30/05/2022 di Redazione

Supply chain resiliente, Apple cerca alternative alla Cina

Una parte della produzione degli AirPods Pro di seconda generazione si sposterà in Vietnam. Intanto le chiusure di Foxconn ostacolano gli iPhone.

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Nuova, ufficiosa indiscrezione riguardante le scelte di supply chain di Apple. Secondo l’analista Ming-Chi Kuo, nota fonte di rumors sull’azienda di Cupertino, la produzione della prossima generazione degli AirPods Pro si sposterà parzialmente in Vietnam, così da ridurre la dipendenza di Apple dai fornitori cinesi. La maggior parte della filiera, tuttavia, resta per il momento ancorata alla Cina.

 

L’obiettivo della società è comunque quello di rendersi gradualmente indipendente dai fornitori di componenti e di servizi di assemblaggio collocati nella Repubblica Popolare, alla luce sia della crescente tensione politica fra Washington e Pechino, sia delle incertezze sui prolungati lockdown di una Cina. E naturalmente le ripercussioni di tutto questo si estendono ben oltre gli AirPods, toccando il prodotto più importante dell’intera offerta marchiata Mela.

La politica “zero covid” di Pechino si sta ripercuotendo soprattutto sulla produzione di iPhone. Lo scorso aprile Pegatron Corp, una delle società incaricate dell’assemblaggio degli smartphone di Apple, ha dovuto sospendere le attività nelle proprie fabbriche di Shanghai e Kunshan. Ma si tratta solo di una delle 161 società taiwanesi (41 delle quali produttrici di apparati informatici ed elettronici) che in aprile sono state costrette a chiudere i propri impianti in queste due città, secondo i dati della Financial Supervisory Commission taiwanese.

Anche la taiwanese Foxconn, colosso della produzione di elettronica per conto terzi e fornitore di Apple, in aprile ha dovuto temporaneamente fermare la catena di montaggio a Shenzhen. E a Zhengzhou, città in cui sorge uno tra i principali impianti di Foxconn, l’azienda ha dovuto sospendere l’attività di reclutamento di personale a tempo determinato, solitamente necessaria per sostenere il picco di produzione per ogni nuovo modello di iPhone.

Qui, infatti, il mese scorso è stato temporaneamente ripristinato il sistema delle “bolle”, che per limitare i contagi impedisce agli operai di allontanarsi dalla fabbrica e di avere contatti al di fuori dell’ambiente di lavoro. Episodi come questo potrebbero ancora ripetersi, dunque la pur faticosa ricerca di alternative alla produzione cinese per Apple sta diventando sempre più necessaria.

 

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