Dirlo è facile, bastano tre lettere: Esg. Ma il tema della responsabilità ambientale, sociale e di governance (Environmental, Social e Governance) nelle aziende è tutt’altro che semplice da trattare. Esistono fattori di complessità come il quadro normativo mutevole, le specificità di settore, le dinamiche di supply chain e anche i risvolti economici e di reputazione legati a determinate scelte. E c’è un altro aspetto complesso da considerare: l’intreccio tra pianificazione economica e pianificazione Esg. Ne abbiamo parlato con Giulio Borelli, Senior Financial Consultant di Axiante.
Quanta attenzione c’è, nelle aziende italiane, per le tematiche Esg?
Di Esg si è parlato molto negli ultimi anni, in corrispondenza della nuova normativa europea che impone obblighi serrati specie per le grandi imprese. Quindi le aziende si sono mosse con molta urgenza soprattutto per soddisfare requisiti normativi e per riportare risultati di taglio delle emissioni, equità di genere e welfare. Le multinazionali sono particolarmente interessate all’argomento perché devono soddisfare alcuni requisiti per muoversi nel mercato dei capitali o per ottenere finanziamenti dalle banche ma anche per rispondere all’attenzione crescente dei clienti su questi temi. Se le multinazionali italiane sull’Esg sono allineate alle grandi aziende europee, sulle piccole e medie imprese, invece, al momento c’è ancora un po’ di disparità fra i Paesi del Nord Europa e l’Italia. In generale, comunque, non sono poche le aziende che hanno ormai compreso il valore dell’inclusione, della diversità e del welfare, aspetti che hanno risvolti sulla soddisfazione dei dipendenti e quindi sulla produttività, nonché sulla capacità di attrarre giovani talenti.
Come viene gestito il tema Esg nelle aziende italiane? Chi se ne occupa e quali sono le principali criticità?
Molto spesso le aziende non sono strutturate per avere un reparto dedicato all’Esg. Spesso l’onere di raccogliere i dati viene delegato alla divisione finance, spesso già oberata di lavoro. A volte l’impegno Esg viene quindi visto come una forzatura, come un obbligo di compliance o come un costo che grava sulla funzione amministrativa. Tutto ciò è comprensibile, perché un progetto Esg è sicuramente un impegno. Ma come Axiante, benché i nostri interlocutori siano spesso figure della divisione finance e del controllo di gestione, iniziamo a rapportarci anche ai ruoli operativi. Anche in Italia esistono aziende che hanno creato al proprio interno dei reparti dedicati alla raccolta dei dati Esg, e che credono nel valore anche in termini economico-finanziari di queste iniziative.
Giulio Borelli, Senior Financial Consultant di Axiante
Come si affronta un progetto Esg, qual è il vostro approccio?
Si tratta di progetti da affrontare un passo alla volta e con una forte focalizzazione, delimitando bene il perimetro di interesse. Si parte, di solito, da un lavoro di preparazione dei dati, e tendenzialmente avere una buona base di dati storici è un vantaggio. A seconda del contesto e del tipo di azienda, possiamo proporre una diversa tecnologia software e una differente modalità di implementazione, perché non esiste un modello valido per tutti. Anche le tempistiche possono variare, a seconda delle eventuali necessità di preparazione dei dati. I progetti sono particolarmente complessi per le aziende di trasformazione, manifatturiere e di trasporti, che per la rendicontazione Esg necessitano di tracciare anche le emissioni inquinanti dei propri fornitori.
Il punto di forza e il focus di Axiante sta nel realizzare progetti in cui leghiamo pianificazione economica e pianificazione Esg. Per le aziende è cruciale dotarsi di un sistema di pianificazione in cui far confluire dati di diversa provenienza, per realizzare una proiezione dei costi dei piani di investimento e dell’impatto sul bilancio aziendale. Questo deve poi intersecarsi con dati relativi a emissioni di gas serra, costi dell’elettricità e altre variabili Esg. Ci facciamo carico della costruzione dell’applicativo in cui vengono intersecati i dati, partendo dalla piattaforma di pianificazione che il cliente ha già o che possiamo suggerire e customizzare. Aiutiamo, inoltre, le aziende a definire gli indicatori di performance chiave (KPI) da monitorare.
Che vantaggi si ottengono legando la pianificazione economica alle strategie Esg?
Il vantaggio immediato è quello di passare da report Esg statici a strumenti di governance dinamica, con dashboard aggiornate in tempo reale e modelli predittivi. Con il machine learning è possibile intersecare i diversi dati per costruire una sorta di matrice, che calcola l’impatto di un determinato investimento o attività Esg sia sul conto economico sia sulle emissioni inquinanti.
Gestendo bene i dati Esg è possibile ottenere accesso agevolato al credito e forniture di energia a costi inferiori, ma anche attrarre investitori istituzionali e migliorare il posizionamento nei rating di settore. Con una buona pianificazione Esg diventa più facile anche accedere a fondi europei, a incentivi statali o a finanziamenti a costi inferiori. In Axiante riteniamo che sia importante guardare al tema Esg con un occhio strategico, considerandolo non solo come un obbligo o un costo ma come un’opportunità.