04/11/2025 di Valentina Bernocco

La mappa mondiale dell’AI è piena di disuguaglianze

Un report di Microsoft sulla diffusione dell’intelligenza artificiale mette l’Italia al 26esimo posto. Infrastrutture, competenze e barriere linguistiche penalizzano il Sud del mondo.

L’intelligenza artificiale, benché nata decenni fa, oggi è diventata una tecnologia rivoluzionaria, dall’impatto paragonabile a quello di Internet. Non è la prima volta che leggiamo opinioni di questo tipo a corredo di report o analisi, opera sia di osservatori ed esperti sia di vendor che hanno un diretto interesse a proporre questa tesi. In effetti, non c’è un gran lavoro di persuasione da fare, perché i rapidi progressi dell’AI (in particolare di quella generativa) e la sua popolarità planetaria sono sotto agli occhi di tutti. Ora c’è un nuovo studio di Microsoft, il primo del suo genere, a testimoniare che l’AI si sta diffondendo con una rapidità mai vista prima per altre tecnologie, nemmeno per Internet, per i personal computer o gli smartphone.

Basato su dati di telemetria aggregati e anonimi, provenienti da oltre un miliardo di dispositivi, lo studio “AI Diffusion Report” racconta che negli ultimi tre anni l’AI ha raggiunto 1,2 miliardi di utenti. Esiste però un chiaro divario, di dieci punti percentuali, tra Nord e Sud del mondo: un’adozione al 23% e al 13%, rispettivamente, considerando la popolazione generale (e dunque non solo le aziende).

Il divario, come intuibile, è strettamente correlato all’economia dei Paesi (la variabile considerata è il PIL pro capite) e alla disponibilità materiale delle tecnologie essenziali per poter fruire l’AI, ovvero elettricità e accesso Internet. Altri fattori essenziali per la diffusione dell’intelligenza artificiale sono la presenza di infrastrutture di data center, le competenze digitali e – non da ultimo – la comprensione della lingua inglese, in cui è espressa la stragrande maggioranza dei contenuti prodotti dall’AI.

“I dati”, si legge nel report, “mostrano che l’adozione dell’AI non è difficile quando le persone hanno accesso a un computer o a uno smartphone connesso. Tuttavia, se consideriamo elettricità, connettività e competenze digitali, allora per quasi metà dell’umanità, cioè per quattro miliardi di persone, mancano ancora le capacità di base necessarie per usare l’AI”.

Fonte: Microsoft, "AI Diffusion Report", novembre 2025

Fonte: Microsoft, "AI Diffusion Report", novembre 2025

La mappa geografica dell’AI

Dall’analisi emerge anche una forte concentrazione geografica delle infrastrutture di data center in cui i calcoli di intelligenza artificiale vengono eseguiti. Gli Stati Uniti e la Cina ospitano, insieme, circa l'86% della capacità di calcolo globale (misurata in gigawatt di consumo energetico dei data center). Questi stessi due Paesi sono anche i due leader mondiali dell’intelligenza artificiale generativa per numero e qualità dei modelli linguistici sviluppati: gli Stati Uniti vantano aziende del calibro di OpenAI, Anthropic, Microsoft, Google, Amazon, mentre nella Repubblica Popolare sono attive Alibaba, Baidu, ByteDance e DeepSeek, per citare i nomi principali.

Per quanto riguarda, invece, la diffusione dell’AI tra la popolazione, l’Italia si posiziona al 26esimo posto della classifica mondiale, con un tasso di adozione pari al 25,8%. Siamo subito sotto alla Repubblica Ceca e alla Corea del Sud, a pochi decimi percentuali di distanza, e nemmeno lontani da Germania (26,5%), Taiwan (26,4%) e Stati Uniti (26,3%). C’è invece una bella distanza fra l’Italia e le nazioni che guidano la classifica, in particolare gli Emirati Arabi Uniti, dove si sfiora il 60% (59,4%) e Singapore (58,6%): si tratta di Paesi negli anni hanno investito molto sia in infrastrutture sia in competenze digitali. Seguono, con un certo distacco, Norvegia (45,3%), Irlanda (41,7%), Francia (40,9%) e Spagna (39,7%).

Tra le grandi economie, spicca in negativo il piccolo 7,6% di tasso di diffusione della Russia, che è comunque un Paese immenso e molto eterogeneo dal punto di vista sia dell’economia sia delle infrastrutture tecnologiche (connettività Internet e data center). Fanalini di coda, nella classifica mondiale, sono Laos, Ruanda, Cuba, Uzbekistan, Afghanistan, Tajikistan, Turkmenistan e Cambogia, con percentuali di diffusione comprese tra il 6% e il 4,6%.

La barriera linguistica

Come sottolineato nel report, la barriera linguistica nell’intelligenza artificiale è un ostacolo ma anche una grande opportunità. Attualmente, in base all’analisi di Microsoft, nei Paesi in cui si parlano lingue poco rappresentate nell’intelligenza artificiale l’adozione è sotto del 20% rispetto alle nazioni in cui è diffusa la conoscenza della lingua inglese.

I Large Language Model, fortunatamente, sono poliglotti ma anche i più evoluti mostrano un’accuratezza elevata (80%) per le query e i contenuti in lingua inglese, essendo stati addestrati soprattutto in questa lingua, e scarsa in altri idiomi (si scende anche al 55% per lo Yoruba, lingua derivata da un dialetto nigeriano e parlata da oltre 50 milioni di africani). Inoltre non tutti i servizi costruiti su LLM supportano le lingue locali o i dialetti, e questo può essere uno svantaggio importante in ambito sanitario, nella Pubblica Amministrazione o nei trasporti.

I Large Language Model, però, consentono anche di creare sistemi di traduzione automatica efficaci e di qualità, quindi sono a loro volta uno strumento che aiuterà ad abbattere le barriere linguistiche su larga scala. Grazie alla rappresentazione semantica e alla tecnica del cross-lingual transfer, inoltre, un LLM addestrato in inglese può trasferire le conoscenze apprese su un altro idioma. Insomma, la mappa mondiale dell'intelligenza artificiale attualmente è piena di divari, di accesso e di diritti, che riflettono disuguaglianze economiche, sociali e politiche di lungo corso. Serve, come sottolineato da Microsoft, uno "sforzo focalizzato" per evitare che nei prossimi decenni il divario di accesso all'intelligenza artificiale si ampli, e per favorire una vera democratizzazione di questa tecnologia. Come si legge nel report: "Edison ha creato la lampadina, ma sono servite le reti elettriche e l'utilizzo quotidiano per rendere universale l'elettricità. Lo stesso vale per l'intelligenza artificiale". 

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