19/01/2022 di Redazione

Stampanti 3D industriali, futuro luminoso nonostante il covid

Nonostante una crescita di vendite del 39% nei primi nove mesi del 2021 (versus 2020), il mercato resta al di sotto dei livelli pre pandemia, secondo i dati di Context. Ma c’è forte interesse.

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La pandemia di covid ha portato sconquasso in moltissimi mercati, incluso quello delle stampanti 3D industriali. A tutt’oggi il terreno perso nel 2020 non è stato del tutto recuperato: i lockdown, le chiusure delle fabbriche e le conseguenti difficoltà di produzione e approvvigionamento di componenti hanno lasciato il segno. Secondo i dati di Context, a tutt’oggi le vendite mondiali di stampanti 3D non hanno raggiunto i livelli pre pandemia, nonostante una forte ripresa, del 39% anno su anno, nei primi nove mesi del 2021. Nel confronto tra i primi nove mesi del 2021 e i primi nove mesi del 2019, i volumi sono in calo del 6%.

 

Le stampanti 3D sono in una posizione del tutto peculiare in questa “nuova normalità” ancora non del tutto attestata. Come molte altre tecnologie (dall’informatica, all’elettronica, all’automotive), hanno risentito delle difficoltà di supply chain, che hanno ridotto la produzione e causato ritardi nelle consegne a clienti e distributori. D’altro canto, proprio la stampa 3D industriale, con i suoi processi agili, può aiutare la supply chain a recuperare il tempo perso. Ma il discorso non è così semplice.

 

“Alcune tecnologie di stampa 3D”, scrive Context, “possono portare la produzione di medio volume di alcuni beni durevoli più vicino al punto di consumo e dunque accorciare la supply chain, riducendo la dipendenza dalla logistica, attualmente problematica in tutto il mondo. Tuttavia, le stesse stampanti 3D non possono essere prodotte in questo modo in tutti i loro componenti e il mercato è nel terzo trimestre 2021 stato afflitto dalle sue stesse difficoltà di supply chain”. L’emergere della variante Omicron del coronavirus ha contribuito a un nuovo peggioramento negli ultimi mesi del 2021.

Context, in ogni caso, sottolinea che la maggior parte dei vendor presenti alla fiera Formnext, tenutasi a Francoforte lo scorso novembre, ha registrato un incremento degli ordini conseguente proprio alle difficoltà di supply chain legate alla pandemia, e l’interesse è alto specie per i dispositivi destinati ad attività di produzione industriale e customizzazione di massa. Nel complesso i livelli di vendita sono ancora sotto a quelli del 2021, ma fanno eccezione categorie come le stampanti a resina liquida Vat Polymerisation (con vendite in crescita del 22% nel 2021 versus 2019) e i modelli con stampa tramite letto di polveri (binder jetting, molto usati in campi quali il design, il lusso, l’automobilistico e l’aerospaziale). Un esempio di customizzazione di massa sono gli apparecchi ortodontici trasparenti, quasi invisibili, che oggi stanno prendendo piede sul mercato.

Per il 2022, Context prevede che il mercato oscillerà tra una crescita organica e un consolidamento dei livelli attuali, con vendite in crescita stimata del 23% rispetto al 2021. I player cercheranno di mitigare i problemi di fornitura di componenti e la stampa 3D troverà un ruolo sempre più importante come tecnica di manifattura additiva. Nell’arco dei prossimi cinque anni, poi, l’accelerazione su alcune tecnologie di printing (come il letto di polvere, la Vat Photopolymerization e la fusione laser selettiva) favorirà una crescita dei volumi di vendita di almeno il 30% annuo.

Le previsioni di 3D Hubs per il mercato di prodotti e servizi di 3D printing (Infografica: Statista)

 

Le previsioni di Context si sovrappongono a quelle, più ampie, di 3D Hubs: il suo “Additive Manufacturing Trend Report 2021”, basato su 1.500 interviste a ingegneri di prodotto condotte nel mese di febbraio 2021 e su analisi di mercato, pronostica per i prodotti e servizi di manifattura additiva un giro d’affari destinato al (quasi) raddoppio nel giro di quattro anni. Si passerà, cioè, dai 12,6 miliardi di dollari movimentati su scala mondiale nel 2020 ai 24,9 miliardi di dollari stimati per il 2024, per poi salire ancora fino ai 37,2 miliardi di dollari del 2026.

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