06/10/2022 di Redazione

Per Appian, il low-code è nel cuore della trasformazione digitale

Si consolida la presenza in Italia di una realtà che alimenta i processi di sviluppo agile oggi al centro dell’innovazione nelle aziende. L’organizzazione è cresciuta del 600% in cinque anni.

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In pochi anni, il software low-code si è trasformato da tecnologia emergente a elemento-chiave dei processi innovativi delle aziende. Lo dicono le ricerche di mercato, lo testimoniano le imprese che ne hanno adottato la logica di fondo. E naturalmente lo rimarca un vendor come Appian, che sul low-code ha costruito la propria strategia, la piattaforma che offre al mercato e un processo di crescita che procede solido: “La tecnologia è oggi l’ultimo miglio dei progetti di trasformazione digitale, che invece poggiano su organizzazione e processi”, nota Silvia Speranza, regional vice president e responsabile per il Centro-Sud Italia di Appian. “Ci contraddistinguiamo per la capacità di assecondare questa evoluzione, proponendo una piattaforma unica ma sempre pronta ad arricchirsi con nuove funzionalità, ma anche con un approccio non invasivo, che porta a reingegnerizzare senza stravolgere il patrimonio applicativo esistente e lasciando l’ownership dei dati alle applicazioni core”.

Un'immagine dall'ultimo evento Appian World

Low-code è un processo centrato sullo sviluppo visuale delle applicazioni. La sua popolarità è legata al fatto di facilitare la creazione del software e democratizzare la tecnologia al punto da renderla comprensibile anche per chi non ha una specifica preparazione tecnica, creando quelli che oggi si chiamano citizen developer. Appian sta cercando di portare questa logica sul campo e lo dimostra il programma #lowcode4all, lanciato in primavera per fornire formazione gratuita a tutti gli interessati, i quali, al termine di un percorso di apprendimento, possono ottenere il titolo di Certified Associate Developer. Lo scopo non è solo quello di popolarizzare ulteriormente la logica low-code, ma anche mettere a disposizione dei propri partner sviluppatori già pronti a lavorare sulle soluzioni Appian.

D’altra parte, Speranza ricorda come le stime degli analisti dicano che “nel 2024 il 75% delle applicazioni saranno sviluppate in modalità low-code”. Per questo l’azienda sta beneficiando di risultati più che lusinghieri, con un secondo trimestre chiuso in crescita del 35% (110 milioni di dollari di fatturato) e una quota maggioritaria (70%) generato dalle sottoscrizioni. Anche i servizi professionali, comunque, segnano un aumento del 28%.

In Italia la situazione appare allineata a quella complessiva della società. “La nostra organizzazione è cresciuta del 600% in cinque anni”, sottolinea Salvatore Calvanese, regional vice president e responsabile del Nord Italia. “Manteniamo un target orientato alle grandi imprese e siamo ben radicati in settori come energy & utility, automotive, finance e Pubblica Anmministrazione. Ma oggi c’è maggior apertura verso le medie aziende e altri segmenti di mercato”.

Pur mantenendo un commitment diretto verso i clienti, il lavoro si sta concentrando sul supporto ai system integrator, che si stanno avvicinando in modo più convinto al low-code: “Un’indagine che abbiamo commissionato”, riprende Calvanese, “ha rilevato come le esigenze di questo mondo riguardino automazione negli sviluppi sulla sicurezza, integrazione fra data source e analytics, ma anche maggior conoscenza dei vari settori industriali e coinvolgimento nei piani di sviluppo per essere proattivi nei processi decisionali. Per questo, stiamo lavorando per stringere alleanze strategiche che indirizzino correttamente i mercati rispetto a queste esigenze”.

Si vedono già i risultati di questo lavoro. Accenture, per esempio, ha sviluppato su Appian un progetto per monitorare le spese sui progetti legati al Pnrr e la comunicazione fra la Pubblica Amministrazione Centrale e gli enti sul territorio, mentre nell’ambito dell’iniziativa #lowcode4all, Atos ha lanciato un’academy a Bari sulla tecnologia low-code con un percorso formativo di quattro settimane. Stesso discorso anche per Key Partner, impegnata con l’Università del Molise nell’erogazione di un master di secondo livello sulle stesse tematiche e l’istituzione di un fondo per l’assegnazione di dieci borse di studio.

 

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