03/06/2020 di Redazione

Videochiamate protette con Zoom, ma solo a pagamento

L’azienda, che sviluppa l’omonima e popolare app per la videoconferenza, dovrebbe introdurre un sistema di crittografia end-to-end, che sarà pero disponibile solo per gli utenti paganti.

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Zoom, il servizio di videoconferenza che è diventato molto popolare nell’ultimo periodo -conseguenza del lockdown per il Covid-19 - dovrebbe a breve offrire la crittografia end-to-end. Questo sistema garantisce una trasmissione cifrata integralmente, in modo che solo gli interlocutori coinvolti possano conoscerne il contenuto. Non a caso, la società il mese scorso ha acquisito Keybase.io, un servizio di crittografia delle identità.

Eric Yuan, Ceo di Zoom, ha dichiarato che la funzionalità di crittografia end-to-end sarà disponibile solo per gli utenti a pagamento. Dopo avere annunciato i risultati finanziari della società per il primo trimestre 2020, Yuan ha commentato, “La crittografia end-to-end non vogliamo darla agli utenti free perché siamo intenzionati a collaborare con l'Fbi e le forze dell'ordine locali, nel caso in cui alcune persone utilizzino Zoom in modo improprio”.

Eric Yuan ha anche affermato che Zoom ha ricevuto molti solleciti da parte degli utenti per l’introduzione della funzione di cifratura, e sta operando per poterla implementare. Non ha, però, specificato una data di rilascio.

Zoom è tra due fuochi. Da una parte vuole “tamponare” i problemi di sicurezza emersi nei mesi scorsi e placare le polemiche, inserendo un sistema che garantisca la privacy delle videochiamate. Dall’altra, però, deve mettere in conto i problemi che la crittografia potrebbe creare. In passato, infatti, piattaforme con crittografia end-to-end, come WhatsApp, sono finite sotto esame in molti paesi perché non erano in grado di rintracciare i mittenti di messaggi problematici e fuorvianti. Zoom vorrebbe, quindi, evitare di trovarsi in una simile situazione, ed essere in grado di collaborare con organizzazioni governative e forze di polizia che vogliono accedere ai dati relativi a conversazioni sospette.

Alex Stamos, che lavora come consulente per la sicurezza in Zoom, ha twittato che l’azienda non controlla in modo proattivo quanto detto durante un meeting e non lo farà in futuro, e che non registra “di nascosto” le videoconferenze. Ribadendo, inoltre, che le cose non cambieranno. La scelta di non crittografare le videochiamate, effettuate tramite il servizio gratuito, deriva dal fatto che vogliono poter individuare chi utilizza il servizio per incitamento all'odio o pubblica contenuti legati allo sfruttamento minorile.

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