L’ultima decade per Infor è stata segnata da un viaggio di trasformazione piuttosto intenso. Radicata nella tradizione dell’Erp (il brand ha ereditato le esperienze di brand come Baan, Ssa e Lawson, fra gli altri), l’azienda è entrata nel gruppo Koch (un’operazione da quasi 13 miliardi di dollari) per rafforzarsi e mettersi in sicurezza dal punto di vista finanziario, per poi concentrarsi sulla transizione verso il modello SaaS e sulla declinazione dell’offerta per settori verticali.
A livello globale, oggi, dei 50mila clienti complessivi, già 14mila sono in cloud e generano un volume d’affari che ha superato il miliardo di dollari sui 3,3 complessivi: “Lavoriamo nel mondo manifatturiero sia discreto che di processo e, soprattutto in Italia, con molte realtà medie e piccole”, indica Bruno Pagani, country sales manager di infor per il nostro Paese. “Per questa tipologia di utenti, è importante avere la possibilità di comprare un puro servizio, lasciando a noi tutta la gestione. Poter offrire questa possibilità e declinarla per settori verticali è il nostro elemento differenziante e anche la strada indicata da Gartner per essere veramente multitenant, per noi su piattaforma Aws”.
Anche se oltre un terzo del fatturato deriva ormai dalla CloudSuite, Infor mantiene ovviamente un portafoglio differenziato, dove l’esternalizzazione della gestione diventa graduale, dall’on premise più classico e tutto mantenuto all’interno, fino al suo esatto opporto, il SaaS multitenant, passando per IaaS (infrastruttura gestita) e PaaS (dove si aggiunge la piattaforma gestita): “Salesforce ha indicato un po' a tutti qual è la via per innovare e crescere allo stesso tempo”, illustra Pagani. “Noi abbiamo deciso di sposare completamente questo modello e, di fatto, oggi vendiamo solo soluzioni multitenant, mentre i nostri competitor hanno forzato la mano ai loro clienti, generando più di un motivo di insoddisfazione”.
Bruno Pagani, country sales manager di Infor Italia
L’altro elemento differenziante rispetto ai big player dell’Erp (Sap e Oracle in primis)., oltre al fatto di non essere quotati in Borsa, riguarda la forte spinta verso le verticalizzazioni, individuate come alternativa alle personalizzazioni che caratterizzano gli sviluppi di molte aziende anche in Italia: “Ne abbiamo per tutti i settori industriali più importanti e per ognuno di essi è disponibile un ampio catalogo di processi”, sottolinea Pagani. Qui conta molto anche l’apporto di partner, molti con relazioni storiche, che da tempo si sono radicati sui loro mercati di riferimento e hanno imparato a conoscere le problematiche specifiche dei loro settori d’elezione.
Dal punto di vista dell’offerta, il portafoglio si è allargato negli ultimi tempi con il Mes, per la gestione della produzione in fabbrica e con Birst, piattaforma di analytics integrata dopo l’acquisizione dell’omonima azienda. Con queste armi, Infor sta provando a conquistare nuova clientela anche in Italia: “Il mondo delle Pmi è ormai del tutto orientato al cloud e lì possiamo sfruttare le numerose esperienze già accumulate, anche perché la tendenza ha iniziato a radicarsi solo da più o meno tre anni e c’è ancora molto lavoro da fare”, spiega Pagani. Salire verso la fascia alta appare più complicato, poiché è un terreno presidiato anche dalle Big 4 della consulenza, che hanno fatto scelte diverse sia di partnership che di sviluppo di competenze.
Tuttavia, il posizionamento SaaS multitenant può generare qualche nuova soddisfazione per Infor, che intanto sta già guardando avanti, con sviluppi in direzione della maggior integrazione di intelligenza artificiale e machine learning da un lato e dell’automazione collegata alle tecnologie Rpa dall’altro.