22/12/2025 di Valentina Bernocco

L’informatica quantistica deve ancora spiccare il volo (ma lo farà)

Uno studio dell’Ufficio Europeo dei brevetti (Epo) e dell’Ocse evidenzia la crescita di investimenti e innovazione in quest’area. L’Italia deve recuperare.

(Immagine: European Patent Office)

(Immagine: European Patent Office)

Probabilmente, per il quantum computing e più in generale per le tecnologie quantistiche è solo questione di tempo: lo dicono gli analisti, i vendor, ma anche osservatori più istituzionali come l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e l’Ufficio Europeo dei brevetti (Epo). Questi ultimi, in un nuovo studio firmato a quattro mani, fotografano l’evoluzione dell’informatica quantistica degli ultimi vent’anni, guardata dal punto di vista delle innovazioni registrate da startup e aziende del mondo.

Secondo la mappatura dell’Epo e dell’Osce, oggi le aziende del settore quantistico sono più di 4.500 e nella maggior parte dei casi si tratta di startup, che quindi dipendono fortemente dagli investimenti iniziali e dai finanziamenti pubblici. Sul totale delle 4.500 solo il 20%, cioè meno di mille, sono le aziende  specializzate in tecnologie quantum core, ovvero che si occupano di studiare, sviluppare o produrre i sistemi hardware e software per eseguire su larga scala applicazioni basate su qubit. Non solo la maggior parte dei brevetti, ma anche dei posti di lavoro, fa capo all’80% delle aziende non specializzate in quantum core, e che si occupano invece di ricerca teorica e applicata, di fisica o chimica, oppure che sviluppano sensori o sistemi di comunicazione quantistica, o altro ancora.

La curva dell’informatica quantistica

L’informatica quantistica rappresenta, quindi, in termini di popolazione aziendale meno di un quinto del più ampio mercato delle tecnologie quantistiche. Tuttavia gli autori dello studio fanno notare che tra il 2005 e il 2024 il segmento dell’informatica quantistica ha registrato la crescita maggiore in termini di brevetti internazionali registrati: sono aumentati di quasi  60 volte nel corso dei vent’anni presi in esame. E, secondo Osce e Epo, questo è destinato a diventare il settore più importante dell’intero ecosistema del quantum. 

In totale, tra il 2005 e il 2024 sono stati registrati circa 9740 brevetti internazionali relativi a tecnologie quantistiche. Gli Stati Uniti sono in testa alla classifica, seguiti da Europa, Giappone, Cina e Repubblica di Corea. D’altro canto, l’Europa surclassa gli States in quanto a numero di aziende di quantum core. Come evidenziato da un report di McKinsey, nel Vecchio Continente c’è fermento ma anche frammentazione: l’Europa ha dato luce al 50% delle startup del quantum nate nel 2024 in tutto il mondo, a dimostrazione della “continua spinta dell’Unione Europea ad avviare nuove aziende, anziché focalizzarsi solo sulle startup mature”. Le nazioni asiatiche, invece, stanno accelerando grazie “un crescente supporto statale e a partnership strategiche finalizzate a portare su larga scala le tecnologie quantistiche”, si legge nel report.

Fonte: Epo, Ocse, "Mapping the global quantum ecosystem", dicembre 2025

Fonte: Epo, Ocse, "Mapping the global quantum ecosystem", dicembre 2025

Un boom annunciato

Secondo le proiezioni di McKinsey, il mercato mondiale delle tecnologie quantistiche raggiungerà tra dieci anni un valore di 93 miliardi di euro: un boom incredibile, considerando che il giro d’affari attuale è intorno al miliardo. Quattro industrie faranno da motore agli investimenti: energia e materiali, farmaceutica e prodotti medicali, servizi finanziari e infine trasporti, viaggi e logistica.

“Le tecnologie quantistiche hanno un potenziale enorme, ma sono ancora nelle prime fasi di sviluppo”, ha dichiarato il presidente dell’Epo, António Campinos. “Come evidenzia questo studio e il rapporto Draghi, l’Unione Europea ha margini per aumentare i propri investimenti nel settore quantistico, soprattutto se confrontata con paesi leader come gli Stati Uniti. Ora sono necessari finanziamenti da parte del settore privato per commercializzare la ricerca di base e i governi devono considerare questo settore in rapida crescita una priorità strategica per lo sviluppo dell’innovazione”.

Il ritardo e le promesse italiane

Quanto a numero di brevetti registrati in area quantum, nel Vecchio Continente in testa ci sono Germania, Regno Unito e Francia, mentre l’Italia per il momento è a quota zero.  La situazione potrà cambiare, si spera, con i 227 milioni di euro della Strategia Nazionale per le Tecnologie Quantistiche: un piano triennale, in gran parte finanziato dal PNRR, teso a potenziare la ricerca, la le competenze e le attività industriali nel campo del quantum. Si punta a avviare nuovi laboratori nazionali, a realizzare attività di formazione e a incoraggiare gli investimenti privati in tecnologie di calcolo, simulazione e comunicazione quantistica.

L’Italia ha comunque i suoi fiori all’occhiello nel supercalcolo, che si candidano a diventare le culle del quantum computing del futuro. C’è il tecnopolo di Bologna, dove ha sede Cineca, consorzio che gestisce uno tra i maggiori centri di supercalcolo italiani: qui sorgerà il quantum computer  IQM Radiance, basato su tecnologie superconduttive, e EuroQCS-Italy, un sistema ad atomi neutri. Altri sistemi di calcolo quantistico entreranno in funzione all’interno delle università di Napoli (qui si sfrutteranno le tecnologie superconduttive), di Firenze (un sistema ad atomi freddi) e di Padova (un sistema a ioni intrappolati). Possiamo già parlare al presente, invece, per Qolossus 2.0, il computer quantistico fotonico italiano modulare, recentemente attivato all’interno dell’Università Sapienza di Roma. Al suo sviluppo hanno collaborato il CRN e l'Università di Pavia.

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