06/10/2017 di Redazione

Uber “spione” a fin di bene, poteva catturare lo schermo dell'iPhone

Per concessione della stessa Apple, l'app di Uber per iOS per anni ha potuto sfruttare una funzionalità che potenzialmente consentiva di catturare le schermate del telefono. Ma pare sia servita solo a migliorare le prestazioni dell'app per Apple Watch.

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Ancora una volta, Uber viene accusata di non rispettare la privacy dei suoi clienti, in particolare di quelli che in tasca o in borsa, durante i tragitti in auto, tenevano un iPhone. L'app per iOS del noto servizio di noleggio con conducente, secondo quanto segnalato da Gizmodo e poi confermato dalla stessa Uber, fino a ieri ha potuto sfruttare una funzionalità normalmente riservata alla sola Apple: una funzionalità che, almeno potenzialmente, consentiva di catturare le videate dell'iPhone. Ed è stata la stessa azienda di Cupertino a concedere agli sviluppatori di Uber questo privilegio apparentemente immotivato.

 

Una spiegazione, in realtà, c'è: l'autorizzazione era stata concessa per migliorare l'app destinatata all'Apple Watch. “Apple ci ha dato il permesso”, ha dichiarato a Business Insider la portavoce di Uber Melanie Ensign, “perché le prime versioni di Apple Watch non riuscivano a gestire adeguatamente il livello di rendering delle mappe nell'app di Uber”. A detta della società di San Francisco, quindi, tale funzionalità è stata usata soltanto per migliorare il rendering delle mappe e non per catturare e conservare immagini dello schermo degli iPhone.

 

Grazie a un'interfaccia di programmazione, attraverso l'app di iOS Uber poteva controllare il framebuffer, cioè la porzione di Ram che contiene informazioni sui pixel delle immagini visualizzate a schermo. Potenzialmente, questa funzionalità consente anche di catturare l'intera videata, ma Uber sostiene che ciò non sia accaduto. Ora, in ogni caso, il problema grafico non sussiste più e gli sviluppatori stanno lavorando per rimovere completamente la Api incriminata.

 

Nessuna volontà di “spionaggio”, insomma, ma Uber avrebbe forse potuto prestare più attenzione al tema della privacy alla luce delle polemiche già emerse per i dati di geolocalizzazione stranamente non cancellati. Quel che emerge dalla vicenda è come anni fa esistesse un rapporto privilegiato fra la Mela e la società dei “taxi non-taxi”, evidentemente considerata come un “trusted developer”.

 

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