È una relazione ventennale quella che lega Dell Technologies e Accenture. Oggi, però, il connubio tra le due organizzazioni si arricchisce di un componente nuovo e per certi versi inaspettato: la collaborazione nel mercato dei data center e più in generale delle nuove infrastrutture IT. La spinta, ovviamente, arriva dalla sempre maggiore richiesta di capacità di calcolo generata dall’aumentare del volume di dati ma soprattutto dall’avvento dell’intelligenza artificiale, richiesta che deve ovviamente rispettare i vincoli imposti dalle regole della sostenibilità energetica e ambientale. Abbiamo intervistati Adrian McDonald, presidente Emea di Dell Technologies, e Valerio Romano, cloud first lead Emea di Accenture.
Perché Dell Technologies e Accenture sentono il bisogno di rafforzare la loro partnership proprio ora?
McDonald: "Siamo insieme sul mercato da molto tempo, con una relazione di grande qualità ed efficacia. Ora però l’AI generativa ha cambiato le regole del gioco sia del business sia della società, con un impatto mai visto prima. C’è la possibilità di reimmaginare completamente le aziende, la Pubblica Amministrazione, la sanità, offrendo ai cittadini servizi migliori e più focalizzati, e alle imprese la possibilità di ottimizzare i costi fino al 30%".
Romano: "Siamo di fronte alla più grande discontinuità tecnologica degli ultimi vent’anni, ed è per questo che riteniamo necessario rinvigorire la partnership con Dell. Accenture è un system integrator e come tale non produce tecnologia né possiede le infrastrutture, ma è in grado, lavorando con i propri partner, di mettere a disposizione per i propri clienti soluzioni complete, in grado di sfruttare il potenziale dell’AI. Questo include anche upskilling e reskilling delle loro risorse".
In che misura lo scenario italiano si discosta da quelli europeo e mondiale?
McDonald: "Gli Stati Uniti stanno guidando quest’ultimo ciclo di innovazione legato all’AI, l’Asia si sta dimostrando più reattiva rispetto al passato. L’Europa, e con essa l’Italia, deve adeguarsi velocemente e capire che le imprese che utilizzano l’AI generativa avranno costi minori e processi più rapidi. C’è però un lavoro di preparazione importante: bisogna fare in modo che i dati siano pronti per i carichi di lavoro e per gli use case richiesti dalla GenAI; molti in Europa sono consapevoli di questo prerequisito e del fatto che debba cambiare la modalità con cui la disponibilità di potenza di calcolo viene erogata (mi riferisco in particolare alla sovereign AI)".
Romano: "Non vediamo grandi differenze nell’adozione delle tecnologie tradizionali. C’è invece una differenza nella velocità con cui si muovono i diversi Paesi nel costruire una strategia sull’intelligenza artificiale. Nei Paesi del Nord Europa ci sono velocità maggiori e questa tecnologia ha un tasso di adozione molto rapido. L’Italia deve correre, perché i Paesi più avanzati continuano a migliorare le tecnologie e a fare ricerca".
Perché Dell Technologies e Accenture sentono il bisogno di rafforzare la loro partnership proprio ora?
McDonald: “Siamo insieme sul mercato da molto tempo, con una relazione di grande qualità ed efficacia. Ora però l’AI generativa ha cambiato le regole del gioco sia del business sia della società, con un impatto mai visto prima. C’è la possibilità di reimmaginare completamente le aziende, la Pubblica Amministrazione, la sanità, offrendo ai cittadini servizi migliori e più focalizzati, e alle imprese la possibilità di ottimizzare i costi fino al 30%".
Romano: "Siamo di fronte alla più grande discontinuità tecnologica degli ultimi vent’anni, ed è per questo che riteniamo necessario rinvigorire la partnership con Dell. Non siamo mai stati focalizzati sulle infrastrutture e non ne gestiamo, ma è proprio per questo che siamo convinti di poter fare un ottimo lavoro con i nostri partner, lavorando soprattutto su upskilling e reskilling".
Adrian McDonald, presidente Emea di Dell Technologies
In che misura lo scenario italiano si discosta da quelli europeo e mondiale?
McDonald: "Gli Stati Uniti stanno guidando quest’ultimo ciclo di innovazione legato all’AI, l’Asia si sta dimostrando più reattiva rispetto al passato. L’Europa, e con essa l’Italia, deve adeguarsi velocemente e capire che le imprese che utilizzano l’AI generativa avranno costi minori e processi più rapidi. C’è però un lavoro di preparazione importante: bisogna fare in modo che i dati siano pronti per i carichi di lavoro e per gli use case richiesti dalla GenAI; molti in Europa sono consapevoli di questo prerequisito e del fatto che debba cambiare la modalità con cui la disponibilità di potenza di calcolo viene erogata (mi riferisco in particolare alla sovereign AI)".
Romano: "Non vediamo grandi differenze nell’adozione delle tecnologie tradizionali. C’è invece una differenza nella velocità con cui si muovono i diversi Paesi nel costruire una strategia sull’intelligenza artificiale. Nei Paesi del Nord Europa ci sono velocità maggiori e questa tecnologia ha un tasso di adozione molto rapido. L’Italia deve correre, perché i Paesi più avanzati continuano a migliorare le tecnologie e a fare ricerca".
Quali sono gli use case che evidenziano il maggior impatto?
McDonald: “Personalmente, fino all’anno scorso dedicavo molto tempo per elaborare rapporti previsionali per regione e per settimana dei nostri prodotti e servizi. Oggi l’AI mi aiuta a risparmiare almeno il 25% del tempo che destinavo a questa attività, così come può aiutare in diversi task in ambito risorse umane o legale. Il tema è: che cosa faccio nel tempo che mi resta libero? Ciò che emerge dalle prime evidenze è che possiamo dedicare questo tempo alle attività tipiche “human-to-human”, quelle che l’AI non può svolgere, migliorando la qualità del lavoro e delle relazioni”.
Romano: “Osserviamo un impatto sui consumatori, sulla gente, ma noi per primi possiamo e dobbiamo mostrare i nostri use case; dopotutto siamo una tech company con decine di migliaia di persone che usano la tecnologia. Non è facile, perché vediamo le cose cambiare in tempo reale e le regole sono diverse da Paese a Paese così come le implicazioni etiche, ma noi dobbiamo essere i primi ambasciatori di come la produttività possa migliorare grazie all’AI”.
Quali trend vede Dell Technologies riguardo l’incremento dell’interesse verso data center, edge e cloud generato dalla corsa all’AI?
McDonald: “La nostra dipendenza da tutto ciò che è digitale è sempre più evidente, questo causa un incremento significativo della richiesta di potenza di calcolo e quindi un maggior uso dei data center. Il bisogno di energia crescerà e dobbiamo trovare fonti green per l’approvvigionamento. In Gran Bretagna stanno cambiando le leggi per dar modo di sviluppare più rapidamente le fonti rinnovabili. I data center stanno nascendo più numerosi nei Paesi nordici perché ci sono costi energetici inferiori e minor necessità di raffreddamento. Altri trend sono il cambiamento della fisionomia dei data center, che vengono costruiti ad esempio in luoghi come gli ex impianti di lavorazione della carta, convertiti in centri dati perché nascono vicino a fonti energetiche. Anche le tecniche di cooling sono cambiate, ora stiamo imparando a raffreddare solo le Gpu, ottimizzando il consumo dell’energia; le macchine sono molto più efficienti e progettate per tagliare i consumi superflui, ad esempio quelli legati al condizionamento e al raffrescamento. Questi principi guideranno la nuova rivoluzione: qualcuno deve costruire nuovi data center e deve farlo velocemente, con macchine più efficienti, perché la GenAI non dorme mai”.
Quali opportunità vede invece una società di consulenza come Accenture nella tecnologia e nel mercato dei data center?
Romano: “Assieme a partner come Dell Technologies, Accenture assiste i propri clienti nella trasformazione delle attuali infrastrutture, per sfruttare quello che le nuove tecnologie impiegate nei Data Center renderanno disponibile. In Italia vediamo un incremento negli investimenti, ci sono ad esempio gli incentivi 5.0 per la realizzazione di nuovi centri. Penso che la tecnologia continuerà a evolversi velocemente, ma la questione fondamentale sarà l’approvvigionamento di energia. In Italia abbiamo perso la prima ondata di costruzione di data center (realizzati soprattutto in Germania, Inghilterra, Olanda e Francia) ma ora noi, la Spagna e la Grecia stiamo investendo di più. Si parla di utilizzare 15 miliardi di euro di investimenti da qui al 2028 solo nel nostro Paese. Inoltre, come accennava McDonald, i concetti di sovereign cloud e sovereign AI stanno rapidamente prendendo piede. Ci aspettiamo grande attenzione da parte dell’Europa su questi ambiti e anche sul tema della resilienza e della continuità, con punti di rischio come ad esempio i cavi sottomarini che devono essere controllati con attenzione".
Che cosa pensate dell’edge computing? È un paradigma già superato o può tornare utile per rendere più sostenibile l’ascesa della Gen AI?
McDonald: “Sicuramente l’idea di portare la GenAI verso i dati, e non viceversa, è un’idea vincente: sappiamo infatti che il 50% dei dati viene generato in periferia (succede ad esempio nel retail, nelle utility e nel manufacturing). Nel prossimo futuro avremo applicazioni di GenAI che non devono necessariamente arrivare ai data center e i dispositivi edge avranno fattori di forma molto simili ai personal computer, saranno macchine molto agili e consumeranno poco”.
Romano: “Per tanto tempo l’edge è stata la risposta a problemi che non sembravano prioritari; era difficile osservare architetture e oggetti intelligenti piccoli e diffusi. Ora invece tutto questo può diventare importante e possibile: vale a dire costruire e dispiegare dispositivi piccoli, intelligenti e che consumano meno energia. In alcune applicazioni di sicurezza possiamo, ad esempio, elaborare i dati con l’AI direttamente nelle vicinanze delle telecamere di sorveglianza, senza il bisogno di farli arrivare ai data center”.
Valerio Romano, cloud first lead Emea di Accenture