16/10/2025 di Valentina Bernocco

Per “ridefinire il possibile” con l’AI, il primo passo è l’infrastruttura

La visione di Dell Technologies su una rivoluzione tecnologica che prende piede anche in Italia, pur tra gli ostacoli. Competenze e utilizzo quotidiano, diffuso in tutta l'azienda, sono due pilastri.

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Nell'adozione dell'intelligenza artificiale, meglio partire dall'infrastruttura IT. Che significa sistemi hardware ma anche dati e servizi i quali, integrati fra loro, creano soluzioni end-to-end. Questo il messaggio lanciato da Dell Technologies sul palco milanese del proprio roadshow. Un messaggio che va in controtendenza con quanto ultimamente molti vendor dell'informatica stanno ribadendo, e cioè che nei progetti di adozione dell'AI serve concretezza ed è utile definire, in prima battuta, i casi d'uso.

Due visioni forse non radicalmente inconciliabili, ma certamente diverse. Sullo stesso fronte di Dell, imperniato sull’infrastruttura, ci sono aziende sue concorrenti nel mercato dei sistemi per data center e per il computing (come Lenovo) e un vendor che dopo l’acquisizione di Vmware sventola la bandiera del cloud privato, cioè Broadcom, non a caso tra gli sponsor dell’evento milanese. “Siamo per l'implementazione di infrastrutture per l'AI privata, con soluzioni che permettano alle aziende di impattare su diverse aree del business, sia sull'efficientamento sia sul go-to-market”, ha detto in conferenza stampa il vice president sales & managing director di Dell per l’Italia, Marco Fanizzi. 

La strategia di Dell per l’infrastruttura a misura di intelligenza artificiale è riassunta, dal punto di vista tecnologico e di marketing, nella AI Factory: una gamma di sistemi ottimizzati per carichi di lavoro di machine learning, compreso l’addestramento di Large Language Model e l’inferenza. L’offerta include server PowerEdge e switch PowerSwitch equipaggiati con componenti e software di Nvidia, ma anche gli AI Pc e i sistemi dedicati al calcolo edge.

In tutto questo, Dell rimarca il fondamentale ruolo dei partner di canale per portare questi sistemi ai clienti. “L'IT non è solo tecnologia, ma processi, procedure e persone”, ha osservato Fanizzi. “Noi mettiamo a disposizione la tecnologia per il data center, le soluzioni end-to-end, ma per noi è cruciale il fatto di collaborare con i partner. L'ecosistema garantisce quella capillarità e competenza di cui abbiamo bisogno, è un capitale che ci permette di integrare l'AI all'interno delle infrastrutture esistenti. Questa, oggi, è la sfida principale”.

Sono circa 240, attualmente, le AI factory di Dell già implementate dai clienti e circa tremila le aziende che utilizzano uno o più soluzioni hardware ottimizzate per l’intelligenza artificiale. In Italia, in particolare, tra i settori che fanno da traino alla domanda ci sono le telco (“Stanno tutte lavorando sull'infrastruttura per una soluzione as-a-service da mettere sul mercato”, ha detto Fanizzi) e le banche, ma le maggiori attese per il 2026 sono legate al settore manifatturiero. “Mi aspetto un’accelerazione dei progetti nei prossimi 18 mesi, perché siamo ancora indietro nell'utilizzo degli investimenti che sono stati erogati dal PNRR”, ha aggiunto il vice president sales & managing director italiano. “Vedo il 2026 come un anno in cui ci saranno budget più definiti e meno resistenza al cambiamento”.

Marco Fanizzi, vice president & managing director di Dell Technologies

Marco Fanizzi, vice president & managing director di Dell Technologies

Un’Italia nel mezzo del cammino

Sul palco del Dell Forum, dopo la chiacchierata con i giornalisti, Fanizzi ha ribadito il concetto della centralità dell’infrastruttura e il ruolo dell’ecosistema, oltre a toccare lo spinoso (e ben noto) tema delle competenze digitali che in azienda spesso mancano. Seguendo lo slogan del “ridefinire il possibile”, scelto come filo conduttore per il roadshow, il manager ha descritto l’intelligenza artificiale come una rivoluzione paragonabile a quella di Internet o dell’e-commerce e come un fattore determinante per la competitività del nostro Paese.

“Vorrei vedere un’Italia resiliente e protagonista nel mondo della tecnologia", ha detto. “Siamo un Paese di inventori ma abbiamo nella maggioranza dei casi un problema di scalabilità”. Altro punto dolente è la cybersicurezza, se è vero, come sottolineato da Fanizzi, che “siamo il quarto Paese al mondo per attacchi ransomware, e questo significa che abbiamo dati molto interessanti oppure che siamo poco bravi a difenderci. Dunque la cybersicurezza è per noi un tema importante”. 

Said Akar, senior vice president, Global Specialty Sales Emea di Dell, ha poi chiarito che la AI Factory si compone, sì, di sistemi hardware ma anche di un ecosistema aperto e di servizi costruiti sopra questi elementi. “Abbiamo un vuoto di competenze sull'AI non solo in italia ma nel mondo”, ha sottolineato. “Sull'infrastruttura per l’AI esiste l'equivoco per cui serva un sistema di enormi dimensioni: in realtà serve la giusta infrastruttura”. Elementi come la sicurezza, la governance, il raffreddamento e i consumi energetici sono aspetti da considerare fin dall'inizio, ha spiegato Akar.

Secondo un recente studio di Dell, il 51% delle aziende italiane è in fase di iniziale o intermedia di adozione della GenAI e il 62% ritiene più conveniente la via dell’on-premise anziché quella del cloud pubblico. A prescindere dal modello di implementazione preferito, è una buona notizia il fatto che il 78% delle aziende abbia già già messo in campo iniziative di formazione e aggiornamento professionale che coprono anche l’intelligenza artificiale.

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Ridefinire il possibile: non solo una questione tecnologica

Gli altri ospiti sul palco del Dell Forum hanno affrontato il tema del “ridefinire il possibile” da diversi punti di vista.  Alessandro Aresu, saggista e scrittore, ha richiamato il pensiero di Leibniz, filosofo razionalista convinto di vivere nel “migliore dei mondi possibili”, grazie alla rivoluzione tecnologica e industriale che caratterizzava il suo tempo. Per Leibniz, Dio era – come lui – un bibliotecario, ma il più grande mai esistito: aveva letto tutti i libri di ogni biblioteca esistenti, e inoltre ne aveva compreso tutte le connessioni: a rischio di sembrare blasfemi, impossibile non notare un certo parallelismo con il lavoro dei Large Language Model.

Nel pensiero e nell’opera di Leibniz c’è un altro parallelismo: la calcolatrice meccanica da lui ideata nel lontano 1672 doveva servire a sgravare le persone da un’attività ripetitiva, laboriosa e lunga da svolgere, come il calcolo. Consentire alle persone di “liberarsi” delle attività routinarie e a scarso valore aggiunto non è forse uno dei mantra dell’intelligenza artificiale? “Oggi, come all’epoca degli Illuministi, il tema è fare le domande giuste”, ha proseguito Aresu. “Interrogarsi sugli ambiti in cui la tecnologia può essere applicata. Dobbiamo avere lo stesso coraggio nel domandare, il che significa guardare allo specchio le nostre attività e il contesto politico in cui ci troviamo. Ampliare i confini del possibile significa guardare allo specchio quello che stiamo facendo e chiederci in che cosa possiamo essere ‘liberati’ e quali sono gli elementi nascosti nelle attività industriali ed economiche che possano creare valore”.

A illustrare il punto di vista della scienza ha pensato Carlos Fernandez, head of Ict & digitisation di fondazione Human Technopole: “L'AI sta cambiando completamente il modo di fare ricerca”, ha esordito. “Anni fa era impensabile che PB di dati di genomica o immagini ad altissima risoluzione fossero usati per creare valore”. In precedenza, ha raccontato Fernandez, questi dati creavano valore frammentario, mentre oggi restituiscono un risultato di insieme. Ancora una volta, anche nella ricerca medica, porre le domande giuste è fondamentale per condurre gli esperimenti secondo un certo metodo, e in questo (per il momento) l’intelligenza artificiale non può sostituirsi alle persone.

Un esempio di tecnologia al servizio della Pubblica Amministrazione e dei cittadini è stato illustrato da Pietro Pacini, direttore generale di Csi Piemonte, nonché presidente di Assinter Italia. Csi Piemonte ha sviluppato per il Formez un’applicazione battezzata “Camilla”: un assistente digitale per i cittadini che cercano informazioni sui concorsi pubblici o che devono presentare domanda. Con oltre  50mila accessi registrati, questo servizio “sta cambiando radicalmente l'approccio ai concorsi pubblici in italia ed è un esempio concreto del cambiamento nei rapporti tra PA e cittadini”, ha dichiarato Pacini. “Siamo di fronte alla possibilità di offrire strumenti che non solo possono cambiare il rapporto tra PA e cittadini, ma possono dare agli enti pubblici degli strumenti di programmazione, come per esempio i digital twin”.

Marco Fanizzi e Ferdinando De Giorgi al "Dell AI Forum" di Milano

Marco Fanizzi e Ferdinando De Giorgi al "Dell AI Forum" di Milano

Andrea Cappelletti, fondatore e Ceo di Galene.ai, ha portato il punto di vista di una società software italiana (di Milano) che si rivolge primariamente alle piccole e medie imprese. “Crediamo in una cosa importante, cioè che le grandi aziende abbiano mezzi e modi per adottare l’AI che non sono comuni a tutti”, ha detto Cappelletti. “Vediamo intorno a noi casi ed esempi che non riusciamo fare nostri. Altro tema è il dato, bisogna lavorarci sopra, ma spesso ci si trova in una situazione di impasse in cui non riusciamo a mettere a terra il vantaggio della tecnologia”.  

Lavorare sul singolo caso d'uso può non essere la soluzione migliore, specie se mancano i fondamentali. “Mentre magari si parla di grandi progetti di adozione dell’AI, la maggior parte delle aziende non ha ancora dotato tutti i dipendenti di uno strumento copilota”, ha fatto notare il manager. “Noi invece stiamo facendo proprio questo. Sembra un controsenso, una logica quasi capex, ma in realtà permette alle aziende di dare subito degli strumenti ai lavoratori, stimolandoli a utilizzarli sempre di più”. 

Dulcis in fundo, sul palco del Dell Forum è salita una leggenda dello sport italiano, giocato e allenato. Ferdinando “Fefè” De Giorgi, alle spalle un curriculum non riassumibile e dal 2021 allenatore della Nazionale Italiana Maschile di pallavolo, ha collegato il concetto di “ridefinire il possibile” alla propria vicenda personale, alla sfida di arrivare un passo alla volta fino ai massimi vertici della disciplina, alla Serie A e poi alla Nazionale. E di riuscirci nonostante l’handicap, o presunto tale, dell’altezza (quel metro e 76 centimetri che però nelle schede ufficiali diventava 1,78, ha confessato De Giorgi). “Si vince con i difetti: bisogna solo ridefinire gli equilibri, ridefinire il possibile”, ha detto. “Bisogna pensare a ciò che possiamo fare con quello che abbiamo, anziché focalizzarsi sul problema e guardare a quello che manca”.

Sebbene la pallavolo sia un lavoro di gambe, mani e cervello, l’innovazione digitale si è ritagliata uno spazio anche qui. “Da anni usiamo la tecnologia moltissimo, anche durante la partita”, ha raccontato De Giorgi, citando le statistiche sulle azioni e sui giocatori e i video “ritardati” visionati a bordo campo. “Io alla fine vado a sentimento, considerando i dati e i numeri ma non solo”, ha ammesso il CT della Nazionale. “Oltre i numeri, che sono ovviamente importanti, rimane sempre l'anima, rimane il sentimento e la conoscenza delle persone”.  Un pensiero che potrebbe applicarsi benissimo anche alle aziende, alle loro strategie e all'utilizzo dell'intelligenza artificiale.

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