Qual è lo stato della trasformazione digitale nelle imprese italiane? Le aziende che hanno un rapporto molto stretto con la programmazione hanno il polso della situazione del nostro mercato, dove la competitività è troppo spesso non all’altezza della situazione internazionale. Per capire meglio quale sia lo scenario completo, siamo stati in Elmec, azienda del varesotto specializzata in infrastruttura e software, per raccogliere l'opinione dell'amministratore delegato, Alessandro Ballerio, e di Alessio Scaglia, innovation manager.
Secondo Alessandro Ballerio, figlio del cofondatore di Elmec, emerge chiaramente che l'Italia, pur essendo un Paese di grandissime eccellenze in svariati settori (dalla meccanica alla moda, dal tessile all'agricoltura) arranca un po' per quanto riguarda l'innovazione digitale. Questo non significa che non si faccia innovazione, ma rispetto ad altri Paesi europei, come la Francia o l'Inghilterra, siamo oggettivamente meno all'avanguardia sul fronte delle soluzioni software e della trasformazione digitale.
Le ragioni di questo ritardo sono complesse e affondano le radici nella nostra storia e nella nostra cultura. Secondo Ballerio, una delle principali è sicuramente legata alla dimensione media delle nostre imprese. Abbiamo un tessuto economico fatto di tantissime piccole e medie aziende eccellenti, ma relativamente poche realtà di grandi dimensioni che sono quelle che beneficiano di un mercato clienti più vasto e hanno maggiori risorse per spingere l'innovazione.
Questo si riflette anche nei distretti industriali, un modello italiano di successo che ha favorito la nascita e la crescita di know-how specializzato; tuttavia, il digitale fatica ancora a innestarsi con la stessa forza propulsiva che ha caratterizzato altri settori. Anche il mercato della Pubblica Amministrazione, che in altri paesi funge da traino per l'innovazione, in Italia procede a rilento nonostante l’accelerazione recente.
Non temere il fallimento
Per evolvere, secondo l'AD di Elmec, dobbiamo innanzitutto crederci di più. Le aziende dovrebbero investire con maggiore coraggio. Ciò implica anche una necessaria accettazione del fallimento. L'innovazione per sua natura passa dalla sperimentazione, dal provare cose nuove, dallo sbagliare e dall'imparare dai propri errori. In Italia, purtroppo, il fallimento è ancora visto troppo negativamente. “Dobbiamo superare questa mentalità conservativa”, ha affermato Ballerio, “e abbracciare l'idea che il rischio, anche se piccolo (un ‘mezzo passetto in più’, come amiamo dire) è fondamentale per progredire.”
Tra le sue attività, Ballerio annovera una cantina nell’Oltrepò Pavese, dove ha avuto modo di impiantare delle soluzioni digitali moderne per gestire marketing, amministrazione e altre parti. “Se si può portare innovazione digitale”, ha fatto notare fiero, “nella produzione di vino, un settore storico e tradizionale, si può fare ovunque e le opportunità sono immense in tutti gli ambiti.”
Elmec, dal canto suo, si posiziona come un'azienda che ha fatto dell'innovazione uno dei suoi pilastri fondamentali fin dalla sua sede stessa, proiettata verso futuro e inclusione per offrire un ambiente stimolante e creativo. Il loro scopo, però, è quello di trasferire questa mentalità votata all’innovazione anche ai loro clienti che non sempre sembrano pronti per il grande passo.
Ma l’innovazione non è attesa a braccia aperte da tutti
Qui entra in gioco la figura del direttore dell'innovazione, Alessio Scaglia. Il suo ruolo è cruciale nel colmare il divario tra le potenzialità dell'innovazione e la realtà quotidiana delle aziende clienti, dove l'innovazione non è sempre la priorità assoluta. Spesso, Scaglia viene coinvolto nei progetti avviati con aziende che sono già propense al cambiamento e stanno cercando di mettere in atto azioni innovative, pur magari incontrando dei vincoli. Tuttavia, la sua esperienza risulta particolarmente utile quando si incontrano quelle realtà che per un motivo o per un altro non sentono il bisogno di ‘guardare avanti’. “Pensiamo, ad esempio", ha detto Scaglia, “a contesti legati al software, dove sistemi ERP o piattaforme complesse, magari sviluppate internamente e ‘funzionanti’, nel senso che generano profitto, vengono considerate intoccabili. L'idea di investire in nuove tecnologie, magari containerizzate, viene rigettata perché il sistema attuale funziona benissimo e ha già una struttura di automazione consolidata".
In questi casi, diventa difficile mostrare la "curva subito successiva", ovvero i benefici che si avrebbero nel medio-lungo termine, perché il costo iniziale dell'adozione è percepito come troppo alto rispetto ai risultati immediati. La resistenza è spesso radicata nei tecnici stessi, affezionati a ciò che hanno costruito, magari lavorandoci per anni, e restii a vederlo smontato per un vantaggio che percepiscono come futuro e incerto. Questa è una visione miope fin troppo diffusa che rischia di trascinare all'infinito tecnologie obsolete, fino al punto in cui non sarà più possibile intervenire.
“Come cerchiamo di superare questa inerzia? L'approccio più efficace”, ha raccontato Scaglia, “è mostrare con esempi concreti cosa facciamo noi, come funziona l'innovazione ‘in casa nostra’. Far vedere un processo di rilascio software, la costruzione di una nuova piattaforma, le standardizzazioni che adottiamo, dal mock-up al sito web funzionante in produzione. Vedere l'innovazione in azione nel nostro contesto spesso accende una scintilla nei clienti”.
L'innovazione "open" è meglio per evitar sorprese
Da un punto di vista strettamente tecnologico, l'innovazione di Elmec si appoggia anche su progetti open source robusti, come Kubernetes (sostenuto da Google), dove rimanere al passo con la community è vitale per ottenere il massimo vantaggio da progetti ultramoderni.
Ma la passione verso l’open source ha anche altre ragioni. Sfruttare i cloud provider offre grandi funzionalità, resilienza e scalabilità. Tuttavia, c'è un rischio da non sottovalutare: il vendor lock-in. Legarsi a prodotti cloud native disponibili solo su un singolo provider (Aws o Microsoft) comporta un rischio estremo. I nostri sviluppatori, attratti dalla facilità di usare funzioni specifiche per scrivere codice velocemente, vengono spesso spinti a ripensare la strategia tecnologica quando si tratta di ambienti di produzione che devono scalare. Se scegli una piattaforma che non ti lascia libero di migrare, i costi futuri salgono e per questo è meglio affidarsi a piattaforme aperte in alcuni ambiti.
Per mitigare questo rischio, la filosofia di Elmec include l'utilizzo di tecnologie il più possibile standard e la diversificazione. Usare diversi cloud provider come Aws, Microsoft e Google ci rende più sereni: se sorge un problema su uno di loro, c’è sempre il piano di riserva. Certo, per avviare un business velocemente, a volte è necessario sfruttare la verticalità di un provider, come le API per scaricare immagini satellitari. Ma è fondamentale monitorare costantemente il mercato, incluse le piccole startup, per vedere se emergono alternative standardizzate o provider europei che offrono servizi simili. L'innovazione è anche questo: stare al passo con le novità della "concorrenza o quasi".