24/03/2017 di Redazione

Tim sfida Enel Open Fiber per le aree in digital divide

A sorpresa la telco ha annunciato la creazione di una società partecipata per portare connettività ai cluster C e D, teoricamente già “appaltate” alla controllata di Enel. L’ex monopolista è a caccia di un socio finanziario privato, il quale manterrà poi

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Tim punta sulle aree bianche dell’Italia. L’ex monopolista ha annunciato la volontà di creare una nuova società partecipata per coprire con la banda larga i cluster C e D della Penisola, vale a dire le zone a fallimento di mercato su cui avrebbe dovuto intervenire in teoria solo Enel Open Fiber, la quale si era aggiudicata i lotti del primo bando indetto da Infratel per stendere la fibra nei comuni in digital divide di Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Toscana e Veneto. La grossa differenza del progetto di Tim è che, almeno a parole, l’operatore utilizzerà interamente capitale privato. L’obiettivo di Tim, approvato oggi dal Consiglio di Amministrazione riunito per esaminare la relazione finanziaria del 2016, è trovare un socio che, una volta individuato, manterrà la maggioranza della newco.

In questo modo si dovrebbe raggiungere entro il 2018 la copertura in fibra dell’Italia al 95 per cento, anticipando di quasi due anni il piano industriale del gruppo. Nel 2019, grazie alle connessioni a banda larga wireless sarà possibile arrivare al 99 per cento di copertura. “Il progetto”, scrive l’azienda, “è in coerenza con il Piano Industriale 2017-2019 approvato dal CdA e non determina per il Gruppo Tim un incremento del livello di investimenti già programmati”.

Per realizzare l’infrastruttura la nuova società che si andrà a formare utilizzerà collegamenti Fiber-to-the-cabinet (Fttc) fino a 300 Mbps. I comuni interessati dal progetto saranno oltre seimila e verranno collegate oltre sette milioni di abitazioni. Tim si è impegnata a offrire a tutti gli operatori servizi di connessione wholesale, garantendo parità di trattamento.

La mossa dell’ex monopolista è arrivata a sorpresa, in quanto i cluster C e D sembravano ormai persi anche a causa del ricorso respinto qualche giorno fa dal Tar del Lazio: Tim si era rivolta al tribunale amministrativo in merito al primo bando indetto da Infratel, vinto come detto da Enel Open Fiber, sostenendo che le regole favorivano ingiustamente la controllata del gruppo dell’energia.

 

 

La decisione di Tim di impegnarsi nelle aree bianche della Penisola mette ora in seria difficoltà la cordata Enel-Cassa depositi e prestiti, in quanto sicuramente si aprirà un contenzioso per stabilire le tariffe wholesale che la telco dovrà (e potrà) applicare: quelle già previste dall’Agcom o quelle nuove, stabilite per Open Fiber?

Quest’ultima, inoltre, potrebbe vedersi bruciare il vantaggio competitivo, in quanto il suo piano industriale prevede la copertura di 250 città entro il 2021, cablando le prime venti l’anno prossimo. L’iniziativa di Tim, che ha dichiarato di voler portare connessioni a 300 Mbps a un numero ben superiore di comuni nel 2018, potrebbe decisamente mettere i bastoni fra le ruote di Enel. Sia per la connettività verso l’utente finale, sia come fornitore all’ingrosso per gli altri provider.

 

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