10/06/2016 di Redazione

Videosorveglianza e domotica: si cresce, fra entusiasmi e timori

Una ricerca condotta da D-Link sui suoi clienti svela che il 76% sarebbe disposto a spendere fino a 300 euro per dotarsi di soluzioni di smart home. Su questo concetto permangono, però, una scarsa consapevolezza e paure (a volte giustificate) di violazion

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L’occhio della videosorveglianza allarga il suo campo visivo, mentre le abitazioni accolgono sensori e dispositivi che le rendono più "smart". Secondo la società di ricerca MarketsandMarkets, il giro d’affari delle tecnologie hardware (videocamere, monitor, server, dispositivi di storage e singole componenti), dei software e dei servizi (quelli di manutenzione e quelli di fruzione via cloud) crescerà del 16,6% annuo da qui al 2022, fino a raggiungere un valore mondiale di oltre 71 miliardi di dollari. Accanto ai grandi sistemi di difesa destinati alle aziende e ai luoghi pubblici, si amplia anche l’offerta di prodotti adatti ai piccolo uffici e alle famiglie, e che rientrano dunque nel mondo della domotica.

Qui (oltre che nell’ambito di videosorveglianza, router, switch e soluzioni di rete) di recente ha iniziato a muoversi un brand trentennale come D-Link. Che ci racconta – attraverso il suo vice president per l’Europa, Stefano Nordio – quali siano le opportunità da cogliere e le questioni da superare per un’affermazione più generalizzata di queste tecnologie. Ma anche, più in generale, di altre soluzioni di domotica: sensori, termostati WiFi, sistemi di controllo dei consumi energetici.

 

Stefano Nordio, vice president di D-Link Europe

 

Il mercato dell’It e dell’elettronica in tutta Europa sta vivendo un momento di transizione, stretto fra la difficoltà di trovare nuovi settori trainanti e quella di conciliare i distributori online con i costi dei retailer fisici. D-Link è un brand che negli ultimi anni ha saputo innovare e rinnovarsi, riuscendo a coniugare la sua anima It con i nuovi scenari di stili di vita e professionali che oggi dominano il mercato. A trent’anni esatti dalla sua fondazione oggi il brand ha raggiunto la “maturità” e conferma la sua posizione nel segmento delle soluzioni B2B e B2C di videosorveglianza, connettività wireless e switching. Ma anche, dallo scorso anno, in quella che si definisce “smart home, o, come piace chiamarla a noi, “domotica soft”.

Nel vecchio continente e soprattutto nei mercati del Sud Europa e Regno Unito stiamo riscontrando una domanda in forte crescita per i prodotti di domotica. Le previsioni degli analisti stimano un raddoppio delle unità vendute entro il 2018, segno di attenzione ed entusiasmo da parte del consumatore nei confronti di questo tema. Sono aumentati anche i brand che offrono soluzioni di domotica, ma spesso questo non aiuta il consumatore che si può trovare disorientato di fronte a una miriade di proposte, soprattutto finché non verrà creato uno standard comune per questa tecnologia. Fino ad allora, il rischio è quello di dover utilizzare tecnologie diverse che non riescono a integrarsi pienamente, creando frustrazione.

Secondo i dai dati di Ihs Research, i prodotti di domotica da cui si attende una crescita maggiore sono quelli dedicati alla sicurezza, cioè videocamere e sensori, seguiti a ruota dai prodotti legati al risparmio e controllo energetico, pensati per proteggere la casa e più in generale per aumentare la sicurezza della famiglia.  Ne sono un esempio i vari sensori utili per conoscere dove si trovano i propri cari, i prodotti per il monitoraggio dei bambini o degli anziani e le videocamere di sorveglianza intelligenti.

D-Link, al contrario di altri brand, conta già una piattaforma consolidata ed espanderà ulteriormente la gamma mydlink Home introducendo sul mercato nuovi sensori e anche una termovalvola WiFi: questi prodotti sono adatti non soltanto a un utilizzo “fai da te”, ma anche all’installatore, che può così proporre ai suoi clienti un prodotto-servizio ad alto valore aggiunto con costi molto contenuti rispetto alla Home Automation tradizionale. Perché se c’è un fattore che in Italia non va sottovalutato, quando si parla di domotica, è la grande importanza che ancora rivestono gli installatori e i professionisti del settore per gli acquirenti. Le aziende sono quindi chiamate a intraprendere uno sforzo multi-canale per soddisfare i bisogni dei consumatori più eterogenei.

 

 

D-Link ha svolto un’indagine sui propri clienti privati, che ha rivelato che il 76% del campione analizzato spenderebbe anche fino a 300 euro per l’acquisto di soluzioni di domotica, quindi riteniamo che il mercato sia interessante e vivo. La ricerca ha inoltre riscontrato una conoscenza ancora superficiale di cosa sia la smart home e su quali siano le sue potenzialità, e ha fatto emergere il timore dei consumatori sulla sicurezza dei dispositivi IoT, che possono essere soggetti ad hackeraggi, furti di dati e informazioni private. Questo è, purtroppo, un pericolo concreto soprattutto se le piattaforme sulle quali transitano le informazioni non sono completamente affidabili o protette costantemente.

Ma non è solo la piattaforma a essere a rischio: sappiamo che anche gli stessi prodotti IoT possono essere violati, se non progettati adeguatamente e, soprattutto, se non si scelgono delle password sicure. Il primo livello di protezione, lo ricordiamo sempre, è quello di scegliere delle password sicure a partire dal router che gestisce la rete wireless, sulla quale si appoggiano poi tutti gli altri prodotti IoT.

Tra le prossime sfide della domotica c’è sicuramente quella di integrare il servizio cloud da remoto, per esempio per lo storage delle videoregistrazioni di sicurezza. Ed è proprio questo uno dei servizi che intendiamo sviluppare sulla nostra piattaforma mydlink,  che da ormai sei anni costituisce l’infrastruttura protetta e controllata per i servizi di controllo remoto delle nostre videocamere di sorveglianza cloud.

 

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