark internazionali come DNSperf come il più veloce al mondo, dimostra che anche una realtà italiana può competere ai massimi livelli globali. Ogni giorno la nostra piattaforma filtra oltre due miliardi di richieste di accesso e analizza 200mila nuovi siti Web, servendo più di 32 milioni di utenti tra aziende, scuole e pubbliche amministrazioni in oltre 160 Paesi. Ma al di là dei numeri, ciò che conta è la filosofia: unire velocità e sicurezza, prestazioni e protezione. Perché la trasformazione digitale non può prescindere da una base infrastrutturale sicura. E il DNS è proprio la base su cui si fonda ogni interazione online.

La responsabilità dei leader digitali

Gli eventi recenti ci ricordano che la cybersicurezza non è solo una questione tecnica, ma di governance. Ogni Ceo, Cto o Cio oggi deve considerare la protezione del DNS come un tassello fondamentale della propria strategia di business continuity. In un mondo interconnesso, la resilienza digitale è un vantaggio competitivo. Significa poter garantire ai propri clienti che i servizi resteranno disponibili anche in condizioni critiche. Significa proteggere la fiducia, prima ancora dei dati.

Come leader tecnologici, abbiamo il dovere di anticipare le vulnerabilità, non solo di reagire a esse. E dobbiamo farlo promuovendo un approccio culturale nuovo, dove la sicurezza non è un costo, ma un investimento sulla credibilità. La lezione dei casi di Aws e Fastweb è chiara: nessuno è immune. Ma possiamo essere pronti. Investire in tecnologie DNS sicure, ridondate e filtranti significa costruire un Internet più affidabile per tutti. In definitiva, la sicurezza non è un punto di arrivo, ma un percorso fatto di innovazione, trasparenza e responsabilità da condividere con fornitori, partner e utenti".

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