07/12/2023 di Roberto Bonino

Dal cloud all’AI, il lavoro del futuro secondo Workday

A colloquio con Pierre Gousset e Fabrizio Rotondi, rispettivamente vicepresidente Emea e Coo Emea Sud di una delle aziende che stanno guidando la trasformazione della gestione delle risorse umane e del finance. Evoluzioni tecnologiche, nuovo posizionamento e ruolo dell’Italia nelle strategie del vendor.

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Il lavoro di oggi e, soprattutto, del tempo a venire è al centro degli sviluppi di Workday. L’azienda, presente da qualche anno anche in Italia, conta su numeri che fanno una certa impressione, soprattutto perché raggiunti in un tempo relativamente breve. La presenza è estesa in 175 paesi, gli utenti globali raggiungono i 65 milioni e l’obiettivo dei 10 miliardi di dollari di fatturato non è molto lontano.

Workday lavora nel campo dello human capital management e del core finance e già oggi realizza il 25% circa del proprio business al di fuori degli Stati Uniti, con l’intento di far salire ancor questa percentuale. Non tutto è oro nel percorso dell’azienda, come ammette Pierre Gousset, vicepresidente dell’area Emea: “Non dipende da noi, ma dallo scenario macroeconomico, che non possiamo ignorare. Per questo abbiamo indicato che, nel medio-lungo termine, il nostro tasso di crescita potrebbe essere inferiore rispetto a quanto fatto finora. Al momento, però, non sta cambiando nulla e per i prossimi tre anni pensiamo di crescere certamente in doppia cifra”.

Al centro del processo evolutivo dell’azienda c’è indubbiamente lo sfruttamento del potenziale dell’intelligenza artificiale, soprattutto di tipo generativo. Numerosi sono i campi di applicazione individuati. Nel campo delle risorse umane, si può citare la capacità di generare job description in pochi minuti, derivata dai dati generati sulla piattaforma e da un’esperienza che porta a completare circa 40 milioni di profili all’anno. Si può aggiungere la possibilità di trasformare la user experience attraverso l’AI conversazionale, ma anche la generazione di codice da elementi comunicati in linguaggio naturale (Text-to-Code) o la correzione automatica dei contratti in linea con l’evoluzione delle condizioni di utilizzo.

Pierre Gousset, vicepresidente Emea e Fabrizio Rotondi, Coo South Emea di Workday

Pierre Gousset, vicepresidente Emea e Fabrizio Rotondi, Coo South Emea di Workday

Sono solo esempi, all’interno di una roadmap che andrà a concretizzarsi nel corso del 2024: “Abbiamo già messo a punto oltre una decina di casi d’uso, che saranno messi a disposizione dei nostri clienti nel quadro delle loro attuali modalità di sottoscrizione, senza costi aggiuntivi”, puntualizza Gousset. “Possiamo far leva su un’unica fonte di dati strutturati e i nostri clienti sono tutti allineati sulla medesima versione del software. Loro possono accettare liberamente di attivare i moduli di AI generativa che fanno parte dei nostri servizi innovativi”.

La trasparenza è per Workday, soprattutto in questo ambito ancora giovane e non scevro da rischi, un elemento differenziante. Lo dimostra il fatto che sugli Llm utilizzati per lo sviluppo dell’AI generativa, l’azienda ha scelto di essere agnostica e far ricorso a una combinazione di linguaggi open source e proprietari in ambiti specifici: “Occorre sottolineare che per noi l’intelligenza artificiale non è una materia nuova e l’utilizzo di modelli di machine learning è partita già nel 2015”, specifica Gousset. “Oggi abbiamo già quattromila clienti che hanno sottoscritto per l’adozione di use case e 2.700 già ne hanno impiegato almeno uno in produzione. Per gli sviluppi generativi, lavoreremo con i clienti sui dati generati da loro stessi e per questo resi affidabili”.

In Italia, l’azienda è presente dal 2018 e, secondo il Coo South Emea Fabrizio Rotondi, ha vissuto una fase di forte crescita, pur essendo una realtà ancora giovane rispetto ad altri paesi europei: “Disponiamo di un addressable market molto ampio e puntiamo a rafforzarci in tutti i settori dove lavorano aziende che hanno messo il personale al centro, come abbiamo fatto noi. Verticali come i media, i servizi professionali, le assicurazioni, il retail o l’hospitality sono per noi già forti, ma abbiamo una certa presenza anche nel manufacturing, con clienti come Prysmian, Leonardo o Brunello Cucinelli”.

Il target di Workday è rappresentato da aziende grandi, con un organico da qualche migliaio di dipendenti: “Ma siamo appetibili anche per realtà che hanno chiari piani di crescita e ora partono da volumi più bassi, com’è capitato, per esempio, per Illimity. Il vantaggio per ni è che possiamo interfacciarci con direttori finanziari, Cio o responsabili delle risorse umane, perché tutti son coinvolti per i rispettivi ambiti di competenza”, indica Rotondi.

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