24/10/2016 di Redazione

Streaming pirata bloccati da Cisco con la nuova offerta Spp

L’azienda ha illustrato nel dettaglio la tecnologia Streaming Piracy Prevention, parte della suite cloud Security for Video per la produzione e la distribuzione di video su Ip. Il nuovo componente sfrutta strumenti e metodi automatizzati per identificare,

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Secondo le stime del provider di soluzioni di sicurezza Friend Mts, nell’ultimo mese sono stati rilevati circa 12mila canali Hd che offrivano contenuti pirata online. Numero che cresceva a 22mila se si considerava la definizione standard (Sd). Quello dei servizi di streaming illegali è uno dei crucci principali dei creatori di contenuti e delle Pay Tv, che si vedono sottrarre ingenti quantità di fatturato a causa della pirateria. Ma ora Cisco potrebbe dar loro una mano. L’azienda ha infatti rilanciato e descritto in modo più approfondito la propria nuova offerta di protezione degli ambienti dei service provider. La soluzione, svelata a settembre col nome di Security for Video, rappresenta un approccio completo alla sicurezza per la produzione e la distribuzione di video su Ip, totalmente basato su cloud.

Uno dei componenti centrali di questa suite è Streaming Piracy Prevention (Spp), che utilizza strumenti e metodi automatizzati per identificare, verificare ed eliminare la pirateria online in streaming in tempo reale. “Serve un nuovo approccio”, ha spiegato in un blog post Amit Wohl, video security product manager della divisione Service Provider di Cisco.

“I meccanismi tradizionali di takedown, come l’invio di note legali, non sono efficaci quando i servizi pirata creano infrastrutture capaci di distribuire video a decine o centinaia di gigabit al secondo: in questi casi non c’è nessuno a cui inviare comunicazioni”, ha aggiunto Wohl. Con la tecnologia di Spp Cisco vuole individuare la ridistribuzione illegale dei contenuti sul Web, chiudendo le reti pirata.

Streaming Piracy Prevention sfrutta quella che l’azienda ha chiamato “filigrana forense”, in grado di identificare le sessioni o le sottoscrizioni utilizzate dai pirati per raggruppare i contenuti e di bloccarle, tutto in tempo reale. Il processo è automatico e senza il coinvolgimento di attori terzi (come le autorità), dando la possibilità ai fornitori di servizi di riprendere il controllo dei propri canali, massimizzando anche i profitti.

Trattandosi di una tecnologia completamente automatica, rimane però il dubbio sulla sua affidabilità. Togliere la discrezionalità tipica della mente umana (e il vecchio meccanismo di notifica previo controllo) potrebbe portare a errori, in quanto gli algoritmi potrebbero generare diversi falsi positivi e bloccare così l’erogazione di contenuti legittimi.

 

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