Gli agenti di intelligenza artificiale, o “agenti AI”, iniziano a moltiplicarsi. Sono passati pochi mesi da quando nel mercato dell’Ict si è iniziato a parlare di insistentemente di Agentic AI e questa tecnologia (basata su Large Language Model ma diversa dall’AI generativa) è apparsa in un po’ tutte le previsioni degli analisti sulle tendenze forti del 2025. In questa prima parte dell’anno possiamo già dire che il pronostico si è avverato, se guardiamo alle recenti novità presentate da colossi del software come Microsoft, Google e Salesforce, senza contare che un'azienda protagonista del mercato AI come Nvidia ha già virato in questa direzione.
Nelle aziende utenti si dovrà parlare di agenti AI, al plurale: ciascuno strumento adottato potrà accedere alle base dati di sua competenza e svolgere le azioni assegnate, ma dovrà anche coordinarsi con gli altri. Alle aziende serviranno, quindi, piattaforme che aiutino a istruire, personalizzare e personalizzare gli agenti, ma anche permettano di orchestrarli. Senza queste soluzioni, l’annoso problema della frammentazione tecnologica e dei conseguenti “silos” di dati rischia di amplificarsi. Inoltre è evidente che, avendo facoltà di azione, l’intelligenza artificiale debba essere controllata e governata in modo ancora più efficace.
Anche uno specialista delle tecnologie per l’area risorse umane e gestione finanziaria come Workday sta spingendo in direzione dell’Agentic AI. Lo scorso settembre è stato presentato un nuovo ramo d’offerta, Workday Illuminate, che già all’esordio includeva modelli di AI generativa utilizzabili sia per la creazione di contenuti in ambito HR e finance (per esempio curricula, annunci di lavoro, contratti e altro ancora) sia per automazioni di vario tipo (rilevamento delle anomalie, autocompletamento di testi, funzione di ricerca all’interno di documentazione, eccetera). L’offerta include anche Workday Assistant, uno strumento conversazionale che dà supporto su attività sia di routine sia complesse nelle HR e nella contabilità.
L’offerta di Workday Illuminate è stata ora ampliata con Agent System of Record, soluzione che permette alle aziende di gestire in un unico sistema centralizzato l'intera flotta dei propri agenti AI, sia quelli di Workday sia quelli di altri fornitori. Gestire può significare molte cose: non solo orchestrare e integrare, ma anche garantire sicurezza, controllo dei costi e compliance in modo coerente per tutti gli agenti AI in uso. Agent System of Record permette, tra le altre cose, di definire i ruoli e le responsabilità dei diversi agenti, di monitorarne il funzionamento, il budget, la previsione dei costi, il rispetto della conformità. L’idea di fondo è proprio quella di mettere in campo non uno ma più agenti, dedicati a per esempio a policy, auditing finanziario, ottimizzazione, payroll, recruiting, contratti, operations, marketing, IT, area legale.
Enda Dowling, president product engineering di Workday
Dati ed esperienza: i pilastri dell’AI
Fondata nel 2005, Workday oggi conta oltre 20mila collaboratori e 11mila aziende clienti. Nella regione Emea è attiva in 18 Paesi, tra cui anche l’Italia (dove è presente dal 2018), e ha il suo avamposto in Irlanda. Il quartier generale di Workday in Europa (così come quello di altre tech company statunitensi) è a Dublino, dove l’azienda ha diversi uffici e dove si prepara al trasloco in una nuova location da quasi 37mila metri quadri, in College Square.
I numeri contano anche quando si tratta di creare strumenti di intelligenza artificiale, perché la piattaforma di Workday gestisce circa 800 miliardi di transazioni aziendali all’anno e questa marea di dati e processi è il nutrimento che alimenta gli algoritmi. I modelli AI di Workday Illuminate non soltanto comprendono i dati ma anche il contesto, quindi le relazioni tra i processi, e forniscono risposte in base alle conversazioni precedenti e al ruolo dell’utente che interroga il sistema.
“Abbiamo sperimentato soluzioni di AI per oltre un decennio, non è una cosa nuova per noi e in questo ci troviamo perfettamente a nostro agio”, ha raccontato alla stampa, a Dublino, il senior vice president product engineering Enda Dowling. “Abbiamo senza dubbio uno dei migliori, più “puliti” dataset per le risorse umane e il finance e questo è molto importante”.
Conor McGlynn, senior director UI & AI Platform di Workday
L'innovazione iterativa e il cattivo tempo
Nella visione di Workday, l’AI agentica non dev’essere solo uno sfoggio di modernità ma uno strumento utile, a potenziamento del lavoro quotidiano delle persone. Svelando il “dietro le quinte” dello sviluppo di prodotto nella sua azienda, Downling ha spiegato che si ragiona in ottica di risultati da ottenere, anziché lavorare come una “fabbrica di funzionalità”.
Gli ha fatto eco Conor McGlynn, senior director UI & AI Platform, raccontando come in Workday l’innovazione nasca spesso da hackaton e dallo scambio di idee tra i membri del team di ingegneri. Le nuove funzionalità vengono pensate e sviluppate per rispondere a concrete necessità dei clienti. In questo lavoro, ha detto McGlynn a metà tra il serio e il faceto, c’è un fattore ambientale che aiuta: “Il cattivo tempo di Dublino è uno strumento utile per l’AI”, ha scherzato. “Credo che il cattivo tempo ci dia un vantaggio, perché sviluppiamo una sorta di pessimismo interiore che aiuta a considerare i problemi in modo diverso. In un mondo che spinge l’ottimismo e l’hype, un pizzico di pessimismo e di cinismo è utile”.
Il manager ha anche spiegato che quella di Workday è una innovazione iterativa, che parte magari da un singolo elemento e su di esso costruisce progressivamente. “Con l’evoluzione tecnologica, diventa sempre più difficile prevedere che cosa succederà domani”, ha osservato. “Con i clienti dobbiamo essere molto cauti ma noto che oggi, rispetto al passato, sono molto più disponibili a seguirci anche senza dover conoscere tutti i passaggi e le deadline di un progetto”.
I giusti confini dell’AI
McGlynn non ha mancato di ribadire un concetto molto popolare tra i vendor informatici, forse un po’ troppo ripetuto ma sicuramente importante: l’intelligenza artificiale non dovrà sostituire il lavoro delle persone. “Nell’enterprise software, ha osservato, “ci sono alcune costanti: ci saranno sempre nuove persone, nuovi dipendenti o utenti che usano per la prima volta un programma. Ci saranno sempre cose nuove, funzionalità da imparare. Ci sarà sempre una complessità intrinseca: alcune cose saranno sempre complesse da gestire, anche con l’AI. Ma con l’AI è possibile assistere le persone in tutto questo”.
Una visione che viene sposata in pieno da Kathy Pham, vice president AI di Workday: “Come l’agente prende in carica conoscenze, processi e ruoli delle persone? Bisogna chiedersi quali siano le azioni che una macchina potrebbe fare meglio di una persona, o quali potrebbe fare che la persona non può”. Si tratta anche, ha spiegato la manager, di fissare dei confini tra gli ambiti dove conviene usare l’AI e quelli in cui è opportuno non farlo. Tuttavia è probabile che l’intelligenza artificiale entrerà, sempre di più, nelle logiche del software tanto da non essere più percepita come un’entità distinta. “Penso che in futuro, tra qualche anno, l’AI verrà vista un po’ come oggi vediamo il cloud”, ha detto Pham, “cioè come una tecnologia di comune utilizzo, che permette una serie di vantaggi ed è gestita da un provider ma non viene percepita come una cosa a sé stante”.
Kathy Pham, vice president AI di Workday