08/07/2021 di Redazione

Accuse antitrust per Google Play, 36 Stati Usa fanno causa

I procuratori generali di 36 Stati federali e del Distretto della Columbia accusano l’azienda del gruppo Alphabet di pratiche anticoncorrenziali e di spingere i clienti a usare i propri pagamenti in-app.

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Google è ancora una volta nel mirino di cause legali in materia antitrust. Questa volta l’oggetto di contestazione è Google Play, il marketplace ufficiale delle applicazioni Android, con cui l’azienda del gruppo Alphabet porterebbe avanti pratiche anticoncorrenziali ai danni dei competitor più piccoli e comportamenti scorretti nei confronti degli utenti. Secondo l’accusa depositata negli Stati Uniti da 37 procuratori generali (di 36 Stati, più il Distretto della Columbia), Google utilizzerebbe delle allerte di sicurezza volutamente “fuorvianti” per legare al Google PLay Store sia gli sviluppatori di app sia gli utenti.

 

Così facendo, secondo l’accusa, Google danneggia i marketplace concorrenti e monetizza abilmente questo vantaggio, imponendo agli sviluppatori delle elevate commissioni, pari al 30% sul totale dei guadagni. È la stessa logica usata da Apple, la quale infatti potrebbe essere oggetto di un simile procedimento legale in futuro (già più di un anno fa, il sito di Politico segnalava un interessamento del Dipartimento di Giustizia nei confronti della società di Cupertino, per queste stesse ragioni). Uteriore fonte di profitto per Big G sono le commissioni applicate sui pagamenti in-app fatti dagli utenti. 

 

Google non soltanto ha agito illegalmente per impedire a potenziali rivali dal competere con il Google Play Store”, ha dichiarato  Karl Racine, procuratore generale del Distretto della Columbia, “ma ha tratto profitto bloccando ingiustamente gli sviluppatori di app e i consumatori all’interno del proprio sistema di gestione dei pagamenti e poi imponendo elevate commissioni”.

 

Il nuovo procedimento legale giunge a qualche mese da quello avviato nel dicembre 2020 dai 38 procuratori generali e 35 Stati Usa, avente come oggetto le pratiche anticoncorrenziali del motore di ricerca Web di Google. Sempre a fine 2020, un altro procedimento guidato dal procuratore generale del Texas, con il coinvolgimento di una decina di Stati, accusava l’azienda di Mountain View di violare le regole antitrust nel mercato della pubblicità online, attraverso illegali accordi con Facebook. Un’indagine antitrust sulle pratiche di Google nel campo dell’advertising è stata avviata anche dalla Commissione Europea nel giugno di quest’anno.

 

 

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