30/03/2012 di Redazione

Sicurezza: il settore pubblico è fanalino di coda

Una ricerca rileva come il 65% della piccole e medie imprese pubbliche non sia preparato a gestire il disaster recovery. Di chi è la colpa? Mancanza di strategie di backup, scarsi investimenti, carenza di personale competente. Ma il 92% adotterà il cloud

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Dentro e fuori dall’Italia, il settore pubblico non è mai stato esattamente sinonimo di avanguardia tecnologica: all’impressione generale si aggiungono ora i risultati di un’indagine globale di Acronis sulle strategie di disaster recovery adottate da  un campione di migliaia di piccole e medie imprese pubbliche di 18 Paesi.
 
Dal punto di vista della sicurezza, il risultato è sconfortante: nel 65% dei casi i dati non risultano adeguatamente protetti e le organizzazioni incorrerebbero in periodi di inattività in caso di incidenti nel sistema IT.

Lo studio (Acronis Global Disaster Recovery Index 2012), condotto da Ponemon Institute su commissione dell’esperto in backup e ripristino, ha coinvolto oltre 6mila professionisti IT appartenenti a organizzazioni con meno di mille dipendenti. Svelando come sia proprio chi lavora nel settore pubblico ad avere meno fiducia nel livello di sicurezza di dati e infrastruttura tecnologica della propria azienda.

Due terzi degli intervistati affermano che la strategia di ripristino d'emergenza non è gestita in maniera idonea, mentre quasi la metà (47%) ritiene che i team dirigenziali non offrano il supporto necessario alle attività di backup e ripristino. In pochi si adoperano per cambiare le cose, poiché soltanto un quinto dei dipendenti (21%) sostiene di aver segnalato il problema della sicurezza ai propri responsabili in seguito ai disastri naturali che nel 2011 hanno causato perdite di dati in diversi Paesi del mondo (Thailandia in primis).

E poi non c’è lungimiranza, perché l’importanza di investimenti e formazione mirati a incrementare la sicurezza è sottostimata: un terzo delle realtà (33%) non investe alcuna porzione del budget in backup e ripristino d’emergenza, il 41% mostra una carenza strutturale di personale IT competente per la gestione dei sistemi.

Un altro aspetto sondato da Ponemon Institute è il grado di aggiornamento tecnologico delle aziende pubbliche. Sul fronte della virtualizzazione si nota un certo ritardo – il 23% di realtà ancora non vi ricorre in nessuna forma –, ma soprattutto un deficit di sicurezza poiché nella maggior parte dei casi sui server virtuali i backup non vengono effettuati, oppure sono eseguiti senza regolare frequenza.

Un quadro tutto a tinte fosche? No, la situazione migliora decisamente se si parla di cloud: il 92% degli intervistati ne prevede l’impiego nei prossimi 12 mesi, mentre oltre metà (55%) concorda sul fatto che consenta una riduzione dei costi operativi. Anche qui, tuttavia, sorprende ancora una volta in negativo il 39% di organizzazioni che ancora non dispone di una strategia di backup offsite di alcun tipo, ed è quindi impossibilitato a effettuare ripristini efficienti in caso di emergenza.

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